Una tradizione canadese

Mariacristina

Da Reggio Calabria in Canada per tre mesi

Nella mia scuola qui in Canada c’è una tradizione: quando qualcuno si diploma, o, per un motivo o per un altro deve lasciare quelli che sono stati i suoi compagni e i suoi professori, appende il lucchetto del suo armadietto al cancello dell’istituto.
Questo gesto lo renderà sempre legato a quelle esperienze che ha vissuto in quel luogo.

Ebbene, da quando ho lasciato il mio piccolo paesino del sud Italia per intraprendere questa esperienza, ho seminato ben quattro lucchetti.
Ne ho attaccato uno al portone di casa mia quando ho salutato la mia famiglia tra sorrisi nervosi e pianti. Non ero triste ma commossa, commossa dalle mani di mamma che si contorcevano tremanti, dal volto oscuro e rigato di papà e dal continuo fissare il pavimento di mio fratello. Credo che in quel momento nessun studente di scambio si renda conto realmente di cosa ha appena lasciato andare. Se ne renderà conto dopo quando, sdraiato su un letto, solo, dall’altra parte del mondo, stringerà forte il cuscino fingendo che sia un tenero abbraccio materno.

Dunque, torniamo ai nostri lucchetti.
Ho chiuso il mio secondo lucchetto nel momento in cui sono atterrata a Toronto con la mia sobria maglietta gialla. Dall’altra parte di quelle porte scorrevoli sapevo di avere una famiglia ad attendermi. Avevo trascorso le 12 ore di aereo precedenti (contando lo scalo a Monaco) a chiedermi come avrei dovuto salutarli. Noi italiani, si sa, siamo conosciuti come un popolo estremamente accogliente. Proprio per questo, prima di partire, tutti, amici e parenti, non avevano fatto altro che parlarmi dei canadesi come di gente chiusa e fredda. E se il mio abbraccio fosse sembrato inappropriato ai loro occhi? Quando le porte di sono aperte li ho subito visti. Mamma e figlia scuotevano dei cartelloni con il mio nome e scritte di benvenuto. Li ho capito che tutto sarebbe andato nel verso giusto. Ho semplicemente deciso di essere Cristina, la vera me. Mi sono lasciata andare in un lungo abbraccio.

Il terzo lucchetto l’ho chiuso esattamente il 24-08-2017 alle ore 20:20. Mi trovavo sempre a Toronto ma questa volta un po’ più in alto. Si dice che dalla CN Tower si possa vedere il mondo. Ebbene, io il mondo non l’ho visto interamente ma l’ho sentito dentro di me. Da lassù potevo vedere grattacieli, laghi e colline. La lunga coda di macchine sull’autostrada sembrava una magica scia di luce a causa dei loro fanali. E le persone. Migliaia di uomini e donne presi dalle loro vite frenetiche. Migliaia di storie, per la maggior parte mai raccontate, che sfrecciavano sotto il cielo canadese. Eppure era come se tutte le stelle di quel cielo fossero cadute sulla Terra.

Qui in Canada ormai sento di aver davvero “trovato me stessa”.

Quando sono arrivata non sapevo più chi fossi. Ero sotterrata e confusa da tutte quelle nuove regole che avrei dovuto subito memorizzare (come il fatto che prima di entrare in qualsiasi casa bisogna togliersi le scarpe). Ma poi ho trovato un equilibrio in tutto questo e, da allora, il giorno in cui ho chiuso il mio primo lucchetto mi sembra ancora più lontano.
Ed il quarto lucchetto?
Ebbene, credo che sia il più speciale di tutti perché non è ancora stato chiuso. Sarà sigillato alla fine della mia esperienza e sarà appeso in un posto speciale dove un giorno, ritrovandolo, sorriderò nel ripensare a tutto questo.

Sarà appeso al mio cuore.

Mariacristina

Da Reggio Calabria in Canada per tre mesi

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