Il personale è politico

Intervista a Giulia Bortolotti

Ex partecipante ad un programma annuale in Honduras nel 2010

Questa è una delle 17 interviste a ex partecipanti ai programmi di Intercultura che attualmente si occupano di progetti "sostenibili" che rispondono agli obiettivi proposti dalle Nazioni Unite con l'Agenda 2030. Intercultura ha aderito all'Alleanza Italiano per lo sviluppo Sostenibile (ASVIS), l'iniziativa nata per far crescere nella società italiana la consapevolezza dell'importanza dell'Agenda globale per lo sviluppo sostenibile.


Obiettivo 5 - Parità di genere. Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze.


Intervista a Giulia Bortolotti, 27 anni. Si definisce femminista e vegetariana, con una forte intolleranza verso le ingiustizie e l’abuso di potere. Di sangue italiano e cuore latino, ama ballare la salsa e tutti i ritmi caraibici, la cumbia, i camping in spiaggia, il rock argentino, il sense of humor messicano, le baleadas, il fernet-cola e il gusto raffinato italiano. Crede nella democrazia e spera che un giorno tutte e tutti possano farne parte e sentirsi rappresentate/i. Nel 2017 si è trasferita a Panama per un tirocinio presso l’ufficio regionale dell'America Latina e i Caraibi di ONU Mujeres, l'entità delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile. Dopo i quattro mesi di stage è arrivata l’assunzione e, con essa, la responsabilità di gestire progetti che promuovono la partecipazione politica e i diritti politici delle donne, all’interno di un contesto estremamente sessista e discriminatorio. Il suo motto è “pasarla bien y gozar de la vida!”.



Cos’è per te l’uguaglianza di genere e come porti avanti l’obiettivo 5 nel tuo quotidiano?
Credo che il femminismo sia una presa di coscienza: un'analisi quotidiana di relazioni e ruoli, del proprio linguaggio. Ora noto e do molto più valore al lavoro extra non pagato che svolge tutti i giorni mia mamma a casa. La forza delle mie colleghe che riescono a gestire da sole il telelavoro e la formazione virtuale dei figli. Sono molto attenta a utilizzare un linguaggio inclusivo, a scegliere e costruire le mie relazioni sulla base del rispetto, dell'uguaglianza e della libertà, ma soprattutto cerco di valorizzare la bellezza e le capacità delle donne che mi circondano, senza entrare nel circolo tossico della competizione che ci separa e ci indebolisce. Unite abbiamo dimostrato di poter raggiungere grandi traguardi.

Come ti sei avvicinata al tema dell’uguaglianza di genere e come sei arrivata a Onu Mujeres?
Il mio avvicinamento al femminismo è nato durante i miei studi in filosofia, leggendo di donne forti dai pensieri rivoluzionari che scardinavano strutture convenzionali e antiquate. All'età di 3 anni mio padre mi metteva in piedi sul marmo della cucina e mi faceva improvvisare discorsi: era la mia piccola "campagna elettorale personale". Vent’anni dopo ho iniziato a capire il significato di "Il personale è politico". Non accettavo che mi dicessero che non potessi fare qualcosa, ancor meno per essere nata donna. Ho scritto una tesi su Simone Weil, filosofa francese, e la sua visione dei diritti umani.

Durante un master a Madrid ho conosciuto Julio Nogueira, professore argentino fondatore di un programma di educazione in diritti umani, con il quale ho iniziato il mio primo vero lavoro di ricerca sulle questioni di genere. Pochi mesi dopo sono andata con lui a Rosario, in Argentina, a lavorare su progetti di formazione per le superiori e l’Università. L'Argentina mi ha fatto vivere e amare il femminismo, comprenderlo e ammirarlo nelle sue multiple sfumature; ha cambiato totalmente il mio modo di vivere le relazioni con gli altri e soprattutto con me stessa. Solo due anni prima nasceva, proprio in Argentina, il movimento #NiUnaMenos e a Rosario veniva organizzato l'Encuentro Nacional de Mujeres, dove più di 90.000 donne si sono riunite per porre fine all'interminabile succedersi di femminicidi nel Paese. Ho scoperto la sororitá tra donne, l'ascoltarsi e il sostenersi senza invidia e senza competizione. Qualche mese dopo ho fatto domanda per un tirocinio a ONU Mujeres, con l'idea di formalizzare i miei studi, le mie passioni e iniziare un percorso di decostruzione personale, sociale, culturale e istituzionale per un mondo un po' meno diseguale e più sostenibile.

Quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato sul tema tra l’America Latina e l'Italia?
In America Latina il movimento femminista è invece molto forte e ha ottenuto enormi progressi in ambito formale/legale anche perché, ahimé, ha tuttora altissimi livelli di morti e violenze per motivi di genere. In Italia, invece, ci sono ancora tanti tabù. Credo che siamo troppo orgogliosi, così fieri di chi siamo, che a volte ci impedisce di progredire, di innovare. In quanto all'uguaglianza di genere, siamo molto più indietro di molti paesi europei e latinoamericani. Sembrerà un cliché, ma credo davvero che in questa lotta l'unione faccia la forza. Iniziamo a parlare di uguaglianza di genere, ma non è ancora un tema dell’agenda politica.
Quanto ha influenzato nella tua vita personale e lavorativa l’esperienza all’estero in Honduras nel 2010/2011?
L'anno all'estero ha marcato senza dubbio un prima e un dopo. Innanzitutto ho scoperto di avere una grande attrazione per la cultura latina, in tutta la sua diversità e le sue contraddizioni. Inoltre, grazie allo spagnolo, si sono aperte le porte di molti Paesi dell'America Latina.
È stato un anno di scoperte, di analisi, di avventure, di divertimento. Senza dubbio un anno di crescita: ho conosciuto e vissuto in una cultura molto maschilista, che mi ha aperto gli occhi sui miei privilegi in quanto donna europea. Credo che sia un'esperienza che ti metta faccia a faccia con le tue paure, spesso in modo brusco, e una volta affrontate e superate, il coraggio acquisito è il motore per tutto ciò che verrà dopo.

Cosa diresti alle ragazze e ai ragazzi che devono decidere di iscriversi al concorso di Intercultura?
Congratulazioni, avete scelto di fare un investimento su voi stessi e sul vostro futuro. Genitori e insegnanti dovrebbero essere fieri di voi, del vostro coraggio e della vostra curiosità. Godetevi ogni minuto dell’esperienza con uno spirito analitico e critico, cogliendo e facendo vostri gli aspetti positivi della nuova cultura e valorizzando ciò che di positivo c'è nella nostra. Mettetevi in discussione, ma siate voi stessi. ¡Que disfruten!

Intervista a Giulia Bortolotti

Ex partecipante ad un programma annuale in Honduras nel 2010

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