Il Mondo … in gesti!
I ragazzi stranieri
ospitati in Italia per un anno
Il linguaggio non verbale è universale? Che cosa succede quando comunicano persone di culture diverse?
Lo abbiamo chiesto agli studenti di Intercultura.
"Quando salutai per la prima volta la mia famiglia ospitante giapponese – racconta Cesare - notai che, invece di guardarmi negli occhi, fissavano un punto dietro di me. Solo dopo qualche tempo ho capito!". In Occidente guardare l’interlocutore negli occhi è inteso come un senso di franchezza, ma in molte culture, ad esempio in Asia, il fissare una persona dritto negli occhi può essere una sfida (o addirittura un richiamo erotico). In Giappone ci si guarda di quando in quando, ma mai durante un commiato: gli occhi vanno focalizzati a terra o in un punto a lato della persona che si sta salutando.
Emi, studentessa giapponese, invece racconta che quando per la prima volta a Genova vide una coppia di giovani ragazzi baciarsi, comodamente seduti su una panchina, laconica afferma “questa cosa in Giappone non si fa”!
Fraintendimenti sull’interpretazione di alcuni gesti ed espressioni suscitano per lo più curiosità e ilarità ma dopo aver superato questa prima fase, scopriamo che l’incomprensione del significato di tali gesti può causare un “malinteso interculturale”, sentimenti di frustrazione o di rabbia, fino a determinare l’interruzione della comunicazione. Questo perché i gesti non sono universali ma sono rielaborati in maniera differente a seconda della cultura che li produce.
I volontari di Intercultura lo sanno bene, ed è per questo motivo che preparano gli studenti provenienti da oltre 60 Paesi del mondo, accolti in Italia grazie ad un programma di scambio. In una delle più recenti occasioni di confronto, è data dalle “settimane interculturali” organizzate in tutt’Italia dai volontari di Intercultura, in cui studenti accolti da settembre al Nord si recano per una settimana al Sud o dal Centro alle Isole (o viceversa), per scoprire diversi tradizioni, bellezze architettoniche ma anche diversi modi di comunicare.
Abbiamo chiesto agli studenti stranieri di mettersi alla prova con la gestualità italiana e di mimarci la prima espressione appresa in Italia. Ecco cosa hanno imparato!
Lo abbiamo chiesto agli studenti di Intercultura.
"Quando salutai per la prima volta la mia famiglia ospitante giapponese – racconta Cesare - notai che, invece di guardarmi negli occhi, fissavano un punto dietro di me. Solo dopo qualche tempo ho capito!". In Occidente guardare l’interlocutore negli occhi è inteso come un senso di franchezza, ma in molte culture, ad esempio in Asia, il fissare una persona dritto negli occhi può essere una sfida (o addirittura un richiamo erotico). In Giappone ci si guarda di quando in quando, ma mai durante un commiato: gli occhi vanno focalizzati a terra o in un punto a lato della persona che si sta salutando.
Emi, studentessa giapponese, invece racconta che quando per la prima volta a Genova vide una coppia di giovani ragazzi baciarsi, comodamente seduti su una panchina, laconica afferma “questa cosa in Giappone non si fa”!
Fraintendimenti sull’interpretazione di alcuni gesti ed espressioni suscitano per lo più curiosità e ilarità ma dopo aver superato questa prima fase, scopriamo che l’incomprensione del significato di tali gesti può causare un “malinteso interculturale”, sentimenti di frustrazione o di rabbia, fino a determinare l’interruzione della comunicazione. Questo perché i gesti non sono universali ma sono rielaborati in maniera differente a seconda della cultura che li produce.
I volontari di Intercultura lo sanno bene, ed è per questo motivo che preparano gli studenti provenienti da oltre 60 Paesi del mondo, accolti in Italia grazie ad un programma di scambio. In una delle più recenti occasioni di confronto, è data dalle “settimane interculturali” organizzate in tutt’Italia dai volontari di Intercultura, in cui studenti accolti da settembre al Nord si recano per una settimana al Sud o dal Centro alle Isole (o viceversa), per scoprire diversi tradizioni, bellezze architettoniche ma anche diversi modi di comunicare.
Abbiamo chiesto agli studenti stranieri di mettersi alla prova con la gestualità italiana e di mimarci la prima espressione appresa in Italia. Ecco cosa hanno imparato!
I ragazzi stranieri
ospitati in Italia per un anno