Acqua: una risorsa preziosa

Intervista a Noemi Diotti

partita per la Cina poi volontaria, ora in si trova in Kenya a svolgere il Servizio Civile Universale

Questa è una delle 17 interviste a ex partecipanti ai programmi di Intercultura che attualmente si occupano di progetti "sostenibili" che rispondono agli obiettivi proposti dalle Nazioni Unite con l'Agenda 2030. Intercultura ha aderito all'Alleanza Italiano per lo sviluppo Sostenibile (ASVIS), l'iniziativa nata per far crescere nella società italiana la consapevolezza dell'importanza dell'Agenda globale per lo sviluppo sostenibile.


Obiettivo 6 - Acqua pulita e igiene. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.


Intervista a Noemi Diotti, ex partecipante ad un programma di studio all'estero in Cina nel 2014/2015 e volontaria del Centro locale di Alba-Bra. Nata e cresciuta nelle Langhe, a 17 anni parte per la Cina grazie a una borsa Intercultura. Dal paesino alla megalopoli, capisce che la vita è fatta di incontri, emozioni e diversità. La voglia di aiutare gli altri la spinge a diventare infermiera e ora a 25 anni si trova in Kenya a svolgere il Servizio Civile Universale in un ospedale sul lago Vittoria. Sogna che questa possa essere la prima di tante esperienze che la porteranno alla scoperta del mondo e di se stessa.





Abbiamo pensato a te come nostro testimonial l’obiettivo 6. Di cosa ti occupi nel quotidiano, come ti ricolleghi a questo obiettivo?
In Kenya sto svolgendo il Servizio Civile Universale come infermiera, presso il St. Camillus M. Hospital a Karungu, sul lago Vittoria, in una delle zone più povere del paese. Qui la sanità non è pubblica e l'accesso alle strutture sanitarie è difficile per le fasce di popolazione più svantaggiate. Esistono delle assicurazioni a livello nazionale, che però non tutti si possono permettere. Per sopperire a questa mancanza, l'ospedale da ormai diversi anni paga l'assicurazione alle famiglie più povere della comunità. Nonostante ciò, succede ancora che persone bisognose non possano essere curate e che le strutture presenti sul territorio non siano abbastanza rispetto alla richiesta o siano di basso livello. Come ospedale cerchiamo un primis di dare un'assistenza di livello, ma anche accogliere le situazioni di famiglie in difficoltà e dare supporto a queste.
Nonostante la siccità stia colpendo anche l’Italia, l’accesso all’acqua potabile e all’igiene sono due elementi che spesso diamo per scontato. Non in tutti i Paesi però hanno questo privilegio. La tua esperienza in Kenya cosa ti sta insegnando?
Come già detto, qua in Kenya vivo sul Lago Vittoria, uno dei laghi più grandi al mondo. La vita della comunità è strettamente legata al lago, a partire dall'attività lavorativa principale, ovvero la pesca. Quasi nessuno si può permettere l'acqua corrente in casa, quindi avere una fonte d'acqua sempre a portata di mano è una grande risorsa. Le stoviglie e i panni si lavano in riva al lago, così come si fa la doccia. Il problema sorge per quanto riguarda la pulizia, il trasporto e la potabilità dell'acqua. Per prima cosa, lavandosi nel lago c'è la possibilità di contrarre parassitosi. Per poter avere l'acqua potabile in casa poi, questa viene trasportata nei secchi, a volte per molti chilometri, e poi fatta bollire e infine bevuta. Osservare questo processo lungo e faticoso tutti i giorni, mi ha fatto capire quanto un accesso adeguato a un bene essenziale come l'acqua sia importante sia a livello sanitario che sociale per una comunità intera.

Quali sono secondo te le azioni o attenzioni che possiamo mettere in atto quotidianamente per avvicinarci a raggiungere l’obiettivo 6?
Penso che la prima cosa da fare nel quotidiano sia prendere consapevolezza delle diseguaglianze presenti nelle diverse parti del mondo. Nel momento in cui si è più consapevoli, mettere in atto quelle attenzioni e piccoli gesti volti alla riduzione dello spreco di acqua sarà molto più semplice e spontaneo. A livello di stato penso dovrebbe essere implementata l'educazione e l'informazione, al fine di aumentare la presa di coscienza generale rispetto all'ambiente e i problemi che bisogna affrontare con urgenza. Dovrebbero poi essere intraprese azioni a livello globale anche con gli altri stati per poter abbattere le disuguaglianze e permettere i diritti di base a tutta la popolazione mondiale.


Quanto ti ha influenzato l'esperienza nel 2014 in Cina con Intercultura e il tuo percorso come volontaria?
L'esperienza in Cina mi ha influenzato in passato, mi influenza ancora adesso e mi influenzerà in futuro: questo è ciò per cui sono più grata. Mi ha infatti aperto la mente, aiutata a vedere il mondo in un'altra prospettiva e fatto capire che non sempre quello che per me è giusto, sia giusto anche per gli altri. Sicuramente mi ha dato degli strumenti che sto utilizzando qui e mi ha aiutato a diventare la persona che sono ora. Scegliere di essere volontaria è stato poi naturale, un modo per continuare l'esperienza attraverso le ragazze e i ragazzi sia in partenza che in arrivo. Sono infatti tuttora volontaria, anche se da distanza, e non vedo l'ora di tornare in Italia per poter riprendere in presenza.


Cosa diresti alle ragazze e ai ragazzi che sono in procinto di partire?
Innanzitutto complimenti, già solo il fatto di esservi messi in gioco e aver deciso di intraprendere questa esperienza! Ora che state per partire, siate propositivi, curiosi, aperti. Non date nulla per scontato, imparate e conoscete. Seguite i consigli dei volontari, ma soprattutto divertitevi e vivetela al massimo!

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