La mia esperienza in Irlanda

Ginevra

Da Perugia in Irlanda per un'estate

Wexford
L'Irlanda è una terra meravigliosa, ricca di vasti campi e altrettanta fauna, come cavalli, mucche, ed altri animali da pascolo che dipingono di chiazze color marrone, bianco e nero i campi verdissimi. Stando comodamente seduti nell'autobus per attraversare la tratta Dublino-Wexford, si possono ammirare moltissimi 'fields' come li chiamano loro e delle volte è difficile credere ai propri occhi.

Io ho trascorso un mese a Wexford, cittadina bellissima e molto pulita a sud-est dell'Irlanda. Certo, i paesi del nord Europa sono riconosciuti in tutto il mondo per la loro educazione nei confronti dell'ospite e per il loro rispetto per l'ambiente che li circonda. Wexford non si può assolutamente paragonare a Dublino per quanto riguarda le dimensioni, infatti è molto più piccola e decisamente più tranquilla. Sinceramente devo dire che sono stata fortunata a passare un mese lì anziché a Dublino, pure questa una capitale meravigliosa ma, come tutte, molto trafficata e... 'very busy'. Principalmente, la città di Wexford consiste in una grande via chiamata 'Main Street'; attraversandola si possono vedere molti negozi ai lati della strada ma anche Bar molto famosi come Cappuccino's. Una via parallela a quella dello shopping è quella della banchina. Una grande banchina, infatti, è la prima delizia che si può ammirare quando si arriva a Wexford, che ricordiamo, si affaccia sull'Oceano Atlantico. Ciò che si osserva dalla 'quay' però, non è l'Oceano, bensì l'entrata del fiume Slainy nell'Atlantico. Un grande ponte collega le due parti della città, dalla banchina alle spiagge, molto frequentate dagli irlandesi e poco dai turisti: perchè? A causa delle temperature.

Temperature e clima
Durante tutto il mio soggiorno in Irlanda, posso tranquillamente dire che i 2,5 terzi della vacanza il termometro non è mai salito sopra i 17 gradi. Un giorno o forse due era veramente “molto caldo” tant'è che la mia 'granny', che mi ha ospitato in casa per i due terzi del programma, uno di quei giorni si mise in giardino dalla mattina presto fino alle sera, sostenendo che 'in casa si era rinchiuso troppo caldo'. Per gli italiani sentire una cosa genere è molto divertente, per il semplice fatto che quando ero a Wexford in Italia erano 40 gradi. Regola numero 1: mai invitare un irlandese a trascorrere le vacanze in paesi mediterranei: potrai essere un suo killer indiretto. Sì perché se con 20-23 gradi loro soffrono per il tanto caldo afoso, potete immaginare con le nostre temperature italiane.


La mattina il clima è molto umido, anche perché la piccola città si affaccia sull'oceano e questo non fa altro che aumentare le probabilità di pioggia, molto alte. Pioveva un giorno sì e l'altro pure, motivo per cui la vegetazione risplende di un verde brillante. Un aneddoto curioso che è molto frequente vedere in Irlanda quando piove (quindi sempre) è che loro si forniscono di un 'rain jacket', ossia una sorta di K-way che indossano sempre al posto del nostro cappotto. Ecco quindi come scovare dei turisti: sono gli unici che aprono un ombrello sotto la pioggia! Mi ricordo un giorno, infatti, che mentre pioveva io aprii il mio ombrello ed era l'unico che vedevo nel raggio di metri... situazione un po' imbarazzante.
Il tempo è l'argomento preferito in assoluto dagli irlandesi. Ogni mattina, mentre mi preparavo per andare a scuola, la prima cosa che la mia 'granny' ospitante mi chiedeva era “Oh, today the weather is very nice, isn't it?” Come non darle torto, era pieno di nuvoloni che minacciavano pioggia da un momento all'altro, però era 'very nice'. Anche camminando per strada è molto probabile che incontrando una persona, lei ti domandi prima come stai e subito dopo parlerà del tempo, aggiungendo che è molto 'mixed' e su questo non posso discutere.
  • Con i compagni di scuola
  • Negozio di dolci
  • In gita!
  • Un dettaglio della nave

Alcuni scatti dalla vita di Ginevra in Irlanda

Alimentazione
Un altro punto, anche questo, molto diverso dalla tradizione italiana. Iniziando dalla colazione, quella tipica (irish breakfast) è formata da pudding, bacon, prosciutto cotto, uova al tegamino.


Il pranzo è l'opposto di quello italiano. Noi ragazzi, quando dovevamo andare a scuola, ci portavamo il pranzo nell'apposita scatolina di plastica, perché le attività duravano fino alle 4 del pomeriggio. Il 'lunch' era quindi formato da sandwiches con all'interno diverse varianti tra cui: prosciutto, cheddar (formaggio tipico arancione), tonno in scatola, uova e l'immancabile burro e maionese. Ogni e sottolineo ogni cibo era sempre accompagnato dal burro. E spesso anche dalla maionese, ma con molta meno frequenza del 'butter'. Questo il motivo per cui la maggior parte dei miei jeans, una volta ritornata in Italia, li ho dati in beneficenza. Insieme ai panini imbottiti di burro non mancavano mai pop-corn, barrette di cioccolato e tutto il 'junk food' esistente nell'Universo.

La cena si consumava tassativamente alle 6 di pomeriggio. I primi giorni era stata la cosa più difficile a cui dovevo abituarmi, perché la differenza di orario si aggira intorno alle 3 ore. Questo succede perché molta gente lì smette di lavorare alle 6 di pomeriggio quindi appena arrivati a casa non vedo l'ora di mangiare. Un altro motivo, che ho scoperto un po' più tardi è che loro mangiano presto perché odiano veramente molto andare al letto con la pancia piena.
La cena è un unico piatto, e quello tipico della tradizione irlandese è 'bacon & cabbage', cioè bacon e cavolo, che non è poi così male; ma nessuno batte gli spaghetti con il sugo alla Bolognese, stranamente molto diffusi!

La famiglia ospitante
Quando si è lontani per un lungo periodo di tempo da casa, è un conforto e un sollievo avere una famiglia ospitante che si avvicini il più possibile alla tua ma nel corso della mia esperienza ho scoperto che non è necessariamente vero!
Inizialmente sono stata accolta da una famiglia composta da padre, madre e due figli, molto carini e gentili. Con loro però non si è creata una forte intesa ed è per questo che ho deciso di chiedere un cambio famiglia. Dopo 3 giorni, la Preside della scuola mi trovò un'altra sistemazione, veramente deliziosa, dove ci abitava un'anziana signora di ottanta anni, dispiaciuta che quest'anno non avesse avuto nessuno studente assegnatole a causa della sua età avanzata. Infatti quando vide me fu in brodo di giuggiole e sin dal primo giorno mi trattò come la sua nipotina. Che dire, quando si chiude una porta, si apre un portone.


Daily routine
La mia giornata iniziava la mattina alle 9:00, dopo colazione aspettavo l'autobus alla mia fermata, Sant Joseph e poi a scuola. Appena arrivati avevamo un po' di tempo per parlare nella sala dove facevamo break e pranzo. Le lezioni duravano non più di tre ore, durante le quali era concesso parlare solo inglese. Per capire il livello della lingua di ogni alunno ci avevano sottoposto ad un test di 90 quesiti ed in base ai risultati ci hanno divisi in varie classi. La mia aveva un insegnante, Ronan, molto simpatico e allo stesso tempo intransigente. Spesso, alla fine delle lezioni ci lasciava del tempo dedicandolo a giochi come l'Impiccato o 'Scrubble' che stava diventando una vera e propria competizione, ma era una sana competizione che invogliava anche i ragazzi meno esperti con l'inglese ad impararlo. In classe, oltre ai giochi, si parlava molto non solo con l'insegnante ma anche tra noi studenti. Delle volte veniva spontaneo, tra ragazzi italiani, comunicare in italiano, ma è proprio in quel momento che la mente cresce dal punto di vista linguistico: essendo obbligato a parlare inglese non c'è modo che non possa migliorarlo. Si parlava di generi preferiti di musica, film, passioni, hobbies e molte altre cose. Alcuni giorni erano programmati anche quiz a coppie e lavori di gruppo, tutto, ovviamente in inglese!

Durante la pausa pranzo c'era del tempo disponibile per uscire in centro; io e le mie amiche lo trascorrevamo tutto balzellando tra un fast food all'altro alla ricerca di qualcosa di meglio rispetto ai panini burro e cheddar. Invece se si preferisce staccare tutto per un'ora si può passeggiare lungo il piccolo porto di Wexford, respirando l'aria del mare e ricaricandosi per il pomeriggio.

Le attività riprendevano alle 14 fino alle 16. Molto spesso si alternavano tra sport ed altri lavoretti come 'clary pottery', karaoke, produzione di un cortometraggio, pittura, giochi e quiz. Tutto il gruppo era diviso in due squadre, una che faceva sport e dopo l'altra attività e una l'opposto.

Dopo le 4 di pomeriggio si era liberi di fare ciò che si voleva; c'è chi preferiva dare largo sfogo allo shopping più sfrenato nella 'Main Street', chi si precipitava a casa per mettersi a contatto prima possibile con genitori ed amici in Italia e chi con le amiche si organizzava per un giretto. Una cosa è certa: ritornare a casa massimo alle 18, per la cena. Queste sono le “Irish rules”!

Due o tre volte a settimana c'era l'evening club, un raduno di tutto il gruppo dove si poteva parlare, scherzare e riposarsi senza pensare troppo all'inglese. Chi voleva poteva attaccare la musica alla cassa e fare diventare il luogo tranquillo in una discoteca a tutti gli effetti, che infatti, non ci dispiaceva. Molti pomeriggi al posto delle attività a scuola c'erano organizzate delle gite nei luoghi più d'interesse a Wexford e non solo. Infatti siamo stati anche a Waterford, una contea non molto distante dalla nostra cittadina per visitare il museo di cristalleria, una vera meraviglia, tranne i prezzi dei souvenirs! Abbiamo fatto tappa anche a New Ross dove c'è una ricostruzione di un veliero, la Dunbrody, che accompagnava i migranti per 6 settimane dall'Irlanda a New York in cerca di una vita migliore. In conclusione, non poteva mancare la gita a Dublino, capitale irlandese. Una città piena di contrasti dove antico e moderno convivono insieme, abbiamo fatta tappa al Trinity College e alla National Gallery, entrambe due perle da visitare assolutamente.
Conclusioni
L'Irlanda rimane sicuramente nel cuore di ogni turista, cattura con il suo cielo (Il cielo d'Irlanda di Fiorella Mannoia, non posso che confermare tutto il testo della canzone), con le sue millenarie tradizioni con i suoi usi e costumi, tra cui anche l'Irish dancing' che noi ragazzi abbiamo ballato. Consiglio senza dubbio di visitarla, di prenderci del tempo per capirla ed analizzarla e ricordare che spesso ciò che è strano rispetto alle nostre tradizioni non è sbagliato, ma è diverso, e capire ed accettare il diverso è un grande passo per la storia dell'umanità.

Ginevra

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