Io ce l'ho fatta, e tu cosa aspetti?
Alessia
Da Parma in Honduras per un anno
Una sfida. Così è nata l'idea di partire. Bisogna sempre porsi delle sfide nella vita. Quelle cose che se vanno male ti regalano esperienza e che se vanno bene... beh se vanno bene ti regalano, come in questo caso, un anno di vita bellissima. Una di quelle cose di cui andrai sempre fiera.
Indossare l'uniforme per andare a scuola.
Parlare con i tuoi compagni di classe ed i professori e sentirti come a casa.
Comprare un vestito lungo per la prom.
"Imbucarti" alla festa di una quinceañera e vedere tutte quelle tradizioni tramandate da madre a figlia.
Partecipare al "desfile" per il giorno dell'indipendenza e vedere negli occhi degli hondureñi un orgoglio indescrivibile per la loro amata patria Honduras.
Camminare per strada ed inciampare in qualche sasso perché si sa che ormai le strade acciottolate non sono molto comode su cui camminare.
Vedere bambini giocare per strada a calcio e quelle vecchiette sedute sul marciapiede che li guardano e con le loro ceste vendono la frutta della stagione.
Mangiare la baleada, ma anche quella buonissima frutta tropicale che noi solo possiamo sognare.
Dal mango all'ananas, dai licha ai nance, dal maracuya all'avocado.
E poi ci sono quei traguardi che ti fanno veramente pensare:"Ce l'ho fatta, sono fiera di me"A partire dalle cose piccole: quando senti parlare una persona anziana mentre parla in un dialetto tutto suo e finalmente la riesci a capire, quando inizi a sognare e pensare in una lingua che non è la tua ma presto lo diventerà, quando prepari finalmente un piatto tipico italiano e ti dicono: "Questa è la vera cucina italiana? Mi porti con te?"O quando alla fine della tua esperienza qualcuno magari viene da te, ti abbraccia e ti dice:"Non andare via, resta qui con me"E tu glielo dirai, mi piacerebbe restare qui con te, ed è vero. Perché quando parti, quando fai questa esperienza, che tu voglia o no, una parte di te ci resterà sempre. E allora torni a quella che prima chiamavi casa, ma con un'altra casa, un'altra famiglia, molti altri amici ed una nuova vita.
Indossare l'uniforme per andare a scuola.
Parlare con i tuoi compagni di classe ed i professori e sentirti come a casa.
Comprare un vestito lungo per la prom.
"Imbucarti" alla festa di una quinceañera e vedere tutte quelle tradizioni tramandate da madre a figlia.
Partecipare al "desfile" per il giorno dell'indipendenza e vedere negli occhi degli hondureñi un orgoglio indescrivibile per la loro amata patria Honduras.
Camminare per strada ed inciampare in qualche sasso perché si sa che ormai le strade acciottolate non sono molto comode su cui camminare.
Vedere bambini giocare per strada a calcio e quelle vecchiette sedute sul marciapiede che li guardano e con le loro ceste vendono la frutta della stagione.
Mangiare la baleada, ma anche quella buonissima frutta tropicale che noi solo possiamo sognare.
Dal mango all'ananas, dai licha ai nance, dal maracuya all'avocado.
E poi ci sono quei traguardi che ti fanno veramente pensare:"Ce l'ho fatta, sono fiera di me"A partire dalle cose piccole: quando senti parlare una persona anziana mentre parla in un dialetto tutto suo e finalmente la riesci a capire, quando inizi a sognare e pensare in una lingua che non è la tua ma presto lo diventerà, quando prepari finalmente un piatto tipico italiano e ti dicono: "Questa è la vera cucina italiana? Mi porti con te?"O quando alla fine della tua esperienza qualcuno magari viene da te, ti abbraccia e ti dice:"Non andare via, resta qui con me"E tu glielo dirai, mi piacerebbe restare qui con te, ed è vero. Perché quando parti, quando fai questa esperienza, che tu voglia o no, una parte di te ci resterà sempre. E allora torni a quella che prima chiamavi casa, ma con un'altra casa, un'altra famiglia, molti altri amici ed una nuova vita.
E allora lo dici: Ce l'ho fatta, sono fiera di me.
Alessia
Da Parma in Honduras per un anno