In memoria di Ege Okant, la mia assistente
Gaia
ex partecipante ad un programma scolastico annuale in Turchia nel 2015/16
Ci sentiamo vicini alle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia e Siria. In particolare i nostri cuori sono con AFS Turchia, ulteriormente colpita dalla notizia della scomparsa di Ege Okant, ex partecipante a un programma scolastico in Costa Rica. Ege è stata anche volontaria in Turchia e nel 2019/20 presso l’ufficio di AFS Danimarca.
Lettera di Gaia Rea, da Napoli in Turchia per un programma scolastico annuale nel 2015/16
Lettera di Gaia Rea, da Napoli in Turchia per un programma scolastico annuale nel 2015/16
Ege era quella persona che, entrando in una stanza, ne cambiava l’atmosfera, i colori, i suoni.
Fin da subito mi colpì la sua determinazione, la capacità di mettere sempre gli altri a proprio agio, il modo inquisitivo in cui guardava il mondo. Era impossibile non sentirsi disarmati davanti alla sua straordinaria intelligenza e sicurezza di sé, dall’allegria incandescente che la contraddistingueva e travolgeva chiunque la incontrasse.
Ege è stata la mia volontaria e mentore durante il percorso di Intercultura. E si vedeva che teneva particolarmente a cuore quel ruolo - che AFS, il volontariato, e il contatto con le altre culture fossero parte integrante della sua identità piuttosto che addizioni su un curriculum. Di lei e di quell’anno ricordo lo sguardo rassicurante e le parole di incoraggiamento nei momenti più critici. Il modo eccentrico ed energetico con cui ballava. I capelli riccissimi che le incorniciavano il viso. Il sorriso stampato in faccia e il tono della voce alto, squillante. L’energia incredibile che la elettrizzava e che elettrizzava gli altri quando le stavano accanto. La sua limpidissima empatia. La sua onestà disarmante.
Fin da subito mi colpì la sua determinazione, la capacità di mettere sempre gli altri a proprio agio, il modo inquisitivo in cui guardava il mondo. Era impossibile non sentirsi disarmati davanti alla sua straordinaria intelligenza e sicurezza di sé, dall’allegria incandescente che la contraddistingueva e travolgeva chiunque la incontrasse.
Ege è stata la mia volontaria e mentore durante il percorso di Intercultura. E si vedeva che teneva particolarmente a cuore quel ruolo - che AFS, il volontariato, e il contatto con le altre culture fossero parte integrante della sua identità piuttosto che addizioni su un curriculum. Di lei e di quell’anno ricordo lo sguardo rassicurante e le parole di incoraggiamento nei momenti più critici. Il modo eccentrico ed energetico con cui ballava. I capelli riccissimi che le incorniciavano il viso. Il sorriso stampato in faccia e il tono della voce alto, squillante. L’energia incredibile che la elettrizzava e che elettrizzava gli altri quando le stavano accanto. La sua limpidissima empatia. La sua onestà disarmante.
Erano tanti anni che non ci parlavamo. L’ultimo messaggio, risalente al 2017, era di quando ero a Istanbul ma non riuscimmo a vederci. Mi disse: “non fa niente, piccola mia, la prossima volta che vieni ti devo offrire un caffè”. Poi io a Istanbul non ci sono più stata. Ho osservato la sua vita da lontano: la laurea in legge, il trasferimento in Nord Europa, l’inizio del lavoro a AFS Copenaghen, il master in Cultural Studies, I viaggi in Norvegia, nei paesi Balcani, in America latina. Tutta la sua vita l’ha dedicata alla lotta dei diritti umani, alla promozione del dialogo socio-culturale e la rappresentazione dei gruppi più vulnerabili e marginalizzati. Quante vite che ha toccato Ege. In quante lingue ha parlato, amato, costruito. Quante persone ha aiutato e supportato nella sua breve, straordinaria vita.
È agghiacciante e incomprensibile che domani io debba svegliarmi in un mondo in cui Ege non esiste, in cui i suoi desideri, ambizioni, e speranze non riusciranno mai più a materializzarsi. Oggi mi commuovo ricordando la sua umanità, il suo desiderio di giustizia, la bellezza che ha portato nella mia vita e in quella di coloro che l’hanno conosciuta. Sorseggio un caffè in suo onore e penso a Istanbul, agli incontri in sospeso, alle cose che non ho mai più avuto l’opportunità di dirle. Vorrei trovare un senso al vuoto incontenibile che si è lasciata alle spalle, a quel vuoto ricolmo di tutte le cose che è stata -figlia, sorella, amica, studentessa, avvocata- e di tutto ciò che non sarà. Joan Didion scriveva “Ricordare cosa significa essere me. È sempre quello il punto”. Ricordare la persona che è stata, la persona che sarebbe stata. Forse è questo il punto.
È agghiacciante e incomprensibile che domani io debba svegliarmi in un mondo in cui Ege non esiste, in cui i suoi desideri, ambizioni, e speranze non riusciranno mai più a materializzarsi. Oggi mi commuovo ricordando la sua umanità, il suo desiderio di giustizia, la bellezza che ha portato nella mia vita e in quella di coloro che l’hanno conosciuta. Sorseggio un caffè in suo onore e penso a Istanbul, agli incontri in sospeso, alle cose che non ho mai più avuto l’opportunità di dirle. Vorrei trovare un senso al vuoto incontenibile che si è lasciata alle spalle, a quel vuoto ricolmo di tutte le cose che è stata -figlia, sorella, amica, studentessa, avvocata- e di tutto ciò che non sarà. Joan Didion scriveva “Ricordare cosa significa essere me. È sempre quello il punto”. Ricordare la persona che è stata, la persona che sarebbe stata. Forse è questo il punto.
Gaia
ex partecipante ad un programma scolastico annuale in Turchia nel 2015/16