Perché ospitare

Rocco, Francesca, Demetrio e Giovanni

Famiglia ospitante a Reggio Calabria

Un giorno tuo figlio torna a casa e dice: “ Vado in Canada per un anno”.

La prima cosa che pensi è “Il primo sole di primavera ha strani effetti collaterali”, scopri poi che a scuola c’è stato un’incontro con i volontari di Intercultura per promuovere scambi interculturali in diversi paesi del mondo. Verificata l’impossibilità di non poter partecipare al programma perché l’anno successivo il ragazzo ha la maturità, ti viene proposto di fare l’esperienza al contrario: essere famiglia ospitante.

Ospitare un ragazzo/a per un periodo di 10 mesi/ 6 mesi/3 mesi è una cosa che ci prende e decidiamo di metterci in gioco per il periodo più lungo. Nel compilare il fascicolo di famiglia ospitante avevamo dato la disponibilità per una ragazza (la sola cosa che si può chiedere, un ragazzo o una ragazza), poi, avendo due figli maschi ed essendoci stato proposto un ragazzo, avevamo accettato.

La nostra prima esperienza si conclude dopo soli quattro mesi di ospitalità di un ragazzo americano Manny, e la cosa ci lascia come fermarsi dopo aver fatto il check-in per un viaggio senza prendere l’aereo.

Decidiamo di proporci come famiglia ospitante anche per l’anno successivo, con unica condizione che sia una ragazza. A settembre del 2007 arriva Pyapa (Par), una ragazza tailandese dal cognome impronunciabile.

Ricomincia così la nostra esperienza di famiglia ospitante che si protrae nel tempo con Daniela (Cile), Jane (Tailandia), Glory (Costa Rica), Maria (Svizzera), Linda (Cina), Rosario (Guatemala), Naomi (Honduras), Laura (Canada).

Negli anni molti ci hanno additato come pazzi e spesso ci siamo sentiti dire “ma chi ve lo fa fare”, “avete due figli maschi e ospitate una ragazza”. Certo, essere famiglia ospitante non sono tutte rose e fiori, sono diverse le difficoltà, specialmente all’inizio: la lingua, la cultura, le diverse abitudini, ma la cosa più importante è riuscire a lasciarsi andare, a fidarsi, lasciarsi guidare, trattare i ragazzi come membri della famiglia e mai come ospiti.

La vita di una famiglia ospitante...seriale

Essere famiglia ospitante ci ha dato la possibilità di viaggiare rimanendo fermi, di vedere la scala dei nostri valori con occhi diversi, di non dare niente per scontato, di apprezzare il tempo e farne buon uso

Nell’immediatezza non ti rendi conto di cosa stia succedendo, da famiglia “ospitante” diventi famiglia e lo capisci quando:

– tua figlia tailandese ti chiama per confidarti di aver il ragazzo e vuole consigli perché i suoi genitori naturali non sanno niente e, quando l’infatuazione finisce, stai su skype ore e ore a trovare le parole per consolarla;

- quando, passeggiando per la via principale del paese anni dopo, incontri dei parenti che non vedi da anni e gli presenti tua figlia che loro ricordano “eri piccola così” e lei “anch’io mi ricordo di voi”;

- quando, prima di partire, l’altra figlia tailandese ti lascia un diario scritto per te dal quale ti rendi conto delle difficoltà che ha sofferto senza mai manifestare nulla (dal "non capisco come parlano" a "non capisco perché in Italia mangiano tanta pizza"), per giungere appena dopo le vacanze di natalizie a scrivere che questa è la sua famiglia, che da oggi ha due papà, due mamma e quattro fratelli;

- quando, poco prima di Natale, rientrando a casa, la ragazza di tuo figlio ti chiede di andare a ritirare un “pacco” che non riesce a tirare fuori dall’ascensore, e per poco non ti viene un infarto dopo aver aperto la porta perché ti ritrovi Glory, che senza dire niente è tornata dal Costa Rica, e più tardi tra lacrime di gioia ti dice “mamma, papà, scusa ma questo Natale volevo trascorrerlo a casa con voi ed i miei fratelli”

Non ci sono parole che possano essere usate per definire cosa si prova, è bellissimo che ragazze di nazionalità e culture diverse, che non si sono mai incontrate se non virtualmente, si riconoscano”sorelle” comunicando in italiano, che tua figlia maggiore, da sempre gelosa (senza mai dichiararlo apertamente), un giorno decide di aggiungere al suo impronunciabile cognome tailandese quello italiano.

Quando ci hanno proposto di fare questa esperienza, non pensavamo che avrebbe stravolto completamente tutti gli equilibri della nostra famiglia. Rivedi tutti i valori consolidati negli anni, impari che esistono diversi punti di vista e che gli stessi valori hanno priorità diverse nelle diverse culture, impari ad accettare quello che è “diverso”.

Essere famiglia ospitante ci ha dato la possibilità di viaggiare rimanendo fermi, di vedere la scala dei nostri valori con occhi diversi, di non dare niente per scontato, di apprezzare il tempo e farne buon uso, perché il tempo è infinito ma anche breve, e te ne rendi conto quando i dieci mesi sono passati.

In cuor mio coltivo un desiderio, riuscire un giorno a riunire tutta la famiglia interculturale attorno ad un tavolo imbandito con le pietanze che la mamma ama preparare per loro e, perché no, magari anche allargata a qualche nipotino.

Rocco, Francesca, Demetrio e Giovanni

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