La Turchia era nel mio destino

Marilisa

Da Vicenza in Turchia per un anno

Sono partita per la Turchia non sapendo cosa aspettarmi. Se qualcuno mi avesse chiesto ‘Cosa sai della Turchia?’ la mia risposta sarebbe stata ‘Istanbul’. Ma la Turchia ovviamente non è ‘solo e semplicemente’ Istanbul.

Quando la mia migliore amica mi ha detto che sarei andata in Turchia ero dal dentista e penso di essere sbiancata. Non avrei mai immaginato di vivere un anno nel ‘ponte tra occidente e oriente’, la mia ultima scelta. Sono andata completamente nel panico. Lo so, sono stata io a scriverlo nella lista dei Paesi, gli altri erano tutti paesi ‘convenzionali’ così ho pensato ‘osiamo un po’ per gli ultimi tre’, ma non avrei sul serio mai immaginato che sarei andata effettivamente in uno di quei tre. E invece, eccolo lì sullo schermo del telefono: ‘Programma Annuale Turchia’. Le reazioni delle persone che mi conoscono sono state contrastanti: alcune erano felicissime per me, la maggior parte però era contro, perfino i professori. Quando qualcuno parla di ‘anno all’estero’ tutti generalmente pensano all’America o altri luoghi più comuni, non di certo la Turchia. Molti mi hanno consigliato di rifiutare la borsa di studio e quella mancanza di sostegno mi ha convinto ancora di più ad andare fino in fondo. Alla fine, non è questo il punto di Intercultura? Scoprire nuove culture. Quindi sono partita, senza aspettative e senza sapere cosa mi attendeva.

Ed eccomi qui adesso, più o meno a cento giorni dal ritorno, ogni momento sempre più innamorata della persone turche e della loro cultura. Una cultura modellata dal passaggio di molti popoli, ricchissima e che non smette e non smetterà mai di sorprendermi.

La Turchia è il paese della famiglia e dell’amicizia. La Turchia è il Paese delle contraddizioni. La Turchia il Paese del tutto o niente.

  • Marilisa e le sue amiche ad Istanbul
  • Marilisa in gita in Turchia

La vita in Turchia di Marilisa

La Turchia è il Paese dei colori, delle feste, della musica, dei milioni di gatti, del çay (tè), del caffè con i fondi che poi verranno rovesciati sul piattino e letti per cercare di predire il futuro, dei pomeriggi passati a giocare ad ‘okay’ o a ‘tavla’ (backgammon), del gossip (sì, non affidate mai un segreto ad un turco: lo verrà a sapere tutta la scuola. Semplicemente non possono farci niente, a loro piace troppo parlare).

Mi piace pensare che fosse mio destino venire in Turchia

La Turchia è passione. E intendo anche troppa. Dove altro potrebbe capitarmi di entrare in classe alle 8.30 di mattina e trovare tutti quanti in cerchio a ballare una danza tipica o a cantare? Persone così gentili e disposte ad aiutarti anche se non ti hanno mai visto prima? Dove altro potrei trovare persone che piangono perché hanno litigato con un’amica e dieci minuti dopo vederle abbracciate come se niente fosse? O vedere persone litigare per delle cose stupidissime? (A volte mi sembra di essere dentro ad una teen drama.) Dove altro potrei trovare delle gomme da masticare con una piccola previsione su quello che potrebbe accadere nella mia vita sentimentale? Dove potrei trovare un popolo con tutto questo orgoglio verso il proprio paese, la propria bandiera e verso il padre della moderna Turchia, Atatürk?

Qui ho trovato delle persone stupende: la mia famiglia, i miei compagni di classe, i volontari e gli altri studenti stranieri del programma di scambio, che sono tra le persone migliori che io abbia mai incontrato.

Qui ho vissuto dei momenti fantastici e anche momenti orribili. Momenti che non scorderò mai, che mi hanno cambiata per sempre e che fanno parte di quello che sono diventata.

Questo Paese mi è entrato pian piano sotto la pelle, mi piace pensare che fosse mio destino venire in Turchia. Molte volte mentre cammino mi fermo semplicemente perché sono rapita dalle piccole cose: dal vento che muove le bandiere al profumo dei cibi che invadono le strade, dalle persone sedute che bevono çay nel tradizionale bicchiere al richiamo delle moschee per i fedeli. Cose che all’inizio mi parevano strane e adesso so già mi mancheranno.

Non ascoltare tutte le persone che mi scoraggiavano a partire, è stata una delle scelte migliori che abbia mai fatto.

La Turchia è un Paese meraviglioso dove vale la pena di vivere un anno scolastico e io sono fiera e grata di avere la possibilità di viverla.

Quindi lasciate a casa tutti i pregiudizi, i dubbi e le aspettative. Osate e non abbiate paura di sbagliare e non rimanete fermi nella vostra ‘zona di sicurezza’ perché alla fine ne varrà la pena.

Marilisa

Da Vicenza in Turchia per un anno

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