Siamo accoglienti?

Patrizia Bacuzzi Rota

mamma di Guglielmo, Lorenzo e Bruna e mamma ospitante di Aum e Seamus

Quando ci chiedono cosa ci spinge ad ospitare studenti dall’estero per un anno: la prima volta successe che avevamo la camera libera perché nostro figlio era partito per fare l’anno all’estero. Il nostro pensiero era stato spontaneo: qualcuno, una famiglia sconosciuta, ospiterà nostro figlio. Perchè non farlo a nostra volta?


Ci sembrava un modo per “ricambiare” anche se non direttamente all’altra famiglia, volevamo comunque metterci alla prova e dimostrare a noi stessi se eravamo in grado e capaci di farlo. (non vi chiedete mai se siete accoglienti? Io sí me lo sono chiesto tante volte!)
Mi chiamo Patrizia e sono mamma di tre figli, due ragazzi di 30 e 20 anni e una ragazza di 16. Con mio marito Emanuele, Lorenzo e Bruna abitiamo in un paesino della provincia di Bergamo immerso nel verde, vicino a un oasi del wwf. Mio figlio Guglielmo abita in un paese vicino a noi. Abbiamo tre cani, una gattina e un giardino.
Mio marito é nato e cresciuto sempre nello stesso paese ma ha sempre amato viaggiare ed ha visitato molto, anche prima di conoscermi. É sempre affascinato quando racconto della mia famiglia e dei miei parenti ed ora vi spiego il motivo.
Io provengo da una famiglia interculturale.
Mio padre era bergamasco: i fratelli di mio nonno furono pionieri in Honduras e nelle Americhe, ho un libro che narra di come fondarono una città. Il fratello di mio padre si trasferí in Messico negli anni 50 e si fece una famiglia là.
Mia madre invece di origine friulana nacque in Francia, paese in cui restò sua sorella e diversi cugini, mentre suo fratello andò a vivere in Brasile. Ho cugini in ogni parte del mondo, Asia a parte, e io stessa ho passato tutte le mie vacanze estive in Francia, le festività in Friuli e a 14 anni un anno in Messico dagli zii. I miei genitori fin da giovani hanno sempre avuto una mentalità “interculturale” dovuta alle esperienze della loro vita, alla situazione economica italiana nel dopo guerra, ma anche di tanta voglia di sperimentare e mettersi in gioco. Loro stessi sono stati migranti per lavoro e si sono conosciuti in svizzera.
In “casa” mia dialetti e lingue a volte si intercalavano come se fosse la cosa più naturale del mondo e in una Bergamo in cui non vedevi stranieri, arrivavano ogni anno in vacanza i miei cugini messicani a portare scompiglio e vivacità.
Voi penserete che forse visti i miei trascorsi e la mia famiglia per me ospitare ragazzi stranieri sia naturale e ovvio. Ma non é così. Ho scritto in “casa” mia virgolettato per un motivo.
In realtà io ho avuto un’infanzia sempre a contatto con molte persone perché i miei erano anche ristoratori, ho vissuto e fatto i compiti di scuola spesso in un bar, nel ristorante e dentro un hotel, a seconda di dove ci trovavamo in quel momento. Da piccola invidiavo chi aveva una casa ”privata”. Per questo una volta adulta ho desiderato avere una casa stabile, una famiglia e soprattutto la nostra privacy. Ci tengo davvero tanto, al privato, perché mi é mancato.
Ospitare uno studente in una famiglia é accoglierlo nell’ intimità della tua casa, non é come ospitare in un hotel o in un ristorante, é molto diverso perché non é un lavoro, ed io avevo paura.
La prima volta che ospiti é un salto nel buio, non sai cosa aspettarti. Temi che la stabilità e la calma che ci hai messo tanto a conquistare vadano all’aria, così è stato per me, ero combattuta. Hai mille dubbi, incognite e domande.
Ma ecco che arrivano a casa tua due volontari di Intercultura e si raccontano: da noi é arrivata una coppia che aveva ospitato molte volte. Un padre e una madre “interculturali” che ci hanno raccontato di ragazze e ragazzi tutti diversi che erano “passati” da casa loro. Uno dei miei cani ha fatto la pipí sui pantaloni di questo dolce papà, ma lui non ha fatto una piega! Non era mai successo prima(del cane) ma quello che ci ha colpito di questa coppia, era di come parlavano di quei ragazzi che ora sono degli adulti che hanno figli e famiglia. Di come nel tempo avevano mantenuto un rapporto incredibile con loro, e soprattutto di come brillavano loro gli occhi mentre lo raccontavano. Quei ragazzi cresciuti che ancora andavano da loro o scrivevano e telefonavano, che ancora incontravano in Italia o in giro per il mondo.
E cosí il settembre successivo a quella visita arrivò Aum, la nostra prima ragazza (Thailandese). Non sapevo nulla dei thailandesi ma prontamente Intercultura mi ha chiesto di partecipare on line a una video conferenza per spiegarci la cultura generale di questo popolo, un minimo di preparazione ci voleva ed è stato interessante, anche rispondente alla realtà.

Ospitare questa ragazza splendida Chayanist Tianchu (questo il suo vero nome) é stata una crescita per tutti noi, mi ha permesso di apprezzare la sua delicata presenza, sempre educata, sempre pronta ad aiutare, sempre precisa ed ordinata e di una dolcezza straordinaria.
Purtroppo il covid ha interrotto la sua permanenza in modo drastico e inaspettato, dopo circa sei mesi e mezzo, ha dovuto rientrare di fretta tra lacrime nostre e sue, perché non sapevamo bene cosa stesse succedendo e di come il virus avrebbe cambiato il mondo in poco tempo!
Ho imparato da questa ragazza ed altri ragazzi asiatici che ho avuto modo di osservare qui in Italia, ospitati da altre famiglie, che sono autonomi, rispettosi delle regole e piuttosto silenziosi. Non sono abituati a manifestare i loro pensieri apertamente, ma pian piano assorbono la nostra modalità di relazionarsi.


Comunicano sempre di piú, meglio e soprattutto manifestano le loro emozioni anche se timidamente.


Per una famiglia al suo primo approccio con intercultura e l’ospitalità, consiglio sicuramente i ragazzi asiatici, perché hanno un incedere delicato nelle nostre famiglie! Questa ovviamente é la mia opinione personale.
Anche nostro figlio dopo sette mesi e mezzo ha dovuto rientrare, ma alla prima richiesta di Intercultura di ospitare senza pensarci troppo abbiamo di nuovo detto :sí. Perché?
In questo secondo caso le date erano tutte sbagliate, covid aveva sconvolto i programmi, il normale svolgimento scolastico, perfino gli spostamenti. Alcuni paesi erano chiusi, arrivavano pochi ragazzi e potevano frequentarsi poco, le famiglie intimorite.. abbiamo sentito che era un investimento sulla fiducia. Ci siamo contrapposti al peso della paura. Per me é stato cosí! Tu covid ci chiudi le porte? Eh no ed io le apro queste porte!
Sí alle misure di sicurezza, sí ai vaccini, no alla paura!
Seamus é arrivato in questo clima da Wawatosa vicino a Milwakee nel Wisconsin.
La cittá delle Harley e di Happy Days ci avrebbe portato di nuovo gioia, ne ero certa. E cosí é stato 10 mesi di Seamus Barth piena di scoperte su di lui e su di noi.
Ritorna la domanda: sono accogliente? Siamo accoglienti? I miei figli lo sono!? Lo saranno?
Prima di qualsiasi altra cosa desidero questo dai miei figli: che siano gentili e accoglienti nel mondo, che non siano egoisti o razzisti, che non giudichino gli altri, ma che sappiano aprire le loro braccia con amore e senza giudicare.
Non sono domande a cui voglio rispondere adesso. Bisogna poter rispondere col tempo, con le azioni grandi e piccole di ogni giorno. L’accoglienza non é fatta solo di grandi gesti. E se mio figlio Lorenzo é tornato dal suo viaggio interculturale molto cresciuto e maturo, anche noi siamo cresciuti ospitando.
L’ospitare ti cambia, allarga gli orizzonti e apre la mente, succede a te e a tutti quelli che vivono con te, soprattutto ai nostri figli fa un gran bene condividere quello che hanno, non sono più completamente al centro dell’attenzione ma tutti insieme con creatività ci si occupa della new entry!


Accoglienza certe volte é anche tolleranza, la scala delle cose essenziali cambia.
Seamus per esempio ama cucinare e addio cucina in ordine e pulita “a modo mio” ma dovevo mettere sul piatto della bilancia da una parte la sua voglia di sperimentare e dall’altra il mio normale controllo della cucina.


Ho lasciato posto a Seamus, ho comprato anche ingredienti che lui chiedeva (anche cose che mai avrei acquistato)sopportato anche bolliture infinite e per me maleodoranti di ossa e carne ( non mangio carne!) ma alla fine ero felice nel vederlo intento a cucinare.


Lo scambio é anche questo: tu ospitato arrivi e respiri la nostra aria, noi respiriamo te, ascoltiamo le tue opinioni, ci rapportiamo col tuo mondo, a volte cozziamo anche con idee lontanissime, ma alla fine ci incontriamo e se anche siamo diversi troviamo la “meraviglia”.
La meraviglia di scrutarti e capire chi sei. Da quale famiglia (modo di pensare) arrivi? Cosa sai, cosa senti, cosa provi?
A volte la mattina Seamus non mi salutava se non con un cenno. Le prime volte ci rimanevo davvero male!


Ma poi ho imparato a conoscerlo, la mattina era ancora troppo addormentato e non ce la faceva proprio! Ho smesso di rimanerci male e quando era in dad gli portavo il cappuccino.. ( spesso faceva colazione all’americana molto tardi e il cappuccino non lo voleva).


Seamus in dad é un’immagine che resterà sempre nei miei occhi: uno sgabello a mo di scrivania in un angolo in sala, il pc appoggiato sopra, lui “seduto” per terra nelle maniera piú improbabile incastrato tra il mobile e il muro!

DAD!!! Che orrore!

Ma lui trovava nuove posizioni ogni giorno, gambe allungate sotto lo sgabello, appoggiate in alto, sdraiato su un fianco per metá, un quadretto che mi faceva sorridere ogni volta che passavo di lì.


Un giorno gli ho detto che nel suo angolino sul parquet ci avrei scritto una S gigante per ricordarmelo (!) ma non ce n’è bisogno, se guardo lá ancora vedo Seamus col suo pc, i libri appoggiati sul mobile, la scatola delle “gomme del ponte alla cannella”( una scatola intera di cartoncino come si vedevano al bar) e il suo astuccio. Nella mia sala quasi perfetta é stato bellissimo accogliere Seamus e il suo disordinato essere in dad. Quasi mi manca.
E di tutto questo cosa ti torna indietro? Di tanto dare affetto, a ragazzi che prima erano sconosciuti, che ti torna?
Non ci avevo mai pensato che dovesse tornarmi qualcosa, ma mi é tornato molto, tanto, anzi no di piú di molto e di tanto.
Senti che questi ragazzi ti considerano davvero parte di sé, davvero diventi un pezzo di famiglia e di cuore.


E sperano di tornare presto, vogliono farlo, e noi li aspettiamo perché quando fanno la valigia già ci mancano.


Ma soprattutto tu hai capito che nel mondo le cose importanti sono sempre le stesse, sempre uguali per tutti. Che non ci sono differenze nel sentire le emozioni, nel provare affetto e nell’avere qualcuno nel cuore, anche se sei a mille miglia di distanza, se hai un’altra religione, se non credi, o parli un’altra lingua, il cuore e l’amore vale sempre allo stesso modo, e questo unisce il mondo e abbatte le barriere.
Ho visto sciogliersi a poco a poco questo ragazzo che faceva fatica a salutarmi, a parlarmi, a raccontarmi, a esplicitarmi le sue idee e il suo sentire. Gli ho sentito dire che voleva tornare presto.


Ho letto in instagram che Aum desiderava tornare in Italia. E poi mi chiedeva se poteva tornare..
Come si fa ad accogliere? Dovete guardare questi ragazzi con gli occhi giusti. Vi ricordate di come avete guardato i vostri figli la prima volta? Di quello che avete provato? Della curiosità di conoscerli nel tempo? In fondo non sapevate ancora nulla di loro.
A questi ragazzi dovete immaginare di dare lo stesso sguardo fiducioso, sono sicura che vi ricambieranno. Date loro la vostra curiosità di conoscerli, sarete ricompensati.
Date loro, sempre, il vostro appoggio, il vostro ascolto.


Non cercano una casa grande, ma una famiglia con un grande cuore.

Hanno bisogno di questo, hanno bisogno di voi.

Anche voi avete bisogno di fare spazio, non tanto in casa perché quello di spazio si trova sempre, ma dello spazio che ancora non sapete di avere, dentro di voi, nei vostri pensieri e nel vostro cuore.
Non abbiate paura di buttarvi in questa esperienza, ci guadagnerete alla grande, vivrete la gioia di essere davvero parte del mondo, di avere davvero le braccia spalancate.


Un grazie infinito a Lisa Henshaw e a suo figlio Trevor â¤ï¸ che hanno ospitato mio figlio Lorenzo a Portland e molti altri ragazzi da tutto il mondo.

Patrizia Bacuzzi Rota

mamma di Guglielmo, Lorenzo e Bruna e mamma ospitante di Aum e Seamus

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