Sono ancora incantata come il primo giorno

Silvia

Da Lanusei-Tortolì in Thailandia per un anno

21 Luglio. Data importante: il giorno del mio debutto a scuola.
Sono le 5:45 a.m.

Indosso la mia uniforme stirata con cura, la spilla con il simbolo della scuola e il fiocco per raccogliere i capelli, senza lasciare un ciuffo fuori posto.

Sono pronta.

Il viaggio verso quella che sarà la mia scuola per i prossimi 10 mesi pare interminabile, ma ne approfitto per ripetere a mente il discorso che ho provato e riprovato con la zia, la mamma, la mia sorella ospitante, anche con lo specchio! Ma non ho neppure il tempo di rendermene conto e il tanto lungo tragitto è già finito.
Il viaggio verso quella che sarà la mia scuola pare interminabile, ma ne approfitto per ripetere a mente il discorso che ho provato e riprovatoDavanti a me appare un'enorme scuola dai muri verdi e gialli (perfettamente abbinata al mio colorito quella mattina), piena di zone fiorite, campetti e casette in legno dove i ragazzi scherzano sereni. Sembra di vivere un sogno...come per incanto alzo gli occhi al cielo e leggo la scritta rossa che scorre nell' insegna luminosa; annuncia l'evento del giorno: "Welcome to the exchange students Ms. Madeline, from the USA, and Ms. Silvia Marongiu, from Italy". Ora che so che tutti ci attendono, mi sento così elettrizzata all'idea di un nuovo inizio!

Faccio un respiro profondo. Scendo dalla macchina sotto gli occhi attenti di studenti e professori e mi avvio verso la mensa, ma l'ansia mi impedisce di toccare cibo.

Sono profondamente assorta nei miei pensieri quando da un altoparlante parte una musichetta che non può voler dire altro: è giunto il grande momento. Incontro la studentessa anche lei impegnata nel programma di scambio che condividerà con me questa esperienza e insieme veniamo condotte verso un palco da cui proviene una voce al microfono. Non capisco una parola. Sono nervosa. Stiro il collo per cercare di vedere cosa mi aspetta ma subito la voce si zittisce. È il mio turno, mi spiegano. Vengo spinta avanti e, varcato qualche gradino, uno spettacolo spaventoso si compone davanti ai miei occhi...2600 ragazzi in uniforme, disposti in file ordinate lungo l'area di un intero campo da calcio, mi guardano con fare curioso, attendendo che mi presenti. Il cuore mi batte tanto che sembra voglia scapparmi dal petto, le gambe mi tremano. Prendo in mano il microfono e capisco che anche la mente mi ha abbandonata al mio destino: non ricordo una parola di quella perfetta pappardella. Ma tutti quegli occhi mi fissano, e attendono che parli. Panico. Che fare? Improvvisare, ovviamente!

Silvia e la sua scuola in Thailandia

Neppure ricordo che cosa sia uscito fuori dalla mia bocca confusa (e mi sono rifiutata di vedere qualsiasi testimonianza a proposito), ma quando finisco tutti applaudono sorridenti, e ciò significa che anche questa è andata, giusto? Sbagliato! Non finisce qua. Parte un'altra musica, più solenne della precedente, e stavolta è la banda della scuola a suonare. Tutti i ragazzi si alzano in piedi, si girano verso sinistra con le braccia distese lungo i fianchi per cantare quello che scoprirò essere l'inno nazionale. Sono le 8 in punto.
Mi è bastata quella mattinata per eliminare dalla mia mente ogni stereotipo sulla presunta freddezza di questo popolo che, al contrario, scoprirò essere molto accogliente e caloroso
Il bianco, il rosso e il blu della bandiera che sale veloce si schierano violenti contro l'azzurro uggioso del cielo di quella mattina. La musica si ferma, subito seguita da un'altra melodia più vivace...non è finita qui. È il momento di fare dare il benvenuto alle nuove arrivate con il "boom", secondo la tradizione della scuola! Neppure il tempo di realizzarlo, che veniamo condotte al centro del campo e circondate dagli studenti del quinto anno (10 sezioni) che corrono in cerchio attorno a noi, cantando e saltando. Durante tutto ciò, io e Madi ci scambiamo sguardi perplessi con un sorriso stampato sulla faccia.

Il mio primo giorno di scuola prometteva davvero bene, ed mi è bastata quella mattinata per eliminare dalla mia mente ogni stereotipo sulla presunta freddezza di questo popolo che, al contrario, scoprirò essere molto accogliente e caloroso. Non era che la prima sorpresa che questo Paese mi ha riservato. Da quando sono arrivata qui mi sono dovuta ricredere su tanti pregiudizi che avevo sulla Thailandia, che non erano pochi!

Oramai sono quasi due mesi che dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 16, ripercorro quella la stessa strada e ancora oggi, come in quel magico 21 luglio, ogni giorno ha un qualcosa di sorprendente da riservarmi.
E' molto meglio lasciarsi trascinare dall'assurdità di una cultura agli antipodi rispetto alla nostra
Forse non mi abituerò mai all'uniforme, all'alzabandiera, al dovermi inchinare a mani giunte quando passo accanto ad un professore, alle preghiere e ai due minuti di meditazione ogni mattina, allo stare scalzi in classe e nei corridoi, alle materie improbabili come composizioni floreali o club di sudoku, alla disponibilità della gente e ai sorrisi che dicono più di mille parole.

Ed è un bene non abituarsi a tutto ciò! È mille volte meglio stupirsi ogni giorno e lasciarsi trascinare dall'assurdità di una cultura agli antipodi rispetto alla nostra. Oggi come il primo giorno, sono incantata.

Silvia

Da Lanusei-Tortolì in Thailandia per un anno

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