Crescere con una folata di vento

Livia

Da Siena in Portogallo per un anno

Sono qui da un mese ormai ma mi sembra di essere arrivata solo una settimana fa. Il paese che mi ospita non è affatto come me lo immaginavo, ma è normale, penso succeda a tutti. Ed è bene che sia così.
Se c'è una cosa che domina questa terra non è la politica,l'economia, nemmeno il popolo che ci vive, bensì il vento. Il vento é l'unico vero padrone di questo mondo. A me non era mai piaciuto in Italia, scompigliava i capelli e mi lasciava le mani appiccicose, però, prima di partire, ho capito che in verità il vento é libero come sono libera io o vorrei esserlo, e che se si blocca esso muore. E io non sono stata fermata, sono in un altro paese, lontano dalla mia famiglia e dai miei amici. Questo vento é troppo potente, troppo forte, viene dall'oceano, non puoi far altro che riconoscere la sua potenza.

Mia madre ospitante dice che ho appreso la lingua del posto come con una folata di vento, mi è stata sbattuta contro e io l'ho imparata. So di essere stata piuttosto rapida nell'apprendimento di essa, ma so anche che ancora ho molti problemi, come, ad esempio, capire le conversazioni tra tre o più persone (e questo ovviamente è un bell'ostacolo da superare se si vuole parlare con i compagni di classe a scuola).

Sono venuta in Portogallo un po'incoscientemente, senza sapere nulla della cultura e dei costumi: pensavo che, dato che si trovava nel sud dell'Europa, sarebbe stato piuttosto simile all'Italia. Ma non è così.

In questo primo mese ho spesso pensato a quante volte in Italia mi è stato chiesto "perché il Portogallo? Non era la tua prima scelta vero?" come per dire che gli Usa, ad esempio, sarebbero stati più utili.
Ma il fatto che per alcuni un paese possa risultare "poco attraente o interessante" non conta.
No, il Portogallo non era la mia prima scelta, bensì la quarta, ma non sono affatto dispiaciuta di essere qui. Avevo dovuto fare una lista e avevo scritto otto paesi in cui desideravo ardemente andare e per me era stato difficilissimo scegliere in che ordine mettere gli stati. Così mi sono trovata nella situazione in cui non mi importava dove sarei andata ma il perché. Avrei amato la prima scelta come l'ultima alla stessa maniera.
Un'altra cosa a cui ho pensato molto é il fatto che la mia esperienza possa essere "inferiore" solo perché sono rimasta all'interno dell'Europa. Certo, mi sarebbe piaciuto andare in Sud America o in Nuova Zelanda (ma prima o poi lo farò )ma mi sono accorta che per trovare una cultura differente non è necessario attraversare oceani e continenti, basta uscire di casa.

É tutto diverso, più di quanto potessi mai immaginare: il concetto di famiglia, sebbene dall'esterno possa apparire uguale, é opposto. La scuola é un altro mondo. La sicurezza, la cucina (shock culturale per gli italiani,ovunque vadano), l'igiene, i rapporti tra le persone, i saluti, la religione... se si va oltre la patina della superficialità e dell'apparenza si scopre che è tutto diverso.
Avevo un'immagine del Portogallo e essa si è dimostrata sbagliata. Tutto ciò che mi ero prefigurata non era come me lo aspettavo, ma questo è stato un bene, altrimenti dove sarebbe stata la difficoltà e il divertimento a superare le sfide?

Scatti dalla vita di Livia in Portogallo

I Portoghesi baciano ogni persona quando la incontrano, anche se non l'hanno mai vista in vita loro, dicono che per loro la famiglia é composta anche dagli amici, e se ne fai parte ci sarà sempre qualcuno che ti aiuterà. Hanno una musica tipica che si chiama "Fado" e che parla della "Saudade" un sentimento simile alla nostalgia ma che prevede anche il forte desiderio di poter avere qualcuno vicino o rivivere dei momenti del passato: rimuginando su eventi accaduti si può essere felici e si può provare questa emozione anche quando le persone da noi amate sono ancora con noi ma si sa che presto ci lasceranno.

I portoghesi sono patriottici (o almeno lo sono rispetto agli italiani), amano le zuppe, il pesce e i dolci, decorano i muri esterni delle case con piastrelle colorate che le rendono spettacolari, hanno delle spiagge bellissime, accolgono tutti, anche gli stranieri e sono allegri. La cosa di loro che mi ha colpito di più é la semplicità con cui programmano la loro vita: raramente riflettono in anticipo su ciò che faranno. Se organizzate una cena a casa vostra , ad esempio, ci sarà sicuramente qualcuno che chiederà se può aggiungersi (se succedesse in Italia si direbbe che si è auto-invitato ma qui no: se lo conosco e vuole venire perché non dovrebbe poterlo fare?) e la metà degli invitati vi dirà che viene solo il giorno stesso, probabilmente un'ora prima . Non è inusuale che una persona chieda ad un'altra se l'ora dopo vuole andare da qualche parte. Semplice e divertente.

Ovviamente ci sono momenti molto duri: solo quando saranno trascorsi tre mesi riuscirò davvero a sentirmi completamente del posto, ma d'altra parte lo avevo messo in conto e sapevo quali erano i rischi. Nonostante le difficoltà però, ci sono tantissime giornate che mi fanno ricordare perché ho scelto di studiare un anno all’estero e mi sento subito meglio. Sono le piccole cose che ti fanno star bene: passare la giornata in spiaggia con gli altri ragazzi di AFS, facendo insieme il primo bagno nell’oceano (poco importa che sia il primo di ottobre, sei in Algarve, un luogo dove non metterai mai un maglione prima di novembre, bisogna approfittarne); cenare con la tua famiglia ospitante della quale ormai ti senti parte; frequentare danza moderna con le tue sorelle ospitanti (e anche qui, che importanza ha se sei aggraziata quanto un elefante? É il tuo anno e non ti conosce nessuno, divertiti!); riuscire a seguire l'analisi del testo di una poesia scritta nell'ottocento a scuola; passare una piacevole serata con belle persone; sentire dire da tua madre ospitante "sta arrivando mia figlia italiana".
Ripeto: chiaramente non è tutto rose e fiori. I momenti brutti ci sono e, nel primo periodo, sono pure tanti. Adattarsi ad un altro stile di vita, scontrarsi con una nuova lingua (la prima settimana avevo sempre mal di testa, l'unico momento in cui mi rilassavo era quando mi parlavano in inglese), la nostalgia, la noia e la solitudine che prendono in alcuni momenti sono tremendi. Prima di partire pensavo che non avrei sentito così tanto la mancanza della mia famiglia: "Voglio loro tantissimo bene, certo, ma alla fine ho 16 anni e mezzo, quasi 17, sono grande e sarà normale andarsene come è normale per i maturandi abbandonare casa e andare all'università", pensavo. Invece, mi mancano tantissimo e non è per niente come andare all'università.
Sei solo/a e, sebbene tutti ti aiutino, devi riuscire a sistemare le cose anche da te. Ma d'altra parte non è forse così che si diventa maturi?
Non è semplice ma è necessario. Sono profondamente convinta che questa esperienza sia fondamentale nella mia crescita e che tutti dovrebbero farla. Mi hanno detto che AFS fu creata per mantenere la pace e penso che sia vero. Non solo ti rende impossibile odiare un paese in cui hai vissuto ma ti dà i mezzi per vedere le cose da un altro punto di vista. E molte guerre verrebbero evitate se le persone si mettessero nei panni degli altri.
Ci sono molti concetti (quali la libertà, la giustizia, la solidarietà, la tolleranza, eccetera) che possedevo mentalmente ma che ora ho potuto mettere in pratica. Mi fa paura quanto sono cambiata a partire da quando sono iniziati gli incontri di preparazione in Italia fino ad ora, ma sento che dopo questa esperienza sarò più forte e più adulta.

Forse questo anno mi mostrerà gli aspetti positivi della cultura del mio paese natale e di quello ospitante: alla fine potrò sceglierli ed evitare i cattivi, potrò creare uno stile di vita diverso ma migliore.
E i genitori dovrebbero capire che i loro figli non miglioreranno così tanto rimanendo fra i banchi di scuola. Le formule di matematica, le poesie, le nozioni che insegnano a scuola si possono apprendere a posteriori, a vivere o si impara da giovani o non si impara più. I vostri ragazzi conosceranno tantissime cose nuove e diverse, saranno molto più spronati, torneranno in Italia guardando tutto in modo più completo e profondo e capiranno ciò che li circonda in maniera migliore.

La cosa più bella che mi ha regalato questo mese é stata sicuramente vedere che dopo tre settimane le mie sorelle cominciavano a fare amicizia con me, ad aprirsi. Non so nemmeno io cosa sia successo, é stato un cambio repentino: improvvisamente fai davvero parte della famiglia, puoi prendere decisioni con gli altri e essere ascoltata, c'è qualcuno che si preoccupa davvero per come stai e che fa di tutto per aiutarti. Una delle mie sorelle ha un anno in meno di me e sono così fiera dell'amicizia che sta nascendo fra di noi. Sta succedendo, piano piano, ciò che volevo, ovvero sto trovando un nuovo posto da poter chiamare "casa".
Se dovessi tornare ora, piangerei per tutto il viaggio di ritorno.

Livia

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