Rimboccarsi le maniche e prepararsi all'avventura
Angelo
Da Lanusei-Tortolì in Thailandia per un anno
Qualche mese prima dell'iscrizione al concorso di Intercultura non sapevo nemmeno cosa stavo per andare ad affrontare, sin dai primi incontri di formazione culturale. Durante la compilazione dei vari fascicoli e la scelta dei Paesi in cui mi sarebbe piaciuto andare, non consideravo reale la possibilità della partenza. Nel momento in cui, invece, ho scoperto di dover partire per la Thailandia, ho aperto gli occhi e ho capito di essere stato fortunato. Era ora di rimboccarsi le maniche e prepararsi all'avventura.
E così, in un niente, mi sono ritrovato a metà luglio 2016 nel cuore della Terra del Sorriso, abbastanza vicino alla capitale Bangkok. Le prime settimane, normalmente previste come le più difficili, sono state davvero interessanti. Iniziavo a conoscere una famiglia i cui valori sono completamente diversi da quelli occidentali, una classe di studenti che hanno diversi ideali rispetto ai liceali italiani, un popolo di persone sorridenti con un atteggiamento diverso da quello degli europei. Diversità! Era quello che avevo sperato sapendo di vivere in Asia. Mio fratello minore rappresentava al meglio il rispetto che i Thai hanno verso chi è più grande; il mio "Pii" (fratello maggiore) era invece un esempio della disponibilità e della generosità dei cittadini di un Paese così antico nella storia. I miei compagni di classe hanno immediatamente reso l'idea del Sorriso con una calorosa accoglienza ed una umile simpatia, nonostante qualcuno fosse invece più timido con me. I Thai in giro per le città mi hanno insegnato in modo indiretto ma abbastanza rapido la bellezza del concetto del "Mai Pen Rai" (ไม่เปนไร), che significa "non fa niente". Questi aspetti sono stati perenni e mi hanno meravigliato ogni giorno di più. La vera e propria esperienza che mi ha fatto valorizzare la Thailandia in tutti i suoi aspetti è iniziata un giorno in cui ho deciso di smetterla di buttar giù lacrime per la nostalgia degli amici e l'insicurezza di compiere l'esperienza. Ho deciso che avrei imparato una lingua completamente diversa e complicata, mi sono dichiarato disposto a stare a casa e riflettere gran parte del tempo, ero pronto persino a soffrire il mal di pancia per il cibo piccante e "strano" (sì, anche le cavallette, croccanti e salate, buonissime).
E così, in un niente, mi sono ritrovato a metà luglio 2016 nel cuore della Terra del Sorriso, abbastanza vicino alla capitale Bangkok. Le prime settimane, normalmente previste come le più difficili, sono state davvero interessanti. Iniziavo a conoscere una famiglia i cui valori sono completamente diversi da quelli occidentali, una classe di studenti che hanno diversi ideali rispetto ai liceali italiani, un popolo di persone sorridenti con un atteggiamento diverso da quello degli europei. Diversità! Era quello che avevo sperato sapendo di vivere in Asia. Mio fratello minore rappresentava al meglio il rispetto che i Thai hanno verso chi è più grande; il mio "Pii" (fratello maggiore) era invece un esempio della disponibilità e della generosità dei cittadini di un Paese così antico nella storia. I miei compagni di classe hanno immediatamente reso l'idea del Sorriso con una calorosa accoglienza ed una umile simpatia, nonostante qualcuno fosse invece più timido con me. I Thai in giro per le città mi hanno insegnato in modo indiretto ma abbastanza rapido la bellezza del concetto del "Mai Pen Rai" (ไม่เปนไร), che significa "non fa niente". Questi aspetti sono stati perenni e mi hanno meravigliato ogni giorno di più. La vera e propria esperienza che mi ha fatto valorizzare la Thailandia in tutti i suoi aspetti è iniziata un giorno in cui ho deciso di smetterla di buttar giù lacrime per la nostalgia degli amici e l'insicurezza di compiere l'esperienza. Ho deciso che avrei imparato una lingua completamente diversa e complicata, mi sono dichiarato disposto a stare a casa e riflettere gran parte del tempo, ero pronto persino a soffrire il mal di pancia per il cibo piccante e "strano" (sì, anche le cavallette, croccanti e salate, buonissime).
Un evento in particolare è stato esclusivo per noi studenti di scambio in Thailandia: il 13 ottobre è morto il Re numero IX, il cui regno è durato 70 anni. In quel periodo ho osservato la tristezza della mia famiglia e di tutta la scuola, e un po' devo ammettere di aver sofferto anch'io per la scomparsa di una persona così importante. La tenerezza e la dolcezza dei Thai è stata esaltata da questo brutto evento, nonostante molte attività sportive e cerimonie festive siano state cancellate.
Da Gennaio mi sentivo a casa, pensavo al periodo d'esami come se fossi da sempre in quella scuola, mi sentivo un veterano nella palestra di Muay Thai, arti marziali che mi sono piaciute e state utili allo stesso tempo; avevo la responsabilità da fratello maggiore, e quella di un componente della famiglia a tutti gli effetti: la domenica, ad esempio, aiutavo i miei a vendere ravioli Thai al mercato (questo mi ha fatto diventare famoso nei social al tempo); ero in una relazione d'amore avanzata con il Pad Thai; riflettevo e cercavo di meditare per purificarmi e capire me stesso dal profondo; nonostante ciò, ogni giorno c'era qualcosa di nuovo che arricchiva la mia conoscenza o che migliorava la mia comprensione culturale: un frutto, un modo di dire, un passatempo, un luogo, una persona, un atteggiamento.
L'esperienza è stata meravigliosa dall'inizio alla fine e non è mai stata, invece, monotona. Ora che sono in Italia da qualche mese, mi sento più forte e con una più grande forza di volontà; inoltre, forse per via della influenza del buddhismo, religione predominante i Thailandia che non posso fare a meno di citare, conosco me stesso molto meglio di prima.
Ragazzi di tutta Italia, non abbiate paura di lanciarvi in questa esperienza, perché imparerete a volare.
Siate curiosi e sarete migliori!
Da Gennaio mi sentivo a casa, pensavo al periodo d'esami come se fossi da sempre in quella scuola, mi sentivo un veterano nella palestra di Muay Thai, arti marziali che mi sono piaciute e state utili allo stesso tempo; avevo la responsabilità da fratello maggiore, e quella di un componente della famiglia a tutti gli effetti: la domenica, ad esempio, aiutavo i miei a vendere ravioli Thai al mercato (questo mi ha fatto diventare famoso nei social al tempo); ero in una relazione d'amore avanzata con il Pad Thai; riflettevo e cercavo di meditare per purificarmi e capire me stesso dal profondo; nonostante ciò, ogni giorno c'era qualcosa di nuovo che arricchiva la mia conoscenza o che migliorava la mia comprensione culturale: un frutto, un modo di dire, un passatempo, un luogo, una persona, un atteggiamento.
L'esperienza è stata meravigliosa dall'inizio alla fine e non è mai stata, invece, monotona. Ora che sono in Italia da qualche mese, mi sento più forte e con una più grande forza di volontà; inoltre, forse per via della influenza del buddhismo, religione predominante i Thailandia che non posso fare a meno di citare, conosco me stesso molto meglio di prima.
Ragazzi di tutta Italia, non abbiate paura di lanciarvi in questa esperienza, perché imparerete a volare.
Siate curiosi e sarete migliori!
Angelo
Da Lanusei-Tortolì in Thailandia per un anno