Il perché del viaggiare
Cecilia
Da Brindisi in Giappone per un'estate
Un’esperienza come questa non può non cambiarti la vita. Può sembrare una frase fatta, ma è semplicemente la verità.
Quando sei lì, a Roma, con tutti i ragazzi che come te devono affrontare quest’esperienza, avverti nell’aria l’eccitazione, la frenesia e la preoccupazione generate dall’idea di dover vivere un periodo all’estero, lontani dalla propria casa, dai genitori, dagli amici, dal cibo; lontani dalla propria vita.
Ma una volta approdato nel Paese ospitante ti rendi conto che la lontananza in realtà non ti sta impoverendo, anzi, sei sempre più consapevole dell’utilità di quest’esperienza. È come se maturassi improvvisamente, come se diventassi adulto in un lasso di tempo molto più breve.
Cominci innanzitutto con l’adattarti. E le cose cui ti devi adattare non sono poche, soprattutto se vai in un Paese distante culturalmente come il Giappone. Devi adattarti, per esempio, a presentarti senza stretta di mano, a evitare quanto più possibile il contatto fisico, a mangiare con le bacchette, a differenti orari che scandiscono la giornata, a toglierti le scarpe prima di entrare in casa o a scuola. A cambiare il tuo stile di vita, insomma.
Quest’adattamento però non rimane statico: diventa confronto. Inizi infatti a confrontare i modi e le usanze, gli usi, i costumi. Ma non solo; questo confronto che fai tra Italia e “Paese ospitante” non si ferma agli oggetti o allo stile di vita. Si allarga sempre più, e in un batter d’occhio ti ritrovi a confrontare due culture differenti, con modi di pensare e valori annessi.
Questo confronto di culture è una grandissima occasione. Nel mio periodo in Giappone ho potuto notare come alcuni valori, come quelli del rispetto 尊敬, dell’armonia 和, della modestia 謙遜, della semplicità 侘 rivestano un ruolo molto più importante rispetto a quanto non lo sia in Italia.
Ma uno degli strumenti più importanti che questo confronto ti dà è la capacità di metterti in dubbio; questo fa sì che la tua mente pian piano si liberi dai pregiudizi e preconcetti, che lasciano così spazio a opinioni nuove, più tolleranti.
Tornando in patria, è naturale che tutto sembri piccolo, che ogni cosa sembri immutata. Questo perché ormai si è fatto il passo del non ritorno, si è pronti per viaggiare e per sperimentare cose nuove, saziare quella curiosità e quella voglia di confronto.
È come se il mondo lo sentissi un po’ più tuo e l’idea di globalità non ti sia mai stata così vicina.
Cecilia
Da Brindisi in Giappone per un'estate