Basta andarci per scoprire che c’è...molto da scoprire!

Davide

Da Torino in Ungheria per un anno

Cosa mi ha spinto a scegliere l’Ungheria come destinazione? Il caso.
In un primo momento mi sono detto: “ma perché proprio l’Ungheria?”. Oggi però sono molto contento di averci trascorso un anno. Penso che in generale il bello sia il partire, indipendentemente dalla destinazione. E poi in Ungheria basta andarci per scoprire che c’è... molto da scoprire!

Per quanto riguarda la scuola, rispetto al sistema scolastico italiano si possono scegliere alcune materie di cui seguire un corso approfondito, sostenere l’esame a fine anno, per poi non seguirle più negli anni successivi. I voti vanno dall’1 al 5, le verifiche scritte sono più brevi e si fanno meno interrogazioni.

La maggior parte del tempo lo passavo a scuola, che non era troppo pesante. Ho imparato l’ungherese grazie ai miei compagni di classe. Nel pomeriggio facevo altre attività scolastiche (o almeno ci provavo: studiare matematica in ungherese è da duri) o stavo con amici di italiani e ungheresi. Altre volte stavo con mio fratello ospitante, spesso uscivamo in bici, avendo la fortuna di vivere in un piccolo centro come Dabas. La sera facevo allenamento di football americano.

Prima di partire in molti mi dicevano che gli ungheresi sono chiusi e timidi ma a me non è sembrato affatto vero: sono molto aperti, ben contenti di conoscere qualcuno di nuovo. Gli studenti anglofoni erano però un po’ meno ben visti perché parlavano sempre inglese. Mi avevano parlato anche di alcuni gruppi xenofobi, però non ho visto niente di tutto ciò. Nessuno dei miei amici ha subito manifestazioni di intolleranza etnica.

Mi sono sentito davvero a casa quando ho cambiato famiglia. Nella prima mi sentivo un po’ un ospite. Intendiamoci: erano carini con me ma un po’ assenti. Con la seconda famiglia mi sono sentito molto più coinvolto, abbiamo fatto tante attività insieme, c’era molto più dialogo, anche se forse ero facilitato dalla mia migliore conoscenza dell’ungherese. C’è da dire che in quest’ultima famiglia la madre ospitante la chiamavo... mamma!

Nel mio centro locale c’erano volontari giovani, con cui abbiamo fatto molte attività, più che altro ricreative, mentre con i volontari più grandi non ho avuto tanti contatti, ma quando ho avuto bisogno del loro aiuto per cambiare famiglia sono stati disponibilissimi. Tra l’altro i primi tre giorni li ho passati dal presidente del centro locale di Budapest, dal momento che la mia famiglia ospitante non era ancora tornata dalle vacanze.

L’anno all’estero è un’esperienza che mi ha obbligato a cercare amici e conoscenze.

La mia esperienza insomma è andata bene. Secondo me all’inizio non volevo cambiare famiglia perché sentivo che, se lo avessi fatto, sarei stato un po’ maleducato, nonostante i problemi che c’erano. Così ho aspettato parecchio per farlo, forse avrei dovuto pensare di più a quello che provavo e sentivo giusto. Quando sono partito ero una persona abbastanza timida e adesso questa cosa è cambiata abbastanza - ora mi sento molto più sicuro ed estroverso. L’anno all’estero è un’esperienza che mi ha obbligato a cercare amici e conoscenze; all’inizio lo facevo per cercare sostegno e poi ho continuato a farlo perché era bello. Ho anche imparato una nuova lingua!

Partite senza pregiudizi. Prima che partissi c’era mia mamma che scalpitava affinché mi informassi, ma onestamente non ho fatto nulla di tutto ciò. Sono partito pensando “Ungheria uguale gulash”, senza conoscere nulla di approfondito e questo mi ha permesso di scoprire tutto da zero: non avere aspettative mi ha messo al sicuro da possibili delusioni. Voglio solo aggiungere un’ultima indicazione: tenete conto che vi divertirete un mondo!

Davide

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