Vita da cheerleander? Carriera fallita fin dal primo giorno di scuola...

Giorgia

Da Bergamo in Honduras per un anno

Eccomi qua, sono Giorgia Vainò, ho 17 anni, e sono una exchange student un po' pazza, che si trova in uno stato più pazzo di lei, l'Honduras.Tutto ha avuto inizio più di un anno fa, quando, dopo anni che sono sempre stata convinta di voler trascorrere un anno negli Stati Uniti, una mattina, mi sono svegliata, ho chiamato mia mamma e le ho detto: "Mamma voglio andare in Honduras, oggi invio il fascicolo!"Non so cosa mi sia passato per la testa quella notte, ma penso che mai mi potrò dimenticare quel famoso risveglio. In pochi mesi mi sono ritrovata con altri 40 ragazzi in un grande aereo diretto per questo piccolo stato sconosciuto del Centro America.
Dopo i 3 giorni di orientamento iniziale con tutti gli exchanges students a Teugacigalpa, capitale hondureña, il 20 agosto sono arrivata nella mia piccola, nuova città: Choluteca. Vivo nel dipartimento più a sud e più caldo del paese (38° tutto l'anno) e per me, tipica cittadina del nord Italia è stato un “ottimo” inizio, sapendo che il caldo non è mai stato “il mio migliore amico”. Il 21 agosto, dopo una sola giornata del mio arrivo a Choluteca, mi sono ritrovata in un cortile immenso, con una orribile uniforme e con circa 600 ragazzi/e, bambini/e, Mr e Mrs che mi stavano osservando. Tutti le persone pronunciavano il mio nome, mi salutavano e mi dicevano semplici frasi spagnole: “Hola! Como estas?”
“Como te fue el viaje?”
“Bienvenida en la South Intenational School”
“Que linda sos.”
“Yo soy…, soy tu companera para esto ano”
...e tante altre cose, che il mio scarso e basso livello spagnolo iniziale non mi faceva comprendere.
Fortuna vuole che la mia scuola sia un collegio privato americano bilingue e per questo motivo tutto il primo periodo scolastico la comunicazione con le persone è stata solamente in inglese; ottima opportunità per migliorare anche questa lingua.
Dopo questo strano e imbarazzante benvenuto da parte di tutta la scuola, il Mr. coordinatore del penultimo anno, il corso che ho frequentato questo anno, mi ha diretta verso la mia futura aula con lo scopo di conoscere i miei attuali compagni. La presentazione non durò molto, perché dopo pochi minuti tutti uscirono dalla classe, senza che io naturalmente intendessi che stesse succedendo. Nella confusione più totale capì solo una domanda: “Do you want be a cheerleader?”Risposi con un sì molto affrettato e fu questa risposta che cambiò i miei primi mesi scolastici.
  • Gli studenti di Intercultura in partenza verso l'Honduras
  • Vita da cheerleader
  • La piramide umana

Dopo poche settimane, esattamente il 15 settembre la mia scuola doveva sfilare insieme a tutti i collegi privati della città, per il giorno di indipendenza nazionale. Ogni anno ogni scuola gareggiava con una squadra di cheerleader, una banda, un gruppo di padillonas e molte altre cose tipiche.
Le prime settimane scolastiche sono state differenti dalla solita routine, ogni giorno avevo circa 4 ore di allenamento con il mio gruppo di cheerleader e le restanti ore ero impegnata a seguire lezioni noiose e ancora incomprensibili per me.
Torniamo al mio famoso primo giorno di scuola, quando, dopo aver accettato di essere una cheerleader, mi sono ritrovata nel cortile centrale, tra un gruppo di ragazze che canticchiavano canzoncine inglesi. L'allenatrice, tutta felice di conoscermi e avere nella propria squadra una ragazza straniera, ha subito voluto insegnarmi le coreografie migliori imparate, fino a quel famoso per me, 21 agosto. Ed ecco così che iniziamo dalle piramidi. Oltre a High school musical, Camp Rock o le tipiche serie americane, mai in vita mia avevo visto una piramide di ragazze, e in solo pochi minuti mi sono trovata a farne parte di una. Non è stata affatto una buona idea, perché sono riuscita a trasformare il mio primo giorno di scuola nel giorno più imbarazzante della mia vita. Quelle stupide, orrende e scivolose ballerine che mi fanno indossare quotidianamente, mi hanno tradita fin dall’inizio. Mi trovavo nel secondo piano di una semplice piramide, quando, non abituata a indossare queste “bellissime” scarpe, una mi scivolò, e nel cercare di afferrarla, io stessa mi sono trovata per terra con lei. Lascio a voi lettori immaginare la situazione. Per me è stata molto, ma davvero molto imbrazzante. Essendo la novità del giorno, la maggior parte della scuola mi stava osservando, e io, risposi così ai loro sguardi. Mi era colpita forte un ginocchio, ma per orgoglio personale dissi che non mi ero fatta nulla e stavo bene. Per questo motivo amo intitolare il mio primo giorno di scuola così: Vita da cheerleander? Carriera fallita.Dopo questo piccolo/grande problema ho conosciuto alcuni miei professori e ho ascoltato le prime lezioni, anche se di quello che mi dicevano capivo ben poco. Quello che più mi ha affettata in questa giornata è come tantissimi ragazzi mi guardavano e mi facevano strane domande sull’Italia, pensando quasi che provenissi da un paese di un altro mondo.
Visto che la mia carriera da cheerleader non è iniziata nel miglior modo, il finale vi sconvolgerà. Dopo settimane di allenamenti, il 15 settembre, giornata di indipendenza nazionale, ho sfilato e gareggiato con tutte le cheerleaders delle differenti scuole della città, e dopo ore di fatica io e il mio gruppo siamo risultate le vincitrici.
Tutte le ore passate sotto il sole e tutti gli allenamenti con una temperatura media di 40° hanno portato a un buon risultato. Ho capito che tutto è possibile nella vita, in ogni stato del mondo, il trucco uguale: impegnarsi e dare il meglio di sé in ogni cosa che si fa.


Giorgia

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