Generazione Intercultura: racconta la tua idea per uno scambio interculturale

Intercultura

Breve giro del mondo attraverso le esperienze degli exchange student di Intercultura per il concorso di Repubblica@scuola 2020

Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, dove le culture si mescolano, gli effetti dei nostri comportamenti ci accomunano e le comunicazioni viaggiano senza più limiti di spazio e tempo. Eppure troppo spesso non ci capiamo tra di noi, perché non ci conosciamo e l'incontro tra culture diverse finisce per rafforzare diffidenze e stereotipi.

Migliaia di studenti ogni anno, grazie anche alle borse di studio di Intercultura, hanno la straordinaria possibilità di andare oltre queste barriere e di poter partire per un anno di scuola all'estero per mettersi in gioco e confrontarsi con uno stile di vita diverso dal proprio. Di seguito 5 Storie di ragazzi come te che lo hanno già fatto e hanno studiato per un anno in 5 continenti diversi.
NORD AMERICA

Camilla ha trascorso un anno scolastico negli Stati Uniti e ci racconta proprio perché ha scelto di mettersi in gioco e partire.

Ci sono tanti buoni motivi per farlo: conoscere una nuova cultura, incontrare persone nuove, staccarsi da una realtà limitante, scoprire nuovi orizzonti e tanto altro. "Non parto per scoprire il mondo. Parto per scoprire me" diceva uno dei tanti poster di Intercultura che ho visto e rivisto lungo il mio percorso, una frase che non sono mai riuscita a togliermi dalla testa. Ora più che mai mi rendo conto di quanto sia vera. Per me questo è forse il motivo più importante per partire: conoscere se stessi, i propri punti forti e deboli, i limiti che possono essere colmati dalle capacità di qualcun altro, rendersi conto che con una marcia in più il mondo è più luminoso e pieno di bellezze. Imparando a capirsi si riesce così a comprendere meglio anche gli altri e a creare amicizie così forti che dureranno per sempre.

Un anno all’estero non è una bella vacanza, specialmente a questa età; è un esperienza che ti prepara alla vita, apre gli occhi e allarga gli orizzonti. Non è mai tutto rose e fiori, ma sono proprio ostacoli e difficoltà che rendono tutto più significativo. Le difficoltà ti rinforzano e ti insegnano a non abbatterti. Guardando indietro alla tua esperienza ti accorgi quanto siano state importanti. Non abbiate timore di rischiare. Se dentro di voi sentite una vocina, per quanto flebile possa essere, che vi spinge a partire, fatelo, seguite i vostri sogni, tuffatevi in questa avventura senza ritorno e non abbiate paura di farlo. Ne vale la pena e vi prometto che non passerà giorno in cui non sarete felici della vostra scelta. (continua a leggere la storia di Camilla).
E' un esperienza che ti prepara alla vita, apre gli occhi e allarga gli orizzonti
EUROPA
E che cosa significa entrare in contatto con un sistema scolastico diverso, lasciare il proprio programma di studi in Italia e abbracciarne uno nuovo, con materie diverse, insegnate in un’altra lingua? Le paure, lo sappiamo, possono essere tante, ma gli studenti che hanno trascorso un periodo di studio all’estero rassicurano che non solo nulla è impossibile ma, anzi, che l’esperienza scolastica è formativa, accessibile e straordinaria per tutte le novità che comporta. Ce lo racconta Anastasia che ha trascorso un anno scolastico in Danimarca.

Ero molto preoccupata nel pensare come avrei potuto affrontare mesi e mesi di scuola senza capire nulla di ciò che mi veniva detto. Il solo pensiero di dover affrontare compiti e possibili interrogazioni mi terrorizzava, fortunatamente sin dai primi giorni ho potuto constatare quanto le mie paure fossero per molti versi ingiustificate.

La mia scuola è un Gymnasium, il corrispettivo danese di un liceo italiano. Ho potuto scegliere il percorso di studi che preferivo e così ho inserito tutte le materie scientifiche con l’aggiunta dell’inglese, il francese e la storia. Posso dire di essere stata molto fortunata perché la scuola in cui sono stata inserita ha una lunga tradizione di ospitalità nei confronti di studenti di scambio ed è quindi, di conseguenza, molto organizzata e lavora affinché studenti come me possano inserirsi al meglio nell’ambiente scolastico e studiare in un ambiente a loro ospitale. La mia scuola inoltre, sin dall’inizio delle lezioni mi ha fornito un primo corso di danese oltre a quello che ora frequento grazie ad Intercultura Danimarca, e devo dire che è stata un'occasione per approcciarmi alla lingua e anche per conoscere gli altri studenti di scambio che come me frequentano questa scuola.

Una prima evidente differenza sono le strutture scolastiche, che qui sono davvero all’avanguardia. Quando ho messo piede per la prima volta nella mia attuale scuola ero senza parole, mai avrei immaginato che una scuola potesse avere un aspetto così ospitale, un luogo vivibile e attrezzatissimo con aule grandi e luminose. Laboratori collegati a ogni aula di fisica, chimica o biologia. Corridoi ampi e ben tenuti con quadri ad ogni passo. Una mensa scolastica, una biblioteca, una sala proiezioni, una per il teatro, due palestre con spogliatoi e diversi campi tutt’intorno, sale per lo studio e divanetti su ogni piano ed un cortile interno ben tenuto. Senza contare che ogni classe è attrezzata con due lavagne ed un proiettore. Per i miei compagni tutto questo è la normalità, ma sono sicura che, come per me, per la maggior parte degli studenti italiani questo sia un sogno. Un'altra differenza sta nel fatto che anziché spendere centinaia di euro ogni anno per i libri qui è la scuola che li fornisce a ogni studente, alcuni scelgono comunque di comprarli ma la maggior parte utilizza i libri che la scuola gli fornisce ad inizio anno. I libri comunque non vengono utilizzati tanto quanto succede in Italia, qui è tutto, o quasi, informatizzato. (continua a leggere la storia di Anastasia).
Il solo pensiero di dover affrontare compiti e possibili interrogazioni mi terrorizzava, fortunatamente sin dai primi giorni ho potuto constatare quanto le mie paure fossero per molti versi ingiustificate
ASIA

Trascorrere un periodo di studio all’estero con Intercultura significa anche essere accolti da una famiglia come parte integrante del nucleo famigliare. Il modo migliore per conoscere una cultura diversa dalla nostra. Immaginiamoci quella asiatica! Leggiamo il racconto di Gioele che è stato un anno scolastico in Cina e che è riuscito a interpretare i gesti di affetto della sua famiglia ospitante, così diversi dagli standard italiani a cui siamo abituati.

Quando il mio fratellino mi vuole abbracciare si avvicina, mette le braccia attorno a me per un istante e si allontana timido, quando ci si dà un bacino
(a me è successo solo due volte) ci si avvicina col labbro alla guancia e non c'è un rumore, quando si danno regali vengono messi via senza nemmeno scartarli, perché l'emozione è troppo forte e non è bello esprimere troppa felicità o troppa tristezza alle altre persone, non c'è un saluto come il ciao, ma c'è un sorriso o un movimento simile all'annuire.
I genitori non ti dicono di volerti bene, ma quando esci ti dicono di stare attenti, è molto comune anche sentirsi dire la frasi "cammina lentamente" (quando esci di casa o da un negozio), "vestiti pesante" o "mangia tanto". Anche se molte volte ho salutato senza ricevere una risposta, adesso ho capito che le cose che i cinesi fanno per dimostrarti il loro bene non sono per niente uguali alle nostre. (Continua a leggere la storia di Gioele).
Adesso ho capito che le cose che i cinesi fanno per dimostrarti il loro bene non sono per niente uguali alle nostre
AFRICA

Entrare a contatto con una nuova cultura significa anche vivere momenti di incontro con amici e la comunità del Paese ospitante che mai ci si sarebbe immaginati. Matteo, un anno scolastico in Sudafrica, ad esempio ha suonato il sassofono assieme alla sua famiglia ospitante in chiesa in occasione di una cerimonia, sviluppando così un rapporto di stima e fiducia con nuovi amici attraverso il linguaggio della musica.

Io e la mia famiglia abbiamo una cosa bellissima in comune: la musica. È stupendo aprire una relazione con altre persone che, sebbene siano cresciute in un altro continente e parlino una lingua diversa, riescono a comunicare con te suonando. Ecco perché ero contentissimo quando il mio padre ospitante mi ha proposto di suonare il mio sax in banda ad un funerale.

Personalmente non avevo mai partecipato a una funzione del genere in Sudafrica, tanto meno suonato! E il fatto che me lo abbia proposto due giorni prima non mi ha spaventato. Dovete sapere che mio padre ospitante è un pastore della chiesa evangelica, perciò sono stato esposto molto al loro modo di vivere la Chiesa. Ballare, cantare, battere le mani - e ho imparato a suonare molte canzoni! Una parola per descriverle: semplicità. Quando le senti sembrano tutte uguali, perché usano sempre gli stessi tre accordi, magari in ordine diverso, o con un altro ritmo. Ecco perche non ho avuto bisogno di preparare alcun brano per il funerale! Ho semplicemente suonato, seguito il flusso degli altri musicisti.

È stupendo aprire una relazione con altre persone che, sebbene siano cresciute in un altro continente e parlino una lingua diversa, riescono a comunicare con te suonando
(Continua a leggere la storia di Matteo).
È stupendo aprire una relazione con altre persone cresciute in un altro continente e che parlano una lingua diversa
OCEANIA

Quante nuove amicizie con studenti da tutto il mondo, non solo quello del Paese ospitante! Questa è la magia che nasce partecipando a un programma all’estero: si va in un Paese e se ne conoscono decine di altri grazie ai rapporti bellissimi che nascono vivendo a contatto con “exchange student” di tutte le parti del mondo. Come ci racconta Elisa, due mesi scolastici trascorsi in Australia.

Giulia, Alice, Francesca e Anna dalla Germania: queste erano le mie compagne di avventura. Tutte e cinque iscritte al Merici College, tutte e cinque impacciate i primi giorni, a vagare per la grande scuola con una divisa che non sentivamo ancora “nostra”.

A scuola frequentavo quattro corsi, con mia sorella Jess religione e inglese, che erano obbligatori, più storia contemporanea e, per conto mio, letteratura inglese, modulo su Shakespeare – il mio corso preferito e che mi ha dato più soddisfazioni. Le lezioni, diversamente dall’Italia, si basavano molto su power point ed esercizi pratici. Durante il periodo del pranzo si poteva andare a mangiare in mensa o, come facevamo noi col nostro gruppo di amiche, sedersi in cortile (tanto il tempo era quasi sempre bello nonostante l’inverno!) con il pranzo che ci si era portate da casa.

Quante risate in quelle ore con Sami, Alice, Abby, Maddie e le altre! (continua a leggere la storia di Elisa).
Giulia, Alice, Francesca e Anna dalla Germania: queste erano le mie compagne di avventura
BONUS TRACK… AMERICA LATINA

E per terminare questo giro del mondo, adiamo in America Latina, più esattamente in Brasile, nel pieno dei suoni e del calore tipico delle popolazioni sudamericane, tanto amate dagli “Exchange student”, come nel caso di Andrea.

Il Brasile è un paese meraviglioso e c’è molto di più oltre ai soliti stereotipi. Tanta è la cultura, come le tradizioni e le feste, che da secoli si tramandano tra le generazioni di un popolo che vive in un territorio grande quanto l’Europa!

Così come l’Italia ha il suo dialetto in ogni regione, anche qui ci sono alcune differenze, linguistiche e non, che caratterizzano i vari stati! Una delle tradizioni brasiliane è la musica e la danza!

Entrambe variano a seconda dello stato in cui ci si trova. Nel nord-est del Brasile è molto diffuso, amato e ballato il “Forró” una danza di coppia sensuale (anche se abbastanza ritmata) che ricorda un mix tra Samba e Merengue, i cui artisti più importanti sono Wesley Safadão e Aviões! La loro musica è ovunque: in macchina, per strada, nelle feste, in spiaggia… I “nordestini” sono molto legati a questo genere musicale e non possono farne a meno! (continua a leggere la storia di Andrea).
Vuoi saperne di più su come partecipare ai programmi all'estero di Intercultura? Naviga nella sezione studenti del sito.

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