Il più grande insegnamento: fare le cose con il cuore!
Peem
dalla Thailandia a Todi per un anno
Appena atterrata sul suolo italiano, non avrei mai pensato di chiamare l’Italia “casa” perché c’erano tante barriere, come la lingua, le differenze culturali, una nuova società e un nuovo ambiente, che pensavo fossero le cose più difficili da affrontare.
Ma tutto si è rivelato non tanto cattivo come pensavo: la maggior parte delle persone mi hanno accolto e mi hanno aiutato a stare insieme alla cultura e al linguaggio. Questo è stato il momento in cui ho capito che dovevo essere io ad attivarmi ed adattarmi per entrare a far parte di questo nuovo ambiente.
E’ chiaro che all’inizio mi sentivo solo una studentessa straniera, partecipante ad un programma di scambio, messa in un posto diverso per trascorrere un periodo della sua vita e poi di nuovo in viaggio per tornare da dove provenivo. Pensavo, se esiste un Yang (bene), esiste anche un Yin (male). Essere una straniera in una piccola città cosi lontana da casa è piuttosto impegnativo perché non sai quali stereotipi hanno del tuo paese e quanto la gente accetti o capisca altre culture diverse. Avevo così paura e mi domandavo: "Come farò se dovessi avere problemi?" "E se mi sentissi sola?". Vivere con sconosciuti per un anno non era così facile.
Ad un certo punto della mia esperienza, ho imparato che capire le differenze e mettersi nei panni di qualcuno sono le cose più semplici ma anche più importanti da fare. Se ognuno di noi riuscisse a mettersi nei panni dell’altro, il mondo sarebbe un posto migliore!
E’ chiaro che all’inizio mi sentivo solo una studentessa straniera, partecipante ad un programma di scambio, messa in un posto diverso per trascorrere un periodo della sua vita e poi di nuovo in viaggio per tornare da dove provenivo. Pensavo, se esiste un Yang (bene), esiste anche un Yin (male). Essere una straniera in una piccola città cosi lontana da casa è piuttosto impegnativo perché non sai quali stereotipi hanno del tuo paese e quanto la gente accetti o capisca altre culture diverse. Avevo così paura e mi domandavo: "Come farò se dovessi avere problemi?" "E se mi sentissi sola?". Vivere con sconosciuti per un anno non era così facile.
Ad un certo punto della mia esperienza, ho imparato che capire le differenze e mettersi nei panni di qualcuno sono le cose più semplici ma anche più importanti da fare. Se ognuno di noi riuscisse a mettersi nei panni dell’altro, il mondo sarebbe un posto migliore!
Mi sono resa conto che c’è e ci sarà sempre la mia famiglia italiana: all’inizio era a me estranea ma poi, giorno dopo giorno, mi ha fatto sentire come se facessi parte della famiglia e della società. Ognuno nella famiglia mi ha sempre sostenuto e mi ha insegnato la cultura e credo che se avessi vissuto a Todi un po’ piu lungo, sarei diventata una vera tuderte! Grazie a loro, ho potuto dire "Sono a casa".
Nella vita di una studentessa di scambio se mi chiedeste “qual è la parte piu difficile? “, la mia risposta sarebbe “Raccontare alla gente l’esperienza dell’anno di scambio” perché credo che questa esperienza sia unica, non esistono le parole giuste per spiegarla, ed è necessario sperimentarla per comprendere veramente ciò che è e come ti interesserà come persona.
Ringrazio Intercultura per avermi “dato” quest’anno che non è solo un anno della mia vita, ma è un’altra vita in un anno. Ringrazio gli amici e i professori del mio Liceo ospitante che mi hanno aiutato tanto con la lingua. Grazie alla mia famiglia italiana per avermi fatto capire come fare le cose con il cuore.
Peem
dalla Thailandia a Todi per un anno