Honduras, la parte più bella della mia vita

Enrico

Da Siracusa in Honduras per un anno

Da più di cento anni AFS da la possibilità a migliaia di ragazzi di poter partire in qualsiasi parte del mondo e di vivere un’esperienza così bella e costruttiva che è difficile da spiegare a parole. Io sono uno di quei ragazzi che è partito, e come tutti avevo le mie paura, le mie proccupazioni e le mie ansie che sono completamente normali per un ragazzo della mia età. Mi ricordo il giorno prima della partenza, quella notte non riuscì a chiudere occhio, ero troppo ansioso; io non conoscevo nulla dell’ Honduras, per me era un paese completamente sconosciuto e, da quello che avevo letto nei mesi precedenti, mi ero fatto una bruttissima idea di quel paese visto che tutti dicono che là c’era solo criminalità e povertà.
Ma a me non importava, la voglia di partire, di conoscere un nuovo mondo, completamente differente, era più forte di qualsiasi altra paura e preoccupazione.
Questa esperienza è stata bellissima sotto tutti i punti di vista. Sin dal primo momento mi sono trovato benissimo; quando ho conosciuto tutti gli altri ragazzi che dovevano partire con me per un anno, mi sono trovato nelle loro stesse difficoltà e nelle stesse preoccupazioni. Ho legato con loro dal primo istante, nei giorni che abbiamo passato insieme ho imparato a conoscerli e adesso sono diventati dei veri e propri amici, sopratutto con quelli che sono nella mia stessa città, in totale siamo otto italiani.
All’arrivo in Honduras mi sentivo completamente perso e immerso nella comunità locale; il campo di formazione a Tegucigalpa è stato di vitale importanza perchè ci hanno spiegato davvero che cos’era Honduras, ci hanno sfatato tutti quei miti e quelle leggende e ci hanno fatto scoprire il vero lato dell’Honduras.
  • Insieme agli altri studenti AFS
  • Senior's entrance
  • Enrico e Daniel, il suo migliore amico

L'Honduras di Enrico

Non potrò mai dimenticare il primo incontro con la famiglia.. è stata un’emozione unica. Quando mi hanno visto mi hanno abbracciato tutti e in quel momento mi sono sentito davvero amato, capendo che quella sarebbe stata la mia famiglia e non solo persone che mi avrebbero ospitato per un anno. Ho trovato una somiglianza incredibile tra questo paese e la mia Sicilia, la gente è calorosa e amichevole, ti trattano come se fossi un figlio, un fratello, un amico sin dal primo istante. Non mi potrebbe essere capitata una famiglia migliore di questa. Io sono il fratello maggiore, visto che i miei genitori sono giovanissimi, di una ragazzo di undici anni e una bambina di 6 anni, è sempre stato il mio sogno esserlo perchè in Italia ho una sorella maggiore.
Però c’è da dire che ho passato momenti difficili e di incomprensioni soprattutto nei primi mesi, come credo che sia normale, ma adesso dopo quasi otto mesi mi sento completamente parte integrante della famiglia, del mio gruppo di amici e della comunità in generale.
Un momento particolarmente emozionante è stato la Senior’s entrance. Mi ricordo esattamente quando mia mamma mi lasciò nel ristorante dove si erano riuniti tutti i miei compagni di scuola, avevo una paura folle di conoscere tutti quanti, non conoscevo nessuno, ero solo un povero italiano buttato in pasto ai lupi.. Mia mamma mi rassicurò, mi disse che era normale avere paura ma che mi avrebbero trattato sin da subito come un loro compagno e come amico. E così è stato, tutti si sono avvicinati a me perchè volevano conoscere “el italiano”. Mi toccavano, mi guardavano, mi parlavano e mi abbracciavano tutti felici e emozionati e io solo potevo sorridere e restare fermo. Dopo aver mangiato al ristorante è stata completamente una pazzia: tutti e 40 siamo saliti su delle macchine, quod, camion, furgoncini e abbiamo fatto una sfilata fino a scuola. Mai mi sarebbe venuto in mente di poter fare una cosa così in vita mia, ma è stato qualcosa di incredibile.
Il sistema scolastico è completamente diverso da quello italiano: io sono in una scuola bilingue e quindi il sistema è quello nordamericano, esattamente come si vede nei film. La cosa più difficile da accettare è stata la divisa: non mi è mai piaciuta e tutt’ora non mi piace ma devo metterla.
Per il resto i momenti passati a scuola sono stati i migliori; i maestri hanno da subito capito le mie difficoltà e mi hanno aiutato moltissimo, così come anche i miei compagni. All’inizio ero sempre io al centro dell’attenzione ma, dopo che mi hanno conosciuto, hanno perso interesse, eccetto per un gruppo di ragazzi che sono quelli che oggi posso considerare come veri amici.
In questi mesi non c’è mai stato un giorno triste o noioso, mi sono inscritto in piscina e in palestra, un po’ per passare il tempo e un po’ per non ingrassare... Qui il cibo è qualcosa di strepitoso, così vario e esotico che le prime volte che l’ho assaggiato quasi morivo dall’estasi. L'unica cosa cattiva è che tutto il cibo è fritto, e quando dico tutto è tutto. Ho cominciato ad apprezzare e ad amare i fagioli, il platano e l’avocado, che adesso sono diventati parte essenziale della mia vita. Anche io ho fatto provare la cucina siciliana e italiana alla mia famiglia, ricordando tutti gli insegnamenti di mia nonna e di mia mamma, cucinando pasta alla Norma, lasagne, pizza, tiramisù ecc... Ovviamente la mia famiglia si è innamorata della cucina italiana e tutte le domeniche devo cucinare io in casa.
Mia mamma ospitante mi ha sempre trattato come un figlio, e, a parte i privilegi, ci sono anche i doveri. I primi mesi mi ha massacrato perchè doveva farmi capire “come funziona in Honduras”, facendomi lavare il pavimento, il bagno o i piatti, ma a me non dispiaceva e lo facevo volentieri. Nei mesi successivi ovviamente si è addolcita e quindi ha deciso di risparmiarmi alcuni lavoretti a patto che io cucinassi.
In questa esperienza ho incontrato delle persone fantastiche, degli amici che nemmeno potevo sognarmi. In particolare ho stretto amicizia con un ragazzo, Daniel, che adesso è il mio migliore amico. Con lui ho condiviso praticamente tutto da quando sono arrivato: gioia, dolore, tristezza e felicità. Ci siamo sempre supportati a vicenda e sono sicuro che non lo dimenticherò mai per tutta la vita. Mi ha fatto comprendere a pieno la cultura dell’Honduras, mostrandomi le tradizioni e le usanze di questo bellissimo paese che mi ha rubato il cuore.Questa, senza dubbio, è stata l’esperienza più bella della mia vita e mi ha aiutato tantissimo a maturare, a superare quei problemi che mi sembravano impossibili come imparare un’altra lingua o inserirmi in una comunità completamente differente dalla mia.

Enrico

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