La mia prima colazione "tica"

Chiara

Da Roma in Costa Rica per un anno

C’è qualcosa di strano, un rumore di sottofondo che mi ha svegliata quando ancora era buio. Ma qui a che ora spunta il sole?

Non ho bene la percezione del tempo, c’è solo questo continuo brusio, e qualcuno parla a voce alta.

Apro gli occhi, ho le coperte tirate su fino al mento, ma fa caldo. E c’è un odore di cucinato. La prima cosa che metto a fuoco è il soffitto, anche se in realtà un soffitto la mia stanza non ce l’ha. Si può però vedere il tetto, lamiera e travi di compensato, ornate da fili elettrici in bella vista che mi fanno rabbrividire. Il letto a castello delle gemelle è già rifatto e in ordine. Il cuore mi batte forte quando mi alzo ed esco dalla stanza. Non so bene se è giusto uscire in pigiama, o cosa devo fare.

Non importa, devo uscire prima o poi, perciò percorro il corridoio stretto pieno di foto sbiadite che porta in cucina. Adesso capisco il motivo di tutto quello sfrigolare. Una padella troneggia sui fornelli, ma non riesco a vedere cosa c’è dentro. Rosario, o mami, come ho scelto ieri sera di chiamarla da ora in poi, si sposta da un lato all’altro della cucina. Prende con un mestolo quello che sembra del burro e lo lascia sciogliere nella grande padella. Maricela, mia sorella, sta parlando con lei, seduta al bancone piastrellato che fa da tavola da pranzo. Ha una voce squillante, ma il viso contratto, come se fosse irritata per qualcosa.
Plata, soldi. La prima parola imparata in Costa Rica, anche se poi, come mi sono resa conto, la loro plata ha molta meno importanza dei nostri euroMi avvicino anche io al bancone: “Buenos dias!” Sorrido. Mami si volta, mi dice qualcosa. Non afferro del tutto il significato, ma penso che mi stia invitando a sedere. Maricela mi saluta, e mi dice che sono tutti usciti. Papà e Jose Kenneth sono al lavoro, Tatiana e Viviana a scuola. Noi due faremo colazione e poi andremo a comprare la divisa per la scuola, i libri, i quaderni. Quello di cui ho bisogno. Questo l’ho capito! E io le rispondo “Necesito cambiar dinero”, devo cambiare i soldi. Ho solo dollari con me; la moneta del Costa Rica, il Colon, è quasi introvabile in Italia. Maricela ride.

“No se dice dinero aqui. Aqui nosotros le decimos plata.” Plata, soldi. La prima parola imparata in Costa Rica, anche se poi, come mi sono resa conto, la loro plata ha molta meno importanza dei nostri euro.

La mamma ci serve la colazione in un piatto. È una poltiglia marroncina, con accanto un uovo strapazzato.

E in quel momento, a migliaia di chilometri da tutto ciò che conoscevo, quell’abbraccio di una mamma fu per me la cosa più bella del mondoQuando avevo cercato su internet informazioni sulla cucina tipica del Costa Rica era apparso il Gallopinto: piatto a base di riso e fagioli saltati in padella con soffritto di peperoni, cipolla e coriandolo. Prima mattina nella mia nuova casa in Costa Rica: riso e fagioli a colazione. Non c’è male!

Dopo colazione mi lavo e mi vesto. Sono pronta, raggiungo Maricela che sta parlando con mamma. Credo le stia dando indicazioni per la spesa. Stiamo per uscire, ma mami Rosario mi tira per una mano e poi mi abbraccia. “Que Dios te acompañe, mi chiquita”. E in quel momento, a migliaia di chilometri da tutto ciò che conoscevo, quell’abbraccio di una mamma fu per me la cosa più bella del mondo.

Se dovessi scegliere un oggetto come simbolo della mia vita in Italia, sceglierei una sveglia perché è ciò che scandisce il mio tempo. Mi sveglio a una certa ora, vado a scuola da una certa ora a un’altra. Mangio a un’ora più o meno stabilita. È tutto molto scandito dal tempo. In Costa Rica ho imparato che il tempo è a nostra disposizione, non siamo noi suoi schiavi. Perciò possiamo farne ciò che vogliamo. In sostanza, è giusto adempiere alle proprie responsabilità, ma è anche giusto utilizzarlo per fare qualcosa che ci piace da impazzire.

Per raccontare la mia esperienza in Costa Rica userei il mio quaderno di ricette tipiche, completato da me con la mia famiglia e alcuni amici. Compilando mano a mano quel quaderno il rapporto con la mia famiglia e con i miei amici è diventato sempre più forte, infatti cucinare era un’ulteriore occasione per passare del tempo insieme e conoscersi meglio, e naturalmente è stato un modo per conoscere un bell’aspetto della cultura tica.

Chiara

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