A volte è meglio buttarsi
Alice
Da Rieti in Sudafrica per due mesi
È difficile parlare di questa esperienza, di questo paese, di questa "vita".
Mi guardo intorno e non mi sembra di essere tanto lontana da mia madre, tantomeno da mio padre e dai miei amici, ma sentir parlare notte e giorno in una lingua che alla fine "non mi appartiene" mi fa comunque sentire a casa, sarà che riesco a capirli più o meno.
Mi guardo intorno e non mi sembra di essere tanto lontana da mia madre, tantomeno da mio padre e dai miei amici, ma sentir parlare notte e giorno in una lingua che alla fine "non mi appartiene" mi fa comunque sentire a casa, sarà che riesco a capirli più o meno.
Ho pianto, cavolo se ho pianto! Volevo tornare, "che ci sto a fare?" Ho pensato, non mi pento ora della mia scelta, ma non mi pento neanche dei pensieri che son venuti alla mente.
Ho paura di ritornare, non voglio ritornare ora come ora, magari tra due giorni riavrò una crisi, magari fra tre, forse, ma la cosa più bella e importante che sto imparando è vivere il minimo attimo, che non significa fare più cose possibili, ma significa vivere, starci dentro, essere tristi, allegri, impauriti, avere sempre qualcosa da mettere in un cassetto, che sia una giornata fantastica o che sia un lungo silenzio, o ancora una figuraccia perché non si conosce la lingua (ho detto "io ho mangiato la mia insegnante" al posto di "io non sopporto la mia insegnante" solo pronunciando male un verbo).
Esserci, ecco cosa intendo. A volte guardo la mia famiglia e penso "Ma che stanno dicendo?!?! Ma che stanno facendo?!?!". E mi chiedo se davvero ne faccio parte, ma poi mi dico che a volte è meglio non pensare, buttarsi, e per me è sempre stato difficile buttarmi, ma ora sono qui, due mesi e un altro paese, dove sono nuova, dove posso costruire un'altra vita, forse la stessa di prima o forse una totalmente diversa, e se mi chiedono perché son voluta partire, sinceramente rispondo che volevo, che ho pensato di volerlo al momento delle sezioni, e che se anche ho pianto e piangerò, perché anche se non voglio andare a scuola voglio in parte restare, non rinuncerei mai a questi due mesi, non so se li allungherei, ma di sicuro non ci rinuncerei, perché qui è home, qui è una seconda home. Non conosco bene la mia famiglia ma gli voglio bene, e sto bene con loro, questo mi importa.
Ho paura di ritornare, non voglio ritornare ora come ora, magari tra due giorni riavrò una crisi, magari fra tre, forse, ma la cosa più bella e importante che sto imparando è vivere il minimo attimo, che non significa fare più cose possibili, ma significa vivere, starci dentro, essere tristi, allegri, impauriti, avere sempre qualcosa da mettere in un cassetto, che sia una giornata fantastica o che sia un lungo silenzio, o ancora una figuraccia perché non si conosce la lingua (ho detto "io ho mangiato la mia insegnante" al posto di "io non sopporto la mia insegnante" solo pronunciando male un verbo).
Esserci, ecco cosa intendo. A volte guardo la mia famiglia e penso "Ma che stanno dicendo?!?! Ma che stanno facendo?!?!". E mi chiedo se davvero ne faccio parte, ma poi mi dico che a volte è meglio non pensare, buttarsi, e per me è sempre stato difficile buttarmi, ma ora sono qui, due mesi e un altro paese, dove sono nuova, dove posso costruire un'altra vita, forse la stessa di prima o forse una totalmente diversa, e se mi chiedono perché son voluta partire, sinceramente rispondo che volevo, che ho pensato di volerlo al momento delle sezioni, e che se anche ho pianto e piangerò, perché anche se non voglio andare a scuola voglio in parte restare, non rinuncerei mai a questi due mesi, non so se li allungherei, ma di sicuro non ci rinuncerei, perché qui è home, qui è una seconda home. Non conosco bene la mia famiglia ma gli voglio bene, e sto bene con loro, questo mi importa.
Adesso so come si sentono tutti i ragazzi che emigrano e vengono in Italia, adesso so come si sente uno "straniero", che magari inizierò a chiamare "nuovo arrivato".
Alice
Da Rieti in Sudafrica per due mesi