Il grande popolo irlandese

Sara

Da Lodi in irlanda per un'estate

Durante il mio mese a Dublino mi sono accorta che molte persone che ho incontrato, a partire dalla mia famiglia ospitante, non conoscevano molto bene l’Italia e nemmeno Roma!
Questo mi è parso molto strano, anche perché chi la conosceva un po’ meglio, sapeva più della politica italiana che della cultura, della storia e dell’architettura. Però ho notato che il patrimonio artistico e culturale irlandese, pur essendo incantevole, non è paragonabile a quello delle nostre maggiori città d’arte.
La peculiarità italiana che tutti conoscevano era Papa Francesco e mi chiedevano se ero stata qualche volta a Roma per sentirlo.
Adesso apprezzo ancor di più la cucina italiana perché in Irlanda purtroppo non si mangia molto bene, nonostante mia mamma ospitante cercasse di cucinare al meglio. Dopo un mese, ne ho sentito veramente la mancanza!

Inoltre ho incontrato tanti ragazzi italiani che, alla fine della scuola superiore, non trovando un posto di lavoro in Italia, sono partiti per la verde nazione in cerca di lavoro (commessi, camerieri, cassieri…). Questo mi ha molto rattristato perché ho potuto toccare con mano la triste situazione dell’Italia che avevo sentito mesi e settimane prima dai telegiornali.

L'esperienza di Sara

Gli irlandesi mi sono sembrarti molto patriottici e orgogliosi della loro nazioneHo trovato il popolo irlandese molto disponibile e aperto mentalmente, al contrario dell’Italia, dove siamo ancora molto chiusi. Per esempio, la mia famiglia ospitante aveva parenti in tutto il mondo, mentre qui in Italia siamo più tradizionali e conservatori, soprattutto in alcune parti della nazione. Inoltre ho notato che nella famiglia l’indipendenza dei figli avviene prima rispetto ai coetanei italiani: il mio fratellino ospitante di 8 anni faceva il letto e riponeva le sue stoviglie al loro posto, senza che la madre glielo ricordasse o lo sgridasse.

Gli irlandesi mi sono sembrarti molto patriottici e orgogliosi della loro nazione; infatti le insegne stradali sono scritte prima in gaelico, la lingua nazionale, poi in inglese. Mia sorella ospitante di 18 anni ha addirittura partecipato a una scuola estiva per conoscere meglio la sua lingua originaria che sta scomparendo perché sostituita dall’inglese. Questo mi ha molto colpito in quanto noi italiani spesso non siamo fieri delle nostre tradizioni e origini.

Inoltre mi ha meravigliata la puntualità dei bus: arrivavano o in orario o con qualche minuto di anticipo, un’utopia in Italia! Questo aspetto ho potuto notarlo anche nell’organizzazione delle attività proposte dal college e in generale anche nella vita quotidiana.

In alcuni momenti mi sono sentita un pò “diversa” rispetto ai ragazzi di altre nazioni, in quanto io e altri italiani di 17-18 anni affrontavamo un'esperienza che ragazzi di 13-14 anni facevano prima. Questo credo che sia da attribuire anche alle diverse mentalità dei vari popoli e, parlando tra noi italiani, abbiamo concordato tutti che noi alla loro età non eravamo affatto pronti per questa avventura.

Sara

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