Un'estate nel Paese del Sol Levante

Arianna

Da Gorizia in Giappone per un'estate

Quando, quattordici mesi fa, i volontari di Intercultura sono venuti nella mia classe ad illustrare i programmi di studio all’estero non ho avuto alcun dubbio: avrei fatto mia una delle loro proposte!

All’inizio pensavo di recarmi in Canada per potenziare un pochino il mio inglese, ma invece sono rimasta aggiogata dal fascino dell’Estremo Oriente, e in particolare dal Giappone. Difficilmente avrei avuto un’altra occasione per andare a studiare così lontano. I miei genitori erano un po’ dubbiosi perché non avevo mai avuto esperienze di viaggi e soggiorni in solitaria, ed io mi sentivo motivata anche da questo. Così il 24 giugno di quest’anno raggiunsi la capitale accompagnata da una valigia strapiena e da tante speranze. Due giorni dopo ero sul suolo nipponico ad iniziare il corso estivo.
Al corso di lingua giapponese mi sono resa conto di quanto non sia per nulla difficile accostarsi ad un idioma arduo come il giapponese se disponi di un’insegnante brava e paziente e ci metti la buona volontà che serveDopo un breve periodo di orientamento passato assieme a studenti di tutto il mondo, ho raggiunto la mia famiglia ospitante alla periferia di Fukuoka, capitale dell’isola più meridionale dell’arcipelago giapponese. Si trattava di una coppia molto cordiale e gioviale che mi ha trattato fin da subito come fossi figlia loro. Il papà ospitante il primo giorno mi ha accompagnato a prendere il treno con cui avrei raggiunto la scuola. Sono stata ben attenta a ricordarmi la strada perché nei giorni a seguire avrei dovuto arrangiarmi. Il giorno successivo infatti sono andata da sola e, guarda caso, mi sono persa.

Mi sono persa nello spazio, non certo nell’animo. Anche se in quei luoghi si parlava una lingua agli antipodi della mia, anche se non capivo nulla delle scritte che vedevo tutt’attorno, anche se ero probabilmente l’unica occidentale nel giro di decine di chilometri quadrati, sono riuscita a ricevere le informazioni che mi servivano. Non mi ero scoraggiata. Avevo vinto la mia timidezza. Avevo capito che, all’occorrenza, sapevo arrangiarmi. Non ebbi altri inconvenienti di questo genere e nelle mattinate delle cinque settimane successive presi regolarmente i treni, che là sono davvero puntualissimi.
Anche se in quei luoghi si parlava una lingua agli antipodi della mia, anche se non capivo nulla delle scritte che vedevo tutt’attorno sono riuscita a ricevere le informazioni che mi servivano. Non mi ero scoraggiata

Al corso di lingua giapponese mi sono resa conto di quanto non sia per nulla difficile accostarsi ad un idioma arduo come il giapponese se disponi di un’insegnante brava e paziente e ci metti la buona volontà che serve. Così, giorno dopo giorno, sono riuscita a destreggiarmi un po’ nei complicati alfabeti giapponesi, a comporre delle frasi, ad imbastire dei brevi colloqui e a formare un breve discorso in lingua giapponese alla fine del corso.

Nella mia classe erano presenti anche altri sette ragazzi della mia età, provenienti dagli Stati Uniti, dalla Spagna e da altri lontani paesi. Questo, per me, ha rappresentato un ulteriore arricchimento. Con quei ragazzi ho anche condiviso una serie di giochi, come il pattinaggio su ghiaccio, il cerimoniale del tè, un campeggio all’aperto, dove ho potuto esplorare le aree circostanti, scoprendo così tante meraviglie della natura (come per esempio dei magnifici esemplari di farfalle color turchese e arancione). Ho però anche avuto modo di visitare due scuole superiori giapponesi dove ho imparato a scrivere in kanji con l’inchiostro, praticare kyudo (una forma di tiro con l’arco) e kendo (una specie di arte marziale che si pratica con un bastone e un’armatura protettiva), una scuola elementare e una materna.
Giorno dopo giorno, sono riuscita a destreggiarmi un po’ nei complicati alfabeti giapponesi e a comporre delle frasi

Una delle esperienze più favolose è stata però quella di assistere al hanabi, ovvero il festival dei fuochi d’artificio, dove però vige la tradizione di andarci vestiti in kimono (abito tipico giapponese). Lì ho avuto modo di vedere dei fuochi d’artificio davvero spettacolari e di forme svariate. Per gli amanti dei manga e anime bisogna inoltre specificare che troveranno pane per i propri denti. Nei cosiddetti manga sokko vengono riuniti manga, anime, videogiochi e anche strumenti musicali, occhiali e pesci giocattolo. Nella città di Fukuoka ci sono poi tantissimi negozi per i cosplayer, dove vengono venduti tanti costumi e parrucche di personaggi manga e anime.
Per gli amanti dei manga e anime bisogna inoltre specificare che troveranno pane per i propri denti. Nei cosiddetti manga sokko vengono riuniti manga, anime, videogiochi

Anche la vita domestica con i genitori ospitanti è stata una palestra di conoscenze. Ho provato come si vive in un appartamentino pieno di comfort situato all’undicesimo piano di un palazzo moderno ed immenso, come si mangia con le bacchette, si dorme nei tatami (materassi rigidi), come si circola in città dove il traffico è intenso ma straordinariamente ordinato e dove tutte le automobili sono di marca locale ed hanno pure una televisione interna a beneficio dei passeggeri.

In questo mondo suddiviso fra studio e vita famigliare ho trascorso un mese della mia vita, un periodo che mi sembra passato in un baleno vista l’intensità con cui l’ho vissuto. E’ stato quindi un lasso di tempo in cui non ho sentito – nemmeno per un attimo – nostalgia dell’Italia e della mia famiglia.
In questo mondo suddiviso fra studio e vita famigliare ho trascorso un mese della mia vita, un periodo che mi sembra passato in un baleno vista l’intensità con cui l’ho vissuto

Alla fine di questo racconto non posso che sottolineare che è stata un’avventura indimenticabile e formativa sotto il profilo culturale, affettivo, comportamentale. E’ un’esperienza che mi sentirei di consigliare a chiunque voglia aumentare le conoscenze scolastiche ed umane e, perché no, osservare il mondo da un altro punto di vista.

Arianna

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