Esperienze che ti cambiano in meglio
Anna
Mamma inviante ed ospitante a Trani
Quando mio figlio Vittorio, nell’estate del 2014, a soli 15 anni, ci comunicò che avrebbe voluto partecipare alle selezioni per un programma semestrale con Intercultura, io e mio marito fummo colti di sorpresa.
Io cominciai a trovare mille scuse e motivi per dissuaderlo dall’idea, per me pazzesca, mentre mio marito lo vedevo ben disposto e questo mi preoccupava, e non poco. Pensavo, sei mesi lontano da casa e chissà in quale parte del mondo, in una famiglia sconosciuta...paura, angoscia e mi dicevo, no... non se ne parla proprio! Io, che ero ansiosa già quando mi chiedeva di andare ad una festa e quindi di tornare più tardi, come avrei fatto a saperlo dall'altra parte del mondo e con degli sconosciuti? Dico “ero” perché poi tutto è cambiato. Mio figlio ha cominciato a parlarci di cosa era un programma Intercultura e il suo entusiasmo ci ha contagiati. Soprattutto io, la scettica, ho cominciato a capire quanto importante poteva essere un’esperienza così forte per un ragazzo così giovane e quindi per la sua famiglia.
Intercultura nel mondo ha programmi seri che comportano, fra le tante cose, una serie d’incontri con i volontari, la possibilità di incontrare i ragazzi tornati dalle loro esperienze che parlano della loro esperienza e i ragazzi che intanto sono ospiti nel nostro territorio, oltre che un percorso di selezione dei candidati che vogliono partire per essere sicuri che i ragazzi siano pronti a vivere un anno all'estero.
io e mio marito abbiamo poi deciso di fare anche noi la nostra esperienza di ospitalità per capire ancora di più cosa spinge questi ragazzi a tuffarsi in questo mare sconosciuto
Noi ci preparammo, prima psicologicamente e poi "praticamente", per un anno circa... e poi venne l’attesa di sapere dove sarebbe andato Vittorio. Ebbene, il 20 febbraio arrivò la mail con la tanto attesa risposta: Vittorio risultava vincitore di una borsa di studio che gli permetteva di passare non sei mesi, ma addirittura un anno in Messico, prima meta da lui scelta! È stato in quel momento che ho realizzato che era fatta e che non potevo più essere la mamma ansiosa e catastrofica che ero prima, visto che mio figlio era risultato maturo e pronto per fare un’esperienza così forte ma bellissima, a detta di chi l’aveva già fatta. Nello stesso tempo io e mio marito abbiamo poi deciso di fare anche noi la nostra esperienza di ospitalità per capire ancora di più cosa spinge questi ragazzi a tuffarsi in questo mare sconosciuto.
Bene, Vittorio è partito il 19 agosto (ed è ancora lì, tornerà in luglio) e da noi il 13 dicembre è arrivata Ong, una ragazza di 17 anni proveniente dalla lontanissima Malesia per un programma bimestrale. Quante emozioni ci ha regalato! Gioia, imbarazzo, tenerezza e silenzi, indescrivibili. In casa avevamo una ragazza che si affidava completamente a noi e che da quel momento era nostra figlia (noi abbiamo un altro figlio maschio che vive a Firenze per motivi di studio), una sensazione strana quella di avere una femmina invece di un maschio; una ragazza asiatica poi, con abitudini lontanissime dalle nostre: dalla lingua, al cibo e alla religione. Presto però è diventata una di noi ed il tempo è volato ed è grazie a lei che abbiamo avuto la conferma che mettersi in gioco vale sempre la pena e che, se per paure e ansie personali non vuoi che i tuoi figli vadano in giro per il mondo, puoi permettere al mondo di venire a casa tua “ospitando”.
si diventa migliori perché le esperienze e il confronto servono anche quando si è adulti per far sì che i propri figli non abbiano pregiudizi e imparino a rispettare e tollerare tutti
Tutto questo aggiunge tanto alla vita, di certo non toglie; si diventa migliori perché le esperienze e il confronto servono anche quando si è adulti per far sì che i propri figli non abbiano pregiudizi e imparino a rispettare e tollerare tutti, a prescindere dalla razza o dalla provenienza. Da questo ho capito che spesso sono proprio loro a darci la forza e il coraggio di fare cose che lontanamente avremmo pensato di fare, infatti noi abbiamo deciso che ospiteremo ancora. Un grazie speciale a mio figlio Vittorio, ragazzo coraggioso e maturo che ci ha permesso di conoscere Intercultura e fare questa doppia esperienza, alla sua meravigliosa famiglia messicana ospitante, a Intercultura che è sempre presente con i suoi volontari (disponibili e competenti) sul territorio nazionale e internazionale, a Silvana, a Ong e agli amici di mio figlio che non mi fanno mai sentire sola.
Anna
Mamma inviante ed ospitante a Trani