L’allegria di Panama

Simone

Da Biella a Panama per un anno

Dico sempre che ho scelto Panama semplicemente perché è un Paese del quale non sapevo neanche l'esistenza.Ci sono però anche altre cose come la cultura caraibica e la voglia di andare in America Latina che mi hanno spinto a questa scelta. L'impatto con una cultura e una vita diversa è sempre forte, ma io personalmente mi ci sono abituato in poco tempo.
Ci sono molte differenze tra la scuola italiana e la scuola panamense. A parte il fatto che le lezioni sono più tranquille e gli studenti si alzano e parlano di più, in generale c'è più movimento. Le due cose che mi hanno colpito di più sono l'assegnazione dei voti, sistema molto più matematico rispetto a noi, e le attività extracurriculari che organizzano sfilate, feste per la patria e in generale feste folkloristiche.
L'impatto con una cultura e una vita diversa è sempre forte, ma io personalmente mi ci sono abituato in poco tempoOvviamente andare a scuola permette di scoprire a fondo le abitudini dei miei coetanei, anzi ha un ruolo fondamentale in questo, oltre ad avermi fatto conoscere moltissima gente.
Vivere e studiare a Panama significa avere una vita più rilassata come si può immaginare ma anche fare una vita principalmente familiare (anche se ovviamente non mancano le uscite con gli amici e le feste) e avere un rapporto quasi di amicizia con i professori. L'ambiente è allegro ovunque, dalla vita in casa agli incontri familiari alle mattinate a scuola. Anche la mattina, alle 5.30, quando mi svegliavo per andare a scuola, la musica era accesa, mia mamma cantava e faceva battute.
La mia giornata tipo quando c'era scuola era: sveglia alle 5.30, doccia, colazione e scuola dalle 7 alle 13.20. Poi io con mio fratello tornavo a casa in bus (bellissimi, colorati e tutti scassati) e il pomeriggio o stavo a casa o andavo a scuola a giocare a basket o ancora andavo in centro se avevo degli impegni o qualche appuntamento.
La mattina, alle 5.30, quando mi svegliavo per andare a scuola, la musica era accesa, mia mamma cantava e faceva battuteNel weekend e in generale quando non c'era scuola o facevo qualcosa con la famiglia (come tutte le domeniche si andava dai nonni dove ci si riuniva con il resto della famiglia) oppure inventavo qualcosa da fare, come visitare posti nuovi, uscire con gli amici e viaggiare. La società panamense infatti è estremamente attaccata alla famiglia, che è la cosa più importante. Altre abitudini particolari sono quelle di non mangiare a tavola (spesso pranzavo sdraiato sull'amaca) o il folklore, che è estremamente sentito (balli tipici, tradizioni). La descriverei come una cultura familiare, aperta e allegra.

Una delle esperienze che mi è rimasta più impressa è il periodo natalizio. Senza neve né giacconi ma con 30 gradi e in costume, la notte del 24 ero stato a festeggiare da un amico con una grigliata che mi ricordava molto Ferragosto, non il Natale! Il 25 invece l'abbiamo passato in famiglia, come di consueto, a mangiare piatti tipici. Posso dire di non aver sentito per niente il Natale, faceva troppo caldo!
Mi son sentito a casa fin da quando chiedevo se potevo prendere qualcosa dalla cucina e mio fratello mi rispondeva: “Certo questa è casa tua". Però ho iniziato a sentirmi davvero a casa quando mia madre ha iniziato a chiamarmi con gli stessi nomi con cui i genitori normalmente chiamano i figli a Panama ("mami" le figlie e "papa" o "hijo" i figli), come chiamava mio fratello.
Mi son sentito a casa fin da quando chiedevo se potevo prendere qualcosa dalla cucina e mio fratello mi rispondeva: “Certo questa è casa tua"

Capirete quindi che la mia esperienza è andata benissimo, la rifarei mille volte! Mi ha lasciato soprattutto una grandissima voglia di viaggiare e di conoscere posti e culture nuove. In più sono tornato molto più indipendente (forse anche perché ho dovuto imparare a girare con gli incasinatissimi bus della città ancora prima di aver imparato lo spagnolo!).
Per mia fortuna sentivo sempre i volontari di lì, anzi, con il più giovane, che aveva 21 anni, ci uscivo spesso ed eravamo molto amici. Lui mi ha aiutato moltissimo con i suoi consigli dato che era stato anche lui uno studente in un programma di scambio, oltre ad esser stato fratello ospitante ed esser volontario da cinque anni. In generale tutti nella mia città mi sono stati vicini quando c'erano dei problemi.
Se posso dare un consiglio ai ragazzi che vogliono andare a Panama, non spaventatevi se all'inizio vi sentite persi perché la cultura è molto differente dalla nostra e può volerci un po' ad abituarsi. Non siate timidi, all'inizio a scuola tutti ti parlano e ti includono ma poi bisogna essere bravi a far sentire il proprio interesse!

Simone

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