Momenti da blog

Gilda

Da Brescia in Danimarca per un anno

Un mese in Danimarca

Non riuscirò mai a capacitarmi di quanto il tempo riesca a scorrere veloce, quando sei felice.

Di come quei giorni sembrino susseguirsi senza tregua, uno dopo l'altro, quasi impercettibili al tuo sguardo, rivolto adesso altrove e distratto da mille novità. Di quanto arduo sia - perfino - riuscire a trovare un senso a quel fiume di parole che scorre dentro te sin dal giorno della partenza, e da quel momento, delinea il suo cammino. Rintracciarne gli estremi e - solo allora - ripercorrerne gli istanti nel ricordo, fotogramma per fotogramma.

Sebbene tuttora mi risulti difficile crederci, sono già trascorse tre settimane dal mio arrivo in Danimarca.
Assurdo come spesso siano le piccole cose a fare la differenza. Gli odori. I sapori. L'orario in cui si è soliti mangiare e quello in cui si va a dormire

Tre settimane mi separano da Roma. Dal caldo torrido emanato dall'asfalto delle sue strade in agosto, mentre passeggio sotto il sole per il centro storico, circondata dall'affetto della mia famiglia. Dai tramonti inconfondibili che tutto il mondo ci invidia e dalla loro innata e indiscussa poesia. Dalle insegne tricolore delle osterie nostrane che ravvivano e tappezzano fieramente ogni vicolo della capitale. Dal profumo delle loro pietanze che invade le piazze e risveglia l'appetito degli italiani e dei turisti di ogni nazionalità. E' un continuo via vai. Carnagioni dalle tonalità più svariate si alternano e riversano lungo le vie, accompagnate dal chiacchiericcio di centinaia di accenti apparentemente in contrasto tra loro, che, ciononostante, sembrano voler intonare tutti la stessa melodia. Così si fondono e intrecciano in un'unica e infinita lingua di persone, divenendo - in pochi minuti - il soggetto preferito degli improvvisati fotografi, decisi a rubare uno scatto all'interno dell'indescrivibile cornice romana, resa famosa negli anni dai registi di tutti i tempi.
Il futuro del nostro Paese risiede proprio in chi, come noi, ha trovato il coraggio di allontanarsi e farsi portavoce della cultura italiana in tutto il mondo, entrando a sua volta a far parte di una cultura straniera

Perchè se c'è una cosa che ho capito in questi primi venti giorni lontana da casa, è che a chiunque basterebbe prendersi una breve vacanza dal proprio Paese, per rendersi conto di quanto questo sia straordinario. Che non è vero che l'Italia è un Paese giunto al capolinea e incapace di dare un futuro ai suoi giovani. Che il futuro di questo posto risiede proprio in chi, come noi, ha trovato il coraggio di allontanarsi e farsi portavoce della cultura italiana in tutto il mondo, entrando a sua volta a far parte di una cultura straniera.

Assurdo come spesso siano le piccole cose a fare la differenza. Gli odori. I sapori. L'orario in cui si è soliti mangiare e quello in cui si va a dormire. La maniera in cui si saluta o si augura buona giornata. La reazione che si ha nel momento esatto in cui, nel bel mezzo di una passeggiata, inizia a piovere.

In Danimarca non vedrai mai nessuno infastidito affrettarsi per trovare un riparo dal temporale o scampare alla pioggia, né mai girando l'angolo avrai la fortuna di imbatterti in qualcuno con un ombrello. "Troppo ventilato per averne uno." "Decisamente scomodo avere una mano impegnata solo per quello." Obietteranno i danesi, ormai astuti nel rispondere alla domanda che - forse - viene posta loro più frequentemente, da chi si appresta a diventare un neo-nordico.
In Danimarca non vedrai mai nessuno infastidito affrettarsi per trovare un riparo dal temporale o scampare alla pioggia

Non dovrai più preoccuparti di controllare gli orari di treni o bus, perché - mal che ti vada - ce ne sarà sempre uno ogni 20 minuti ad aspettarti, e a confermartelo sarà il totem multimediale, posto al fianco di ogni fermata o stazione in cui capiterai nel corso della tua esperienza.

La scuola ti sembrerà il posto perfetto dove spendere il tempo in maniera proficua, non solo un obbligo imposto dai tuoi genitori o dalle convenzioni sociali: qui equità, ascolto e partecipazione sono le uniche parole chiave per il conseguimento di una carriera scolastica brillante, e il solo compito che ti spetta è lavorare duro su te stesso, per cercare di sfruttare al meglio l'opportunità che ti viene concessa dal Paese.

La gente è sorprendente. Avrai l'occasione di rendertene conto anche solo passeggiando per le strade di Copenhagen, delimitate dalla sterminata pista ciclabile, in cui ogni giorno sfrecciano veloci - fra i caratteristici palazzi colorati - a migliaia in sella alle proprie biciclette, di tutte le età, in qualsiasi condizione atmosferica e a qualsiasi ora del giorno e della notte.
La gente è felice e fiera di essere esattamente dov'è

Questo lo capisci dall'atmosfera che si crea in casa proprio poco prima di cena, tra le sei e le sette, quando tutti i componenti della famiglia sembrano ritrovarsi per la prima volta dopo una lunga giornata, e iniziare ad aiutarsi a vicenda.

C'è chi apparecchia la tavola e chi cucina, chi riempie la brocca d'acqua e chi accende le candele in attesa di riunirsi, impaziente di raccontare ciò che è accaduto durante le ore appena trascorse.

I danesi lo chiamano "Hygge": quel momento comodo e speciale che trascorri in compagnia delle persone a cui più sei affezionato. La sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. La convinzione di non dover fare niente di più, che sorseggiare una tazza di the caldo, chiacchierando con chi ti sta accanto, mentre in sottofondo va in onda la tua serie TV preferita, per poterti considerare dannatamente fortunato.
I danesi lo chiamano "Hygge": la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto

Assurdo come - nella maggior parte dei casi - siano sempre le piccole cose a fare la differenza.

Eppure è così che va il più delle volte.

Una mattina ti ritrovi a Roma, all'ingresso di un albergo di lusso. Con te oltre alla tua famiglia, pronta a salutarti per i seguenti undici mesi, solo due bagagli da 27 kg e una borsa in cui non sei riuscito a fare stare tutto ciò che desideravi portarti addosso.

Come te decine e decine di ragazzi arrivati da tutta Italia, molti di questi hanno facce conosciute e accennano un sorriso d'intesa quasi a volerti dire "Siamo tutti sulla stessa barca!".
Superato l'imbarazzo iniziale, cominci a scambiarci qualche parola e a condividere con loro gli stati d'animo del momento

Ancora non sai che da qui a poco, quegli stessi ragazzi, diverranno la tua più grande certezza.

Qualcuno confessa di avere paura, qualcun'altro è semplicemente troppo preso per rendersi conto - fino in fondo - di quello che sta per accadere. A cena mangiamo tutti assieme in un'immensa e luminosa sala da pranzo e scherziamo su quanto ci mancheranno nel giro di poche settimane i sapori del nostro Paese, i pranzi domenicali e le ricette tramandate da madre a figlio, a cui tanto siamo stati abituati nel tempo.

Lasciato il ristorante, ci spostiamo a parlare in giardino e decidiamo di trovarci, dopo pochi minuti, tutti nella stanza di due dei nostri compagni di viaggio.
A cena mangiamo tutti assieme in un'immensa e luminosa sala da pranzo e scherziamo su quanto ci mancheranno nel giro di poche settimane i sapori del nostro Paese

Sono stati questi i miei ultimi momenti vissuti in Italia prima di lasciarla per un intero anno: solo una dozzina di ragazzi in una stanza d'albergo - mai incontratisi prima di quel giorno - felici ed emozionati nel parlare di ciò che aspetta loro in poche ore. Quello fu l'ultimo importante passo da muovere incontro alle aspettative venutesi a creare nei mesi precedenti, il primo vero passo della nostra nuova vita nel Paese ospitante, la Danimarca.

E da allora, ne abbiamo già fatta di strada.

Tre mesi in Danimarca
Sono successe così tante cose dall'ultima volta in cui ho avuto modo di aggiornare questo blog, eppure sembra solo ieri. Sono trascorsi ormai tre mesi dal mio primo giorno in Danimarca. Tre mesi dal riso al curry mangiato sotto un sole caldo - e inaspettato - assieme ai miei compagni di viaggio, canticchiando e strimpellando canzoni appena fuori dall'aeroporto di Copenhagen. Dal tragitto in autobus verso Roskilde, dove si è svolto il primo campo di benvenuto organizzato da AFS Danimarca. Dalle chiacchierate infinite riguardo a quello che ci stava aspettando solo al di fuori di quelle mura, mentre, raggomitolati nei nostri centinaia di sacchi a pelo, stentavamo a prendere sonno.
Un giorno ti svegli e realizzi che tutto quello che la vita ti ha riservato fino a quel preciso istante, è soltanto una parte infinitesimale di quello che invece potresti vivere, se solo avessi il coraggio di rischiare

Vorrei poter fermare il tempo.

Dopo tre interi anni spesi a domandarmi cosa mi mancasse per essere felice, riesco finalmente a ricavare risposte esaurienti ai miei mille perché: temo che la mia più grande sfortuna - o fortuna? - sia il non essere mai stata in grado di accontentarmi. Un giorno ti svegli e realizzi che tutto quello che la vita ti ha riservato fino a quel preciso istante, è soltanto una parte infinitesimale di quello che invece potresti vivere, se solo avessi il coraggio di rischiare.

Temo sia stata davvero quella, la mia più grande sfortuna: il realizzare che dalla vita cercavo quel qualcosa in più; che non bastavano i corridoi affollati del mio liceo di provincia, i sabati sera passati nella mia piccola cittadina, gli abbracci e il sostegno di familiari e amici, le soddisfazioni che, negli anni, ero comunque sempre riuscita a guadagnarmi, a farmi pensare che stessi realmente facendo abbastanza, che stessi davvero sfruttando il mio tempo in maniera talmente proficua da potermi considerare, almeno per una volta, "fortunata".
A volte uno si sente sbagliato... e invece, deve soltanto partire

Sono stati i tre mesi più ricchi e pieni della mia vita, i più felici, sebbene affatto semplici. Perché c'è sempre la certezza di aver preso la decisione giusta quando, guardando fuori dal finestrino della macchina di tuo padre ospitante, ti si pongono innanzi sempre e solo nuovi orizzonti, panorami, future fotografie da conservare nel tempo. Che siano mari o le tipiche distese verdi, che fuori piova o si intraveda la luce del sole, nulla potrà attenuare la sensazione provata nel momento esatto in cui, camminando lungo il bagnasciuga di un freddo Mare del Nord, realizzi finalmente di avere trovato il tuo posto.

Il mio Natale

Dopo mille preoccupazioni e aspettative, posso affermare di aver vissuto il Natale più bello di sempre, quello con la "N" maiuscola. Non solo per i regali dello Julekalender che, ogni giorno - a partire dalla prima domenica di avvento - mi hanno fatto iniziare la giornata con un sorriso; non solo per le tradizioni scoperte che - a partire da oggi - porterò sempre con me, ma perché ho finalmente capito di avere due famiglie: quella al mio fianco da quasi sei mesi ormai, e un'altra che, fiera di me, conta i giorni che mancano al mio rientro a casa. Il mio Natale é stato mangiare flæskesteg, patate - dolci e non - accompagnate dall'immancabile salsa e rødkålssalat med granatæble con i miei genitori, fratelli e cugini danesi.
ho capito di avere due famiglie: quella al mio fianco da quasi sei mesi ormai, e un'altra che, fiera di me, conta i giorni che mancano al mio rientro a casaSpostare l'albero al centro del soggiorno per girarci attorno, mano nella mano, cantando canzoni natalizie e ridendo tutti insieme quando qualcuno stona o non ne ricorda le parole. Aprire uno alla volta più di 50 regali, in un rituale durato quasi 4 ore, ma speciale abbastanza da cambiare per sempre il mio modo di concepire questa festività. È stato passare un'intera giornata sul divano con Frigg, guardando uno dopo l'altro Titanic, The Great Gatsby e 10 puntate di Modern Family, mangiucchiando popcorn e mandorle caramellate, senza avere nessun altro pensiero per la testa se non quanto siamo state fortunate a diventare sorelle quest'anno. Sono i miei genitori che mi chiedono se ho dormito bene e se ho piani per la giornata, o se invece preferisco restare a casa per passare un po' di tempo con loro.

Il mio Natale è stato realizzare di avere tutto ciò di cui ho realmente bisogno: due Mamme, due Papà, tre sorelle, tre fratelli, due Paesi sempre disposti ad accogliermi a braccia aperte, migliori amici sparsi in tutto il mondo, saper parlare inglese, danese e spagnolo, una valigia pronta ad essere riempita ancora una volta, e tanta, troppa voglia di scoprire e imparare.

Il mio Natale è stato realizzare di avere tutto ciò che potessi chiedere o desiderare, eccetto la certezza di essere in grado di mantenere ogni cosa invariata nel tempo. Male che vada, resteranno ricordi.

Gilda

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