Paesi così simili ma così diversi

Sabiana

Da Siracusa in Argentina per un anno

È il ventunesimo giorno in Argentina. Ammetto che ho dovuto contare i giorni esatti, poiché non pensavo più alla data della partenza. Nonostante questo, poco più di due settimane qua sono sembrate più lunghe di diversi mesi nella mia città natia. Si dice che quando si smette di contare, i giorni volano. Non voglio vedere volare via i miei giorni argentini. Allo stesso tempo penso che non contare ogni singolo giorno qui mi sia utile: vivo ogni momento senza pensare a quante settimane sono passate o quante ne rimangono. Continuerò a non contarli, sono comunque convinta che 24 ore giornaliere, a volte, non sono abbastanza.
Dopo vari giorni di attesa e di "descanso" ho iniziato la scuola. I corridoi e gli spazi esterni: così pieni di forme, sorrisi, colori e vita. La scuola dove vado si chiama "Normal Sarmiento" e si trova nella stessa via di casa mia. Ogni mattina, infatti, esco alle 7.28 (più o meno) per arrivare in cinque minuti in classe e assistere all'alzabandiera quotidiano. Le prime impressioni sulla struttura e sulla scuola in generale sono positive: è vecchiotta e grande. La "Signora" ha ben 106 anni, ma si mantiene bene!
Le prime impressioni sulla struttura e sulla scuola in generale sono positive: è vecchiotta e grande, ha ben 106 anni, ma si mantiene bene!Il mio corso è il 4º 7ª, indirizzo pedagogico. In classe siamo in totale 37 ragazzi, più femmine che maschi. I miei compagni mi hanno accolta benissimo fin da subito! Hanno realizzato un cartellone, appeso nel corridoio fuori dalla classe, con i colori della bandiera italiana con su scritto "Benvenuta Sabiana!".
Inoltre, la mattina del 5 settembre hanno fatto una festicciola in classe portando una deliziosa torta e facendomi sentire sempre più parte integrante della classe. Ho apprezzato seriamente tanto questi gesti, anche i dettagli, e gliene sarò sempre grata. Le lezioni, per ciò che ho visto, sono abbastanza interessanti e noto già alcune differenze con l'Italia. Qui, per esempio, non c'è quell'ansia estrema che si trova invece nel nostro Bel Paese.

  • Di fronte alle cascate di Iguazù

Scatti dalla vita di Sabiana in Argentina

Certamente gli alunni hanno un po' di preoccupazione prima di una prova, ma nessuno raggiunge il livello italiano. Se esistesse "Tiro con l'ansia" come gioco olimpico, beh... gli italiani arriverebbero primi! La vita italiana è basata sull'ansia. Non esiste un giorno in cui uno studente non abbia svariate preoccupazioni per la scuola, i professori, le interrogazioni e le verifiche, per "ciò che potrebbe succedere se...".
Qui, in Argentina, non si vive così. Nella mia scuola si fanno solo prove scritte e, basandomi sulle parole dei miei compagni di classe (visto che io non ho ancora fatto una verifica) sono abbastanza semplici!

I professori non vogliono metterti in difficoltà e non vogliono che tu sia stressato o agitato. Ti aiutano, ti spiegano la lezione e ti assegnano qualche "tarea" (significa compito in spagnolo) da consegnare entro qualche giorno. Bisogna comunque impegnarsi e studiare quei concetti che il professore ti spiega o ti chiede di approfondire. Fino ad ora ho assistito alle prove di storia, matematica, chimica e portoghese: in 20 minuti tutti, o quasi, avevano terminato e consegnato il foglio. Mentre in Italia, molto spesso, non riusciamo a completare un compito in classe neanche in due ore. Al momento della verifica solo pochi sono coloro che non si sentono pronti per affrontarla.Il contatto umano professore-alunno esiste anche in Italia, questo non si può contraddire, però qui lo percepisco in maniera differente.
L'unico problema riscontrato tra i banchi argentini, che in realtà non è un vero problema, è il rumore e la confusione che si crea durante le ore di lezionePurtroppo seguire la lezione non è uno dei pensieri principali. Questo è qualcosa che ho sempre incontrato anche in Italia: sono pochi coloro che studiano per puro interesse personale, non solo per i voti scolastici, e che vogliono andare avanti.

Per questo motivo, ma non solo, seguo per la mia strada e non permetto a nessuno di bloccare il mio cammino. L'unica abitudine che continuo ad avere e che non considero un male è studiare per conto mio. Mi è sempre piaciuto, ho sempre amato imparare, chiedere, scoprire e non mi fermerò neanche ora.
So che può sembrare strano e quasi impossibile da credere, ma nelle scuole italiane si lavora di più e gli insegnanti pretendono di più. Questo va sia a favore sia a sfavore del nostro Paese. Io, durante i primi giorni, abituata alla movida italiana di almeno cinque ore scolastiche più le successive tre o più ore di studio pomeridiano quotidiano, mi sono trovata senza far niente. Avevo voglia di fare, di andare a scuola, di lavorare e di non fermarmi.

Inizialmente non mi andava bene, man mano che vado avanti sto capendo che non è del tutto scorretto.
Sto apprendendo come non ammazzarsi di studio e di lavoro sia qualcosa che rende le persone più complete e più sane, soprattutto più sane e con un livello di stress minoreAdesso, dopo pochissimo tempo passato in questa nuova terra, posso dire che vivere e sentirsi vivi, realmente vivi, per quanta paura possa fare, non è difficile. Al contrario, è possibile e soprattutto semplice. Tutti ne siamo capaci, però siamo soliti creare problemi immaginari, conseguenza dell'essere appassionati (direi anche ossessionati) ad una tecnologia che ci assorbe fin troppo rendendoci monotoni, una tecnologia che vuole avvicinarsi sempre di più all'essere umano. Molto spesso le persone sono pigre e preferiscono essere spettatori della propria vita anziché protagonisti.

Noi exchange students abbiamo un grande coraggio, noi facciamo la differenza, possiamo migliorare il posto in cui viviamo perché ne siamo parte integrante. Abbiamo il paio di occhiali giusti per vedere e capire il mondo, siamo in continuo movimento e questo non tutti possono provarlo.
Il mondo dovrebbe essere sempre una sorpresa, ha tanto da offrire che purtroppo non vediamo e di conseguenza non sappiamo apprezzare. Abituarsi a qualcosa porta ad essere sedentari, arriva fino alla monotonia. Per questo penso che l'abitudine sia una delle cose peggiori che esista.
Noi exchange students abbiamo un grande coraggio, facciamo la differenza, possiamo migliorare il posto in cui viviamo perché ne siamo parte integrante.C'è tanta strada da poter percorrere, perché fermarsi? Anche per questo noi ragazzi siamo così coraggiosi: riusciamo a vivere ogni momento come se fosse sempre la prima volta, sempre una sorpresa, sempre una gioia nonostante gli ostacoli! "Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e niente più", così diceva Oscar Wilde. Noi, piccoli ma grandi ragazzi, lasciamo la nostra intera vita per un certo periodo di tempo per crearne un'altra dall'altra parte del mondo. Un paese con cultura, paesaggi, storia e persone proprie e soprattutto diverse. Molte persone utilizzano "diverso" come un insulto. Io penso che questo aggettivo sia più un complimento che un insulto. Diverso non significa sbagliato, diverso è ciò che ci rende particolari e unici.

È il nostro tempo, la nostra strada, la nostra vita. Viviamo adesso! Non aspettiamo il momento giusto, piuttosto creiamolo.

L'Italia e l'Argentina: due Paesi che, come molti altri, avrebbero tanto da imparare l'uno dall'altro se solo la gente riuscisse a scoprirli!

Sabiana

Da Siracusa in Argentina per un anno

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