Un Paese sorprendente

Alberto

Da Palermo in Canada per un'estate

Come mi era stato preannunciato dai volontari prima di partire, le mie aspettative sono state smentite. Mi aspettavo che i canadesi fossero tutti un po' perfettini o maniaci della pulizia, mentre in casa mi sono ritrovato ad essere il membro più ordinato della famiglia.

La mia integrazione ed accettazione nel nucleo familiare è stata più rapida di quel che mi aspettassi, merito certamente della mia straordinaria e decisamente multietnica famiglia ospitante.

Riuscire a farsi apprezzare è, invece, risultato più difficile all'interno del gruppo degli altri studenti stranieri. Classici erano infatti gli stereotipi affibbiati a noi italiani, e in particolare a me che sono siciliano: gestualità esagerata durante le conversazioni, pigrizia (leggende metropolitane tramandano che nel nostro paese si inizi a lavorare a mezzogiorno), eccessiva rumorosità, alimentazione interamente basata su pasta e pizza (poveri noi), mafia ovunque. E' stato quindi necessario ridefinire un'immagine più veritiera del nostro Paese: pensate andare a spiegare alla mia sorella ospitante che i "mac and cheese" sono un piatto tipico statunitense e non italiano, o spiegare ai ragazzi tedeschi che dei giudici sono morti per combattere il fenomeno mafioso.

  • Alberto con la famiglia ospitante
  • Gli studenti AFS in Canada per un mese
  • Relax in centro città

Scatti dalla vita di Alberto in Canada

Un elemento che mi ha particolarmente colpito è stato scoprire quanto gli abitanti del posto, e più in generale del continente americano, si facessero suggestionare dai media e quanto poco conoscessero della situazione politica italiana ed europea (malore improvviso a causa della risposta “Mussolini!” alla domanda “Do you know who is the prime minister of Italy?”).

Una delle cose che più mi è mancata - non per alimentare uno stereotipo - è senza dubbio il cibo, e più precisamente la varietà del cibo, dato che a casa non trovavo mai nulla che non fossero salumi, salse, carni o formaggi.

Ho inoltre imparato che non è tutto oro quel che luccica e ad apprezzare alcuni aspetti della nostra legislazione: ad esempio il rilascio delle patenti per veicoli di cilindrata molto elevata all'età di ventuno o ventiquattro anni. Sentendolo raccontare dalle famiglie ospitanti, ho capito che mettere in mano ad un sedicenne una 4000 di cilindrata non è saggio: molti ragazzi infatti muoiono spesso a causa di incidenti fatti ad alta velocità.

Spero che la mia testimonianza, pur non estremamente dettagliata, possa essere utile a chi vuole partire per questa esperienza. Le quattro settimane trascorse in Canada mi hanno dato modo di scoprire un Paese che altrimenti difficilmente avrei visitato e di conoscere dei nuovi amici provenienti da tutto il mondo. Mi auguro di avere la possibilità di poter fare una nuova esperienza con Intercultura l'anno prossimo!

Alberto

Da Palermo in Canada per un'estate

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