E' solo l'inizio del viaggio
Riccardo
Da Lecce in Danimarca per un anno
Come un bimbo che vede per la prima volta il mare, ho cercato di tuffarmici dentro tentando di cogliere più che posso, come cerco di fare ogni giorno, avido di vedere e parlare e sentire chi mi circonda, tanto diverso da me eppure così vicino.
Qui non noti la grandezza dei popoli del passato vissuti prime di te, ma vedi l’uomo di oggi
E’ un viaggio completamente diverso da quello che posso fare nella mia Italia. Qui non noti la grandezza dei popoli del passato vissuti prime di te, ma vedi l’uomo di oggi, immerso nella sua vita attuale, al passo coi tempi, che ha reverenza e rispetto del luogo in cui abita, che considera non suo perchè non gli appartiene ma che tratta come tale: al meglio che può.
E’ un approccio completamente diverso alla vita, nei rapporti con l’ambiente e tra le persone, che ti sorprende e ti ammalia da subito.
Passando ad aspetti più concreti, nello specifico la mia esperienza direi che è assolutamente iniziata col piede giusto, al di là dello shock dei primissimi momenti in cui, appena arrivato il pomeriggio della domenica, ho appreso di dovermi svegliare prestissimo già il mattino successivo per andare a scuola (h. 5.30). Tuttavia devo dire che mi sono immediatamente assestato sui ritmi che il tempo e la cultura danese richiedono: sveglia prestissimo al mattino, bicicletta per prendere il treno, un’ora di viaggio ed un po’ di strada a piedi ed alle 8 pronti all’entrata di scuola per una nuova giornata!
E’ un approccio completamente diverso alla vita, nei rapporti con l’ambiente e tra le persone, che ti sorprende e ti ammalia da subito
Per proseguire nel racconto della “mia” Danimarca, non posso certo trascurare il forte impatto con la nuova cultura alimentare: di certo per me il cibo è stato uno shock. Sinceramente prima della partenza non mi preoccupavo del tipo di pietanze che avrei trovato, ma non pensavo nemmeno di constatare tutta questa differenza di alimentazione!
I danesi non usano mangiare primo, secondo, frutta, dolce come gli italiani, piuttosto preferiscono avere un unico piatto con un po’ di tutto.
Ad esempio, io ho assaggiato il riso con pollo, curry, cipolle, qualche verdura, banana, mela, pera e cocco. Ovviamente appena mi hanno presentato questo piatto non oso immaginare come possa essere stata la mia faccia: sicuramente un misto di sorpresa, un po’ di disgusto (mi sembrava quasi blasfemo mettere tutto insieme), e un atteggiamento quasi di circostanza nel simulare la curiosità di provare il nuovo piatto!
Certo non disdegno di preparare, col consenso della mia famiglia ospitante, alcuni piatti tipici italiani: dalla immancabile pizza, alla pasta alla carbonara e amatriciana
Tuttavia, siccome io credo davvero nella filosofia di pensare che “Se non provi non puoi dire che non ti piace”, preso un po’ di coraggio, ho buttato giù il primo boccone… E qui la sorpresa: a dirvi la verità non era così male quanto l’aspetto faceva supporre, fortunatamente, anche se e’ ben lontana dalla parmigiana della nonna. Ora mangio tranquillamente ogni pietanza, e mi piace molto il pane nero, ed ho scoperto un modo di alimentarsi decisamente più naturale, apprezzando più che in Italia, e a furia di mangiarle, le verdure, crude e cotte, di cui qui si fa largo uso.
Certo non disdegno di preparare, col consenso della mia famiglia ospitante, alcuni piatti tipici italiani: dalla immancabile pizza, alla pasta alla carbonara od amatriciana, al ragù ed ai dolci (specie il “pasticciotto” leccese che ho fatto proprio di recente); frequente è accaduto che la mia mamma ospitante mi abbia chiesto di preparare per i suoi amici o parenti dei cibi italiani, ed io ovviamente ben volentieri ho colto l’occasione per deliziare i loro palati e rinfrescare le nostalgie culinarie di casa mia. Singolare per me è poi vedere la pizza con gli spaghetti, o addirittura con l’ananas, che qui si usa! L’ho comunque provata ma ho capito perché in Italia non la fanno...
Io credo di essere stato molto fortunato: la mia famiglia ospitante mi ha accolto con assoluta apertura nei miei confronti ed è veramente disponibilissima con me
Immagino che ora vogliate sapere qualcosa sulla lingua e sulla scuola danese.
Cominciamo con la lingua. A dir la verità il danese è piuttosto complicato e richiede molta attenzione e dedizione: la grammatica non appare sicuramente un problema, ma lo scoglio più grande è rappresentato dalla pronuncia. Questa sì che è difficile! Infatti il danese sfrutta in tutte le sue parole dei suoni molto “particolari”, quasi gutturali, a cui certamente noi italiani non siamo abituati. In particolar modo ci sono tre suoni, corrispondenti alle tre lettere dell’alfabeto, non comuni all’italiano (æ, ø, å), che sono più complicati degli altri. Non vi nascondo che anche adesso è disorientante trovarsi immerso in un mondo di suoni e parole completamente diversi rispetto a quelli che tu conosci. Tuttavia, con un bel po’ di esercizio e buona volontà, nulla è impossibile e si riesce (prima o poi!) a riprodurre quei suoni inizialmente impensabili, addirittura con naturalezza.
Non vi preoccupate molto per la lingua: per quanto difficile possa essere, nulla è impossibile e con l’aiuto della vostra famiglia diventerà ancora più semplice e divertente
Io in questo mese che sono qui ho cominciato a fare le prime espressioni base in danese, quali i saluti durante la giornata, qualche frase di buona educazione, i nomi degli oggetti di casa e qualche parolina per costruire frasi molto semplici. Mi accade spesso di voler dire una parola danese in particolare e, sbagliandone la pronuncia, in realtà ne dico un’altra che non c'entra assolutamente nulla!! Però è l’inizio, quindi penso sia comprensibile!
In tutto ciò è molto importante, secondo me, l’aiuto della famiglia, senza il quale imparare la lingua sarebbe davvero un’impresa oserei dire titanica!
Io credo di essere stato molto fortunato: la mia famiglia ospitante mi ha accolto con assoluta apertura nei miei confronti ed è veramente disponibilissima con me: perciò ogni circostanza quotidiana è un’occasione per imparare qualcosa di nuovo in danese.
Con un bel po’ di esercizio e buona volontà, nulla è impossibile e si riesce (prima o poi!) a riprodurre quei suoni inizialmente impensabili, addirittura con naturalezza
Quindi non vi preoccupate molto per la lingua: per quanto difficile possa essere, nulla è impossibile e con l’aiuto della vostra famiglia diventerà ancora più semplice e divertente.
Un’altra cosa che dovete sapere sui danesi è che sono persone molto riservate e legatissime al senso della ”sfera personale”, che interpretano in modo assai diverso dalla nostra cultura.
Ad esempio sono persone che non hanno molti contatti fisici gli uni con gli altri, anche solo per scherzare; non ci sono le pacche frequenti tra amici, e anche tra fidanzati mantengono un contegno molto riserbato, massimo un bacio ogni tanto. E’ tanto diverso dal nostro modo di relazionarsi.
Una cosa che mi ha molto messo in difficoltà con questo modo di sentire e vivere la propria sfera personale è il cantare. Io amo canticchiare e lo faccio spesso, specie quando non ho da fare o sono annoiato, o quando ascolto un po’ di musica. Ebbene, anche il cantare è considerata un’azione che “invade” la sfera altrui, e quindi da non praticarsi alla presenza di altri, i quali potrebbero esserne infastiditi; più di una volta mi è capitato dì ritrovarmi a cantare una canzone, un motivetto, e le persone intorno mi guardavano in modo stupito, strano. Inizialmente pensavo fosse perché non piacesse loro la mia voce...all’oscuro della reale motivazione, continuavo imperterrito a cantare. Solo dopo un paio di settimane la mia famiglia ospitante, accortasi di questa mia abitudine, mi ha spiegato che questo atteggiamento è visto come una occasione di invadenza della sfera personale altrui, e come tale viene considerata poco rispettosa degli altri. Perciò sto cercando assolutamente di evitarlo, per quanto mi costi e a volte sfugga al mio istintivo esprimermi: quindi adesso sto affrontando una ferrea battaglia tra la mia forza di volontà e il suo acerrimo nemico, Michael Jackson!
La scuola rappresenta, secondo me, la sfida più grande, come penso sia per tutti i ragazzi che stanno facendo uno scambio interculturale all’estero
Un’altra occasione di stupore è stato per me vedere che in Danimarca alcune forme di galanteria non hanno alcun senso: tutto è improntato alla massima informalità. Ad esempio è spontaneo per me, alzarsi e cedere il posto ad una ragazza in piedi, o avere altri atteggiamenti di cortesia simili. Ebbene, tutto ciò desta stupore nei danesi, che si interrogano sui motivi dei miei gesti: è solo grazie al chiarimento fornito dalla mia sorella ospitante Marie che alcuni miei atteggiamenti hanno avuto una spiegazione coi suoi e con i miei amici danesi!
Adesso passiamo alla scuola. La scuola rappresenta, secondo me, la sfida più grande, come penso sia per tutti i ragazzi che stanno facendo uno scambio interculturale all’estero. In Danimarca il sistema scolastico è davvero fantastico!
Non esistono compiti in classe o interrogazioni: gli insegnanti spiegano e gli alunni prendono appunti sui loro computer o tablet
Innanzitutto il rapporto con gli insegnanti è molto informale, tant’è che vengono chiamati per nome e con loro si può scherzare, discutere, chiedere chiarimenti in tutta tranquillità, senza alcuna regola di formalità che appesantisca il rapporto, che si sviluppa comunque in modo assolutamente rispettoso seppur cordiale.
Non esistono compiti in classe o interrogazioni: gli insegnanti spiegano e gli alunni prendono appunti sui loro computer o tablet; i docenti poi, assegnano loro i voti attraverso la valutazione della partecipazione in classe durante le lezioni. Tutti si sentono molto coinvolti e da subito si impara con la tecnica dello sperimentare l’oggetto della lezione, facendo dei laboratori un momento fondamentale dell’apprendimento.
Nella mia per esempio, (Varde Gymnasium) c’è persino un intero edificio per la musica: una struttura a tre piani con tutti gli strumenti possibili ed immaginabili, per dare la più ampia gamma di possibilità agli studenti che vogliano approcciarsi alla musica, imparando a suonare anche strumenti non comuni.
In un primo momento i danesi sembrano distanti e quasi freddi, ma ho capito che bisogna concedere loro il tempo di conoscerti meglio e per capire con chi hanno a che fare.
Ti devi mettere in gioco: io per esempio ho cercato di partecipare attivamente alle iniziative che si intraprendevano
Riccardo
Da Lecce in Danimarca per un anno