Il mio primo discorso in giapponese

Rachele

Da Padova in Giappone per un anno

Vorrei tanto parlavi del mio primo giorno di scuola, quello che ho aspettato più ansiosamente di tutti gli altri e che allo stesso tempo ho temuto! Ma iniziamo con ordine: sono Rachele e sto vivendo la fantastica esperienza di un anno nel meraviglioso e affascinante Paese del Sol Levante, il Nippon! Più precisamente mi trovo in un'allegra famigliola che abita a Nagoya, nell'Honshu! Veniamo ora alla scuola.

Il 2 settembre la mia sveglia era impostata per le 6.00 ma, come ogni primo giorno di scuola che si rispetti, l'ansia era talmente tanta che mi sono svegliata alle 5.00, 5.20, 5.40 e infine alle 6.00!Tutte le strambe regole scolastiche mi erano già state spiegate il 28 agosto, quando ero andata all'incontro con i professori. Per chi è navigato di anime e manga questo elenco non è altro che una lista che sa di già visto, ma per tutti gli altri forse sarà diverso. Innanzitutto niente trucco, orecchini, braccialetti e collane. Non arrotolare la gonna per renderla più corta e tagliarsi sempre le unghie, oltre il divieto di non usare lo smalto. Un piccolo appunto sulle unghie; non so per quale oscuro motivo, ma i professori pretendono che la loro lunghezza non superi la fine del dito. Il che equivale a tagliarle praticamente a livello carne. Doloreeeee! A parte queste indicazioni principalmente per le ragazze, per i ragazzi le regole sono tenere i capelli corti, rasarsi ogni giorno e mettere la camicia dentro i pantaloni.

Detto questo, passiamo alla mattinata scolastica. Il 2 settembre la mia sveglia era impostata per le 6.00 ma, come ogni primo giorno di scuola che si rispetti, l'ansia era talmente tanta che mi sono svegliata alle 5.00, 5.20, 5.40 e infine alle 6.00! Scendendo le scale ancora mezza intontita mi sono resa veramente conto che stavo per cominciare la scuola! Cerco di ingollare in fretta la colazione (lo stomaco mi si era chiuso dall'emozione e non avevo per niente fame) e poi via a indossare la divisa! Quella maledetta gonna lunga fino alle ginocchia era il modello invernale e mi ha fatto penare tutto il giorno!

A parte questo, procediamo! Alle 6.45 ho inforcato la bici, accompagnata dalla mia mamma ospitante (mi perdo in mezzo a tutte queste stradine senza nome e dannatamente uguali!) e in 10 minuti ho raggiunto la stazione. Da là, alle 7.14 ho preso il treno regionale. E' incredibile quanti studenti prendano il treno per andare a scuola! La mia madre ospitante mi ha spiegato che da loro i treni sono usati così di frequente negli spostamenti che sono quasi paragonabili agli autobus. Insomma, in meno di 2 minuti la stazione era piena di distinti uomini in giacca e cravatta che si perdevano nella marea di divise bianche degli studenti!

In Giappone ogni scuola, importante o meno, ha una sua divisa (seifuku) che si distingue da quella di tutte le altre. In sostanza non si troveranno mai due divise totalmente uguali tra loro! Il modello può essere lo stesso, ma cambia nel colore, o i colori sono gli stessi e cambia il modello! Nel prendere il treno ho notato che moltissimi pendolari dormono tra una fermata e l'altra, quasi tutti i posti a sedere li occupano loro, mentre gli studenti si divertono a testare il loro precario equilibrio mattutino "surfando" al centro della carrozza.

In Giappone ogni scuola, importante o meno, ha una sua divisa (seifuku) che si distingue da quella di tutte le altre. In sostanza non si troveranno mai due divise totalmente uguali tra loro!

Arrivata a destinazione con il treno è stato il momento di prendere il bus della scuola; forse una delle parti della giornata che mi ha fatto attorcigliare lo stomaco più delle altre! Vedere la mia madre ospitante che mi salutava dal marciapiede mentre lo sportello si chiudeva mi ha fatto venire un'improvvisa voglia di scendere e dire: "Scusate, magari domani ma oggi proprio no!". Come previsto, il viaggio in pullman l'ho passato nell'angolino degli emarginati. Occupavo un posto su due sedili, c'era una marea di gente in piedi e mi ero anche messa la cartella sulle ginocchia per invogliare qualcuno a sedersi sul posto libero. Risultato? Ho passato i 10 minuti di viaggio a guardare interessatissima gli intrecci delle goccioline di pioggia sul finestrino. Bell'inizio, nevvero?

Terminato l'imbarazzante viaggio sul pullman non riesco ad aprire l'ombrello mentre scendo, con l'ovvio risultato di inzupparmi per bene prima di arrivare sotto il portico! Maledetti ombrelli nipponici. Ora capisco perché la mattina, quando la mamma ospitante me l'ha dato, mi aveva chiesto se sapevo usarlo. E io che, convintissima, le ho anche risposto: "Certo che lo so, tranquilla!". Ingenua! Quell'ombrello aveva un meccanismo talmente complesso che neanche il mago Houdini in persona avrebbe saputo sbrogliarlo!

Ok, piccolo intermezzo! Fino a qua potrebbe esservi sembrato che la prima parte della mia giornata sia cominciata in maniera alquanto deludente. Forse è così, passare l'intero viaggio nell'autobus senza parlare con nessuno può sembrare bruttino, ma vi assicuro che ero tutt'altro che scoraggiata! Anzi, direi che ero praticamente euforica all'idea che di lì a poco avrei finalmente incontrato i miei compagni di classe! Diciamo pure che l'emozione era tanta che sentivo le gambe molli e lo stomaco peggio che in una centrifuga!
Ero praticamente euforica all'idea che di lì a poco avrei finalmente incontrato i miei compagni di classe

Riprendiamo da quando la gentilissima Emihara sensei, la mia prof di inglese, mi ha cortesemente fatto vedere come aprire quel dannato ombrello quando ero già sotto al portico, ergo mi è stato totalmente inutile saperlo perché non l'ho più usato. Dicevamo! Il primo passo della nostra giornata a scuola era il saluto al preside. Niente di così difficile: nome, età, Paese e magari qualche accenno al perché avevamo scelto il Giappone.

In totale eravamo tre alunni stranieri: io, una ragazza olandese e un ragazzo messicano. Il preside è stato gentilissimo e molto disponibile, ci ha accolti molto bene ed è stato comprensivo sui nostri errori grammaticali (diciamo pure che io non ne ho fatti, ha i suoi vantaggi imparare una presentazione a memoria).

Secondo punto sulla nostra scaletta: il saluto ai professori! Emihara sensei ci ha accompagnato nell'aula dei docenti, dove abbiamo dovuto ri-presentarci parlando in un microfono! Al mio turno ad un certo punto hanno anche riso, poi la sensei mi ha detto che era perché avevo detto che non sapevo come avevo cominciato ad interessarmi del Giappone… è andata bene comunque! Giusto per curiosità vostra vi trascrivo il discorso che avevo preparato con l'aiuto della mia mamma ospitante:
  • Cucinare con la mamma
  • Albero votivo
  • Rachele con gli altri studenti AFS

Il Giappone di Rachele: fra modernità e tradizione

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Ohayou gozaimasu. Watashi no namae wa Rachele desu. Ryugakusei desu. 17 sai desu. Watashi wa Italia kara Nihon ni kimashita. Nihon no bunka seikatsu Nihonjin nitsuite manabitai desu. Naze nihon ni kyomiomottanoka ima demo wakarimasen shizento karate o narattari samurai ya bushido o daisukinarimashita.

"Buon giorno. Il mio nome è Rachele. Sono una studentessa straniera. Ho 17 anni. Sono venuta in Giappone dall'Italia. Non so perché sono diventata così interessata al Giappone, ma in questo modo mi sono avvicinata al karate ai samurai e al bushido."
Godetevi ogni momento, per me ogni cosa qua è nuova e meravigliosa

Oltre ad essere incredibilmente sintetico è anche mostruosamente semplice. Pazienza, i professori capiscono che la tua abilità nella lingua non è eccellente dato che si trattava solo del primo giorno. Dopo esserci presentati, Emihara sensei ci ha portato nella sua classe. Eravamo una sorta di sorpresa perché nessuno dei suoi studenti sapeva del nostro arrivo! (per la cronaca, io e la ragazza olandese siamo nella stessa classe quindi ci dividiamo la fama di studenti stranieri).

Dopo esserci dovute presentare per la terza volta nell'arco di mezz'ora siamo finalmente arrivate al nostro agognato banco! Non avevo neanche fatto in tempo a raggiungere il mio posto che già si erano tutti girati e ci guardavano con tanto d'occhi! Alla faccia della timidezza dei giapponesi! Nel giro di mezzo minuto ero già sommersa da domande pronunciate in un inglese stentato!

Neanche il tempo di tirare fiato che era già arrivata l'ora dell'assemblea di istituto, quindi tutti giù nella mega palestra! Prima di entrare abbiamo dovuto togliere le ciabatte (già, nella scuola non si entra con le proprie scarpe, ma bisogna mettersi delle ciabatte che si usano solo nell'istituto) e poi ci siamo disposti tutti in fila e ci siamo seduti per ascoltare (o meglio cercare di capire) il discorso di benvenuto. Dopodiché tutti gli alunni hanno cantato la canzone della scuola e ci siamo messi in fila per il controllo della divisa.
E' una strana sensazione essere costantemente al centro dell'attenzione, ma vi assicuro che in questo modo si possono conoscere un sacco di persone nuoveUna volta al mese i professori controllano che la tua divisa sia in ordine: gonna appena sopra le ginocchia, niente orecchini, collane, braccialetti, smalto e trucco. Le altre due ore di scuola le ho passate nell'aula studio perché la mia classe aveva due ore di test. Poi tutti a casa! Finalmente sono riuscita a farmi il ritorno in autobus e in treno chiacchierando amabilmente in inglese/giapponese con le mie nuove compagne di classe!

Vero che il primo giorno di scuola è sia temuto che atteso, ma state certi che non vi deluderà! Io me lo sono assaporato fino in fondo e ho cercato di parlare un po' con tutti; per di più alla ricreazione si è formato un ingorgo nel corridoio perché tutti gli studenti volevano vedere le nuove arrivate! E' una strana sensazione essere costantemente al centro dell'attenzione, ma vi assicuro che in questo modo si possono conoscere un sacco di persone nuove! Godetevi ogni momento, per me ogni cosa qua è nuova e meravigliosa, potrei anche esaltarmi per una lumaca giapponese o per i tombini! Detto questo, non mi resta che augurarvi un grande in bocca al lupo per la vostra avventura nel Paese che avete scelto! Buona fortuna a tutti e dateci dentro!

Rachele

Da Padova in Giappone per un anno

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