L’astronauta Samantha Cristoforetti (ed ex studente di Intercultura) “chiama” i 100 giovanissimi studenti stranieri di tutto il mondo appena giunti in Italia con un programma semestrale della Onlus.
Cos’hanno in comune l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti e il centinaio di giovani studenti stranieri dei 5 continenti che si sono dati appuntamento a Frascati sabato 31 gennaio? Il filo che li unisce è l’adesione a un programma scolastico vissuto a 17 anni in un Paese straniero grazie ai programmi della onlus Intercultura.
Samantha ha risposto alle domande che gli studenti, arrivati dai 4 angoli del mondo (Argentina, Austria, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costarica, Finlandia, Germania, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Paraguay, Romania, Russia, Svizzera, USA), le hanno posto tra le 9.38 alle 9.55 circa grazie all’Agenzia Spaziale Italiana che ha permesso questo collegamento radioamatoriale in collaborazione con i radioamatori dell’ARISS e l’ESA, Agenzia Spaziale Europea. Una rappresentanza di questi adolescenti le hanno posto alcune domande sia sulla sua missione sia sulle competenze che anche lei ha sviluppato da liceale e che la hanno aiutata nel suo percorso professionale. Sono quelle stesse competenze che interiorizzeranno questi ragazzi nel corso dei 6 mesi di permanenza in Italia, come imparare a convivere con persone di un’altra cultura, gestire l’ansia, comprendere al volo le informazioni, pur non conoscendole, sviluppare una forte capacità di adattamento e così via.
Quell’anno negli Stati Uniti mi ha regalato esperienze che non avrei altrimenti potuto fare in età scolare e che mi hanno aiutato in maniera significativa a costruirmi il mio bagaglio di strumenti con cui affrontare la vita adulta
LE DOMANDE DEI RAGAZZI LE RISPOSTE DI SAMANTHA:
1.Qual è la cosa più importante che hai imparato durante il tuo anno all'estero e che ti aiuta ora nello spazio? (domanda di Valentina, studentessa austriaca che trascorrerà un semestre in una scuola e una famiglia di Cerignola)
La versatilità, sapere che non devi rimanere attaccato alle piccole abitudini di casa del tuo Paese della tua cultura. E’ facile abituarsi a fare le cose anche in modo diverso.
2.Avevi più paura a 17 anni quando hai affrontato un Paese ignoto con Intercultura o ora a essere nello spazio? (domanda di Calina, studentessa tedesca, che trascorrerà un semestre in una scuola e una famiglia di Foligno)
Non tanto paura. A 17 anni come ora a 37 sto facendo delle esperienze che ho desiderato tantissimo, mossa da curiosità e dallo spirito di avventura. Certo a 17 anni come ora voi ero meno preparata, ma lo spirito di avventura ha prevalso e mi ha aiutato a vivere una bellissima esperienza. Ora sono più addestrata, ma è sempre una grande avventura.
3. Che messaggio vuoi dare a noi adolescenti per costruire al meglio il nostro futuro? (domanda di Maria Laura, studentessa del Costarica, che trascorrerà un semestre in una scuola e una famiglia di Guspini, in Sardegna.)
Iniziando alla grande, con la consapevolezza che questa esperienza ti cambierà la vita, in un modo che ancora voi non potete immaginare. Un consiglio che amo dare è di non scegliere la strada più scontata, ma di scegliere con tenacia quelle esperienze formative che vi permetteranno di “farvi le ossa”. Certo, momenti di difficoltà ci saranno, ma affrontateli con un sorriso, mettendovi in gioco.
4. Circa la metà dell'ambiente abitabile della Stazione Spaziale Internazionale è stata costruita in Italia, tra cui la bellissima Cupola da cui si può osservare la Terra. Cosa hai trovato di tipicamente italiano nella ISS? (domanda di Carla, studentessa del Messico, che sta trascorrendo un intero anno scolastico in una scuola e una famiglia di Roma.)
Effettivamente l’Italia è leader nella produzione di moduli pressurizzati,cilindri che servono a creare l’ambiente e l’aria in cui noi lavoriamo e respiriamo. Si respira “made in Italy”.
5. Tu, italiana, lavori con persone di nazionalità diverse: ci sono state delle incomprensioni interculturali? Come le avete risolte? (domanda di Augustin, studente dell’Argentina che trascorrerà un semestre in una scuola e una famiglia di Gorizia.)
Sì, viviamo in un ambiente molto interculturale, dove domina una cultura globale. Come ho detto prima siamo stati addestrati a superare le nostre piccole abitudini, a non considerarle importanti. In questo modo si limitano anche i presupposti perche si creino dei conflitti culturali.
6. Inizia oggi il nostro semestre in Italia: un tuo consiglio perché questa esperienza dia al meglio i suoi frutti? (domanda di Saara, studentessa dalla Finlandia, che trascorrerà un semestre in una scuola e una famiglia di Biella.)
Cercate di mantenere sempre vivo lo spirito mentale di avventura. A un certo punto sappiate che arriverà il cosiddetto choc interculturale: di fronte a delle difficoltà, sarete portati a pensare che nel vostro Paese tutto è più bello. L’importante è che sappiate riconoscere questa cosa e che non assecondiate questo stato mentale negativo. Più che mai in questo momento pensate alle cose che vi mettono allegria e vi renderete conto che è facilissimo abituarsi a fare le cose in modo diverso.