Piccoli consigli per imparare la lingua ungherese
Sam
Da Siena in Ungheria per un anno
La lingua mi ha spinto a scegliere il programma in Ungheria, perché ho sempre avuto molte amicizie con persone ungheresi e sono sempre stato attratto dal suono della loro lingua.
In generale mi piacciono le lingue, apprenderne di nuove per me è come un gioco. Poi, riguardo al quadro politico dell’Europa dell’est, sono sempre stato un po’ ignorante: quando si pensa all’Europa non vengono in mente Ungheria e Repubblica Ceca, quindi volevo andare a conoscerle un po’ di più.
Nella mia famiglia ospitante avevo tre sorelle di 8, 12 e 17 anni, papà, mamma e molti gatti. Per i primi tre mesi è andato tutto bene, ma verso Natale sono iniziati un po’ di problemi. Non ho mai cambiato famiglia perché mi sono trovato comunque abbastanza bene, a parte qualche episodio - del resto ogni famiglia ha i suoi problemi. Io e mia mamma ospitante abbiamo tentato di risolvere la maggior parte dei problemi e in questo mi ha aiutato imparare l’ungherese, infatti adesso conserviamo un ottimo rapporto.
La scuola che ho frequentato in Ungheria era definita “di eccellenza”, anche se in realtà non eravamo molto considerati durante le lezioni, eccezion fatta per la professoressa di francese e italiano, che ci ha coinvolti molto, chiedendoci di intervenire durante le lezioni.
Le scuole ungheresi sono molto più attrezzate di quelle italiane
La prima differenza che mi è apparsa ovvia fra i sistemi scolastici è che le scuole ungheresi sono molto più attrezzate di quelle italiane: sono pulitissime, i computer sono tutti nuovi, c’è la carta igienica nelle toilettes, non manca mai niente, hanno biblioteche molto ben fornite, spazi esterni da usare durante la ricreazione, però i prof ungheresi hanno un livello di preparazione decisamente inferiore a quello dei prof italiani. Inoltre sono più distanti, coinvolgono meno gli studenti.
La mia giornata tipo iniziava alle 6.20, andavo a prendere il bus per Balassagyarmat, dove andavo a scuola. Stavo lì fin verso l’1.30 o le 2.10, poi andavo a pranzare con gli amici o con la mia fidanzata. Verso le 4 o le 5 tornavo a casa, guardavo un film e verso le 6 cenavo.
La domenica a pranzo cucinavamo tutti insieme, parlavamo, ci aiutavamo a vicenda: mia mamma preparava una bella zuppa (ogni volta diversa), io contribuivo con una ricetta italiana e mio padre si occupava dei dolci – fa un tiramisù buonissimo!
Gli ungheresi sono molto chiusi. Hanno una storia molto difficile alle spalle, infatti vediamo ancora oggi le conseguenze (ad esempio nelle politiche del governo ungherese sull’immigrazione). Il punto è che gli ungheresi hanno una lunga storia di emigrazione, e non di immigrazione, perciò sono molto patriottici e tendono a guardare al loro senza vedere cosa succede fuori dall’Ungheria. Faccio un esempio: una volta mia sorella vide la bandiera dell’Europa e non sapeva che cosa fosse. L’ungherese è così difficile che nessuno vuole impararlo, questo rende la cultura magiara ancora più chiusa; del resto, la loro educazione scolastica è basata più sulle materie scientifiche che su quelle umanistiche, che forse permetterebbero un’apertura maggiore. Questo isolamento è ben rappresentato dai muri e le recinzioni che il governo ungherese sta costruendo lungo i confini nazionali, com’è tristemente noto. Però, una volta che si viene ammessi nella loro società, gli ungheresi sono molto più aperti degli italiani: ti accolgono come un membro della famiglia, una volta che sei conosciuto ti trattano come nessuno ti ha mai trattato, guardano a te come un modello. Sei diverso ma non più visto come una minaccia, al contrario diverso nel senso che fai cose diverse, probabilmente migliori. La chiave per questo riconoscimento è chiaramente la lingua. Anche l’atteggiamento di apertura e curiosità verso la loro cultura facilita l’ammissione.
Gli ungheresi hanno una storia molto difficile alle spalle, infatti vediamo ancora oggi le conseguenzeNonostante tutto questo, mi sono sentito come a casa tutti i giorni: quando ero con gli amici, quando ero con la mia ragazza, quando parlavo con persone adulte, perché potevo parlare liberamente; anche se le opinioni erano contrastanti, c’era comunque un “segreto” che ci collegava, un’affinità, l’interesse che avevamo l’un per l’altro di scoprirci e di andare più a fondo. Ovviamente questo succede più avanti nell’esperienza, perché all’inizio è impossibile, prima di aver imparato la lingua.
In Ungheria ho fatto più amici in un anno che in Italia in sedici anni! L’esperienza per questo è andata benissimo: mi ha lasciato una lingua, miliardi di amici, una seconda casa (ma anche una terza e una quarta…); mi ha lasciato un interesse enorme per la situazione politica e sociale dell’est Europa, che è quello che vorrei studiare all’università. Insomma, mi ha lasciato tante curiosità e tante domande in più.
Consiglio a tutti coloro che vogliono andare in Ungheria di studiare la lingua fin da subito, di socializzare al massimo con gli ungheresi, di fare di tutto per godersi l’anno all’estero e mai stare chiusi in camera, a parlare solo con la famiglia o con gli amici italiani, di fare di tutto per divertirsi perché alla fine è come un anno sabbatico, è un apprendimento molto diverso da quello scolastico, è uno studio individuale.
È sicuramente importante tenere i contatti con la scuola italiana, aggiornare i propri insegnanti dell’andamento del programma – prima di partire ho siglato un accordo con la mia tutor italiana che stabiliva che ogni due-tre mesi dovessi mandare una relazione sull’andamento della mia esperienza, e penso che questo mi abbia aiutato molto al rientro nel far capire a lei e a tutto il consiglio cosa io abbia davvero vissuto!
Sam
Da Siena in Ungheria per un anno