Il custode dei castagneti

Intervista a Marco Bozzolo

imprenditore agricolo, partito per gli USA nel 2007

Questa è una delle 17 interviste a ex partecipanti ai programmi di Intercultura che attualmente si occupano di progetti "sostenibili" che rispondono agli obiettivi proposti dalle Nazioni Unite con l'Agenda 2030. Intercultura ha aderito all'Alleanza Italiano per lo sviluppo Sostenibile (ASVIS), l'iniziativa nata per far crescere nella società italiana la consapevolezza dell'importanza dell'Agenda globale per lo sviluppo sostenibile.

Obiettivo 15 - La vita sulla Terra. Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità.


Intervista a Marco Bozzolo, 30 anni, imprenditore agricolo titolare dell’omonima azienda di castanicoltura a Viola (CN). Dopo l’esperienza all’estero negli Stati Uniti nel 2007-2008, si laurea in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo a Siena con un focus sul turismo enogastronomico nelle aree cosiddette marginali.


Ha vinto il Premio nazionale Bandiera Verde Agricoltura, un’iniziativa annuale promossa da CiaAgricoltori Italiani per valorizzare chi si è particolarmente distinto in azioni e politiche svolte a favore dell’agricoltura, dell’ambiente e dello sviluppo territoriale, nonché in progetti didattici mirati a una migliore conoscenza della storia e dell’economia delle aree rurali.





Caro Marco, analizzando l’obiettivo 15 dell’Agenda 2030, ovvero quello che si occupa di promuovere un uso sostenibile degli ecosistemi arrestando la perdita della biodiversità, abbiamo pensato a te come nostro testimonial interculturale.

Mi fa molto piacere e mi rende orgoglioso perché nonostante siano passati tanti anni dalla mia esperienza all’estero continuo a sentirmi legato alla grande famiglia di Intercultura. Effettivamente porto avanti questo obiettivo 15 nel quotidiano, coniugando nella pratica il senso di fare “buona” agricoltura che non significa solo coltivare i campi, ma anche tutelare l’ambiente, la storia e l’economia rurale del territorio.

Come è nata l'idea di dedicarti alla terra?
Sono nato in una famiglia con origini contadine e sin da bambino sono cresciuto tra i castagneti. Il nostro territorio, come molti altri nelle aree montane, negli ultimi decenni ha subito un spopolamento e un abbandono delle coltivazioni. Basti pensare che dei 200 mila ettari di castagneto censiti nel dopoguerra in Piemonte oggi ne sono coltivati soltanto più 10 mila. Abbiamo un patrimonio colturale e culturale di secoli di lavoro dei nostri nonni che, senza le dovute cure, rischia seriamente di scomparire nel giro di pochi anni. Mi sembrava triste pensare che un percorso portato avanti da generazioni e generazioni di famiglia finisse per colpa della mia e pertanto ho deciso di mettermi in gioco per restituire qualcosa a un territorio e una comunità che tanto mi ha dato da bambino.

Pochi sono i giovani che scelgono di rimanere nei piccoli paesi in montagna, ancora meno quelli che tornano. Quali sono stati i passi più importanti che ti hanno portato fino qui?
Durante l’Università mi sono reso conto del grande potenziale del castagno e delle nostre valli incontaminate. Ho avuto la fortuna che in famiglia prima mio nonno e poi mio padre e mio zio (nonostante avessero un’altra attività lavorativa), hanno continuato a gestire castagneti e a custodire la tradizione dell'antico processo di essiccazione delle castagne.

Nel 2016 ho fatto l’insediamento in agricoltura e ho deciso di puntare tutto sulla trasformazione, sulla vendita diretta e sul ruolo turistico che possono avere i castagneti secolari. Oggi ospitiamo nel “Borgo delle Castagne” di Viola Castello centinaia di turisti all’anno, abbiamo una decina di rivendite nelle città del Nord Italia e, grazie al negozio online, vendiamo i nostri prodotti trasformati a base di castagne in tutta Italia e all’estero. La soddisfazione più grande oggi è quella di aver dimostrato che è possibile gestire, con successo, un’azienda in zone marginali con tutte le difficoltà - tecniche e logistiche - che ciò comporta. Il nostro merito è quello di aver tenuto viva, rinnovando, una tradizione.

Nel 2007/2008 sei volato negli Stati Uniti con la borsa di studio del Banco Azzoaglio. Quanto ti ha influenzato l’esperienza con Intercultura?
La lezione più importante che ho imparato è stata riuscire a gestire la paura: quando mi trovo davanti a un ostacolo riecheggiano nella mia mente quei momenti in cui mi sembrava così difficile inserirmi in un contesto sociale tanto diverso. Adattandomi a un’altra cultura ho imparato a razionalizzare i miei comportamenti. Sarò grato a vita al Banco Azzoaglio, a Intercultura e alla mia famiglia americana con la quale continuo a essere in contatto e vado a trovare spesso perché per me il Texas è una seconda casa.

La forza di Intercultura è la rete, il creare collegamenti e storie che possono cambiare il mondo. Tu, nel tuo piccolo, stai facendo molto per collegare tante realtà locali e non solo.
Il fenomeno dei “nuovi montanari” sta assumendo una qualità non più trascurabile, anche se statisticamente ancora debole. La maggior parte di loro non ci va in vacanza. Semina, produce e raccoglie, alleva animali, avvia imprese, trasferisce competenze acquisite in città (con la quale continua a intessere stretti rapporti) e le mescola con i saperi che trova in montagna. Né nostalgici né rassegnati, ma anzi innovativi e ottimisti, sperimentano forme di mutuo soccorso e cooperative, si impegnano per la tutela dei paesaggi e degli equilibri idrologici, fanno manutenzione ed evitano i processi di inselvatichimento.


Cosa diresti alle ragazze e ai ragazzi che devono decidere di iscriversi al concorso di Intercultura?
Di mettere da parte le paure, anche se legittime, perché non possono che fare scelta migliore per il loro futuro!

Intervista a Marco Bozzolo

imprenditore agricolo, partito per gli USA nel 2007

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