Il mio anno in Lettonia

Giulia

Da Padova in Lettonia per un anno

"In Lettonia?!" mi hanno chiesto tantissime persone quando davo loro la notizia della mia partenza, domanda subito seguita da "e dov’è?". Gli italiani direbbero "vicino alla Russia", i lettoni sottolineano "sotto la Finlandia". Un Paese sconosciuto a tantissime persone e spesso confuso con Estonia e Lituania. E così era anche per me.
Quando ho saputo che sarei partita per uno dei paesi baltici ero un po' perplessa. "Sarei potuta andare in Sudamerica al caldo! O perché no, in Russia? Così, tornata in Italia, a scuola non avrei avuto problemi a parlarlo (studio russo al liceo)!".
Quando ho conosciuto gli altri otto ragazzi che sarebbero partiti con me, ho appreso che anche loro dubitavano un po' su questo Paese. Ma positivi e pieni di entusiasmo abbiamo preso l'aereo per Riga. E più sto qui, più sono convinta che questo è il Paese adatto a me.
Positivi e pieni di entusiasmo abbiamo preso l'aereo per Riga. E più sto qui, più sono convinta che questo è il Paese adatto a me.Ricordo l'emozione una volta scesi dall'aereo e l'agitazione quando fu l'ora di incontrare le famiglie. I volontari ci avevano ammonito: "La prima impressione è quella che conta. Non sprecatela, si può dare una volta sola!". A me è capitata una famiglia meravigliosa. Un papà riservato ma molto gentile e sempre disponibile, una mamma pronta con qualche domanda e argomento per togliere l'imbarazzo dei primi minuti e due sorelline bellissime (capelli biondi biondi e occhi azzurrissimi!).

È invece stata più dura farsi degli amici in classe e scambiarsi frasi diverse dall'"Abbiamo verifiche domani?" o "Mi presteresti la matita, per favore?”. Ma, munita di buon cibo italiano preparato da me, di un sorriso, di tanta curiosità e determinazione, sono riuscita a rompere un po' il ghiaccio che avvolge il cuore dei lettoni. E devo dire che dopo sette mesi il risultato si vede eccome! Abituata agli abbracci, al doppio bacio italiano quando ci si saluta, non riuscivo a capire come loro si potessero limitare ad un ciao quando entravo in classe. Continuavo a chiedermi il perché della loro freddezza. "Aspetta e vedrai", mi continuava a ripetere la mia mamma ospitante sorridendo.

Quando è arrivato l’inverno, ho capito tutto. Solitamente le temperature scendono sotto zero, gennaio l’hanno spesso passato con -25 gradi e i ragazzi vanno a scuola che è ancora buio e la neve arriva sopra il ginocchio. La luce si vede per non più di cinque ore. E con la neve che ricopre case e strade di un bianco candido, il buio che scende alle 15, il caminetto acceso, hai solo voglia di stare davanti alla tv o di leggere un libro con una tazza di cioccolata calda. Anzi no, qui bevono té. Se hai sonno, se hai freddo, se stai male… il consiglio lettone è quello di bere té. Aiuta per davvero! E così ho spiegato un'altra cosa che caratterizza questa popolazione: la pigrizia. Anche io, che sono una ragazza che ha sempre voglia di fare e non ama poltrire sul divano, devo dire che mi sono lasciata vincere un po' da essa. Ma nonostante il freddo e il buio è difficile trovare qualche bambino o adolescente che non abbia un'attività extrascolastica. Chi pratica sport, chi frequenta la scuola di musica o arte, chi balla, chi canta.
A me è capitata una famiglia meravigliosa.

Il calore della famiglia e degli amici nella Lettonia di Giulia

I lettoni ci tengono molto alle loro tradizioni, infatti. Bimbi, giovani, adulti e addirittura persone più anziane si ritrovano per ballare le danze popolari (tautas dejas) con i tipici costumi. E tante persone partecipano ad un coro dove cantano con orgoglio canzoni nella loro lingua. Era una cosa strana inizialmente. Tutto questo patriottismo per un Paese minuscolo (sono circa 2 milioni di abitanti). Ma poi imparando la loro storia (sono stati conquistati da tedeschi, svedesi e russi e sono indipendenti da poco più di vent’anni) ho capito che è qualcosa di veramente bello. I lettoni sono orgogliosi della loro nazione. Come lo sono i lituani e gli estoni. Ed è una cosa che noi abbiamo purtroppo dimenticato: essere fieri della nostra Italia.

Ora siamo ad aprile. I lettoni si sono stupiti di come l'inverno sia finito presto. Ci sono già 15 gradi ed è ora di tirare fuori biciclette e pattini. I giardini vengono ripuliti, adesso che tutta la neve si è finalmente sciolta. I bambini tornano a giocare fuori. Il sole splende nel cielo azzurro senza nessuna traccia di nuvola. Gli alberi stanno riprendendo colore e il ghiaccio sui fiumi è quasi del tutto sciolto. È stato qualcosa di meraviglioso assistere a come tutto si è risvegliato. La natura, ma anche le persone. La primavera è sempre tanto attesa. Per forza! Dopo sei mesi di inverno! Con gli amici esco più spesso cercando di dimenticarmi che presto sarà tutto finito. E non vi dico l'emozione quando la sorellina di cinque anni mi ha dato il primo abbraccio e mi ha detto "es tevi milu" (ti voglio bene), dichiarando che tornerà in Italia con me.
È stato meraviglioso assistere a come tutto si è risvegliato. La natura, ma anche le personeAnche se questa meravigliosa avventura non è ancora terminata, in diciassette anni che ho vissuto posso definire questo l'anno più bello della mia vita. Perché? Beh… innanzitutto ho una seconda fantastica famiglia che mi ha fatto sentire sin dall'inizio un membro di essa. Ho conosciuto persone che non dimenticherò mai e con cui spero di rimanere amica, sono cresciuta, sono più sicura di me stessa e sicuramente più autonoma. Ovviamente ci sono stati momenti in cui ero un po' giù o in cui avevo nostalgia di casa (pochissimi per fortuna!), ma il valore di questa esperienza è davvero enorme. Infatti qui ho scoperto il significato di felicità e l’ importanza dell'amicizia. Quando mia mamma mi aveva proposto di partire, ero molto preoccupata per la scuola. Ma durante l'anno che non ho passato seduta sul banco a studiare grammatica russa o formule di fisica, ho imparato delle cose che non dimenticherò mai. Lezioni che mi serviranno per la vita intera. Per questo non smetterò mai di ringraziare i miei genitori per avermi permesso di partire, anche se so che non è stato facile vedermi andare via, Intercultura per questa meravigliosa opportunità, Cariparo per aver permesso che questo sogno si avverasse e tutti i miei amici, italiani e non, che mi stanno accanto e mi sostengono.

Due giorni fa ho scritto ad una compagna di classe in lettone (lingua difficilina, eh!) e lei mi ha risposto "potresti proprio definirti lettone ora!". Eh sì, adesso posso proprio chiamare la Lettonia "casa" e definirmi con orgoglio 1/3 italiana, 1/3 tedesca e 1/3 lettone!
Non smetterò di ringraziare i miei genitori per avermi permesso di partire, anche se so che non è stato facile vedermi andare via, Intercultura per questa meravigliosa opportunità, Cariparo per aver permesso che questo sogno si avverasse e tutti i miei amici, italiani e non, che mi stanno accanto e mi sostengono.

Giulia

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