Trovai i miei limiti, ma non i miei confini
Claudia
Da Treviglio in Austria per sei mesi
Esistono diversi tipi di confine: il confine tra due culture, quello da non superare durante una conversazione, quello che ti dice quando ridere, scherzare, fino a che punto prendere in giro...
Alcuni confini sono utili, poiché ti impongono dove fermarti, come rapportarti con gli altri, come vivere in società. Tu sei lì, dietro quella linea, al sicuro, barricato nelle tue certezze, ma arriva un momento nelle tua vita in cui sei costretto a saltare.
Avevo il naso incollato al finestrino già da tre o quattro fermate. Spostavo lo sguardo dagli alberi, che sfrecciavano al confine coi binari, al foglio appoggiato sulle mie gambe, su cui svettava la foto di quattro persone: Thomas, Ruth, Laura e Lukas... la famiglia Bischof. Conoscevo i loro nomi, il giorno del loro compleanno, le loro facce e poco altro. Sapevo che li avrei conosciuti meglio col tempo, ma ciò non toglie che fossi terribilmente nervosa... ed eccitata.
Dopo due giorni e otto ore circa dal mio arrivo in Austria, il treno interregionale Vienna-Graz si fermò alla stazione centrale di Graz e io, sempre col naso incollato al finestrino, riuscii a leggere un cartello con scritto: "Willkommen Claudia" (Benvenuta Claudia). Ad aspettarmi sulla banchina c'erano il mio papà e la mia mamma ospitante, insieme con la mia "nuova" sorella che teneva sollevato il cartellone per farsi notare.
Ero come in una bolla. Potevo fingere una vita parallela per poi rifugiarmi nei miei sogni. Oppure potevo saltare, vivere questa realtà senza sapere con certezza dove mi avrebbe portatoSono cominciati così i miei cinque mesi di soggiorno all'estero: un'esperienza che mi ha cambiata profondamente, aprendomi la mente e il cuore. Vivere costantemente a contatto con un'altra cultura, diversa dalla tua, ti porta indubbiamente a mettere in discussione tutto ciò che sei, a porti domande, fare confronti e ti fa sviluppare una curiosità sconfinata verso qualsiasi cosa. Cominci a notare i dettagli, le sfumature, gli atteggiamenti, il modo di porsi, di rispondere, di muovere le mani. Poi, il passo successivo è guardare indietro a chi sei e non puoi fare altro che chiederti "perché?".
La mattina del mio primo giorno di scuola, scendevo lungo la strada che mi avrebbe portata alla fermata dell'autobus, tentando di non inciampare ogni due passi, dato che il sole non era ancora sorto e il cielo era buio. Guardai l'ora e comincia a rimpiangere la mia bicicletta e la sveglia alle sette (e non alle cinque del mattino!).
Quando entrai in classe, con Laura (mia sorella austriaca), per un attimo vidi Michela, Giosuè ed Elisa chiacchierare in un angolo, Matteo sproloquiare con Gioele e le ragazze tirare fuori i primi libri dello zaino. Poi, però, sbattei le palpebre e la classica (antiquata) lavagna nera della mia scuola italiana, divenne bianca e tutti quei volti noti divennero perfetti sconosciuti.
Ero come in una bolla. Potevo fingere una vita parallela per poi rifugiarmi nei miei sogni , barricarmi dietro di essi, vivere dei ricordi di una vita "interrotta" scandita da persone che avevo lasciato dall'altra parte, oltre il confine. Oppure potevo saltare, vivere questa realtà senza sapere con certezza dove mi avrebbe portato. Chiusi gli occhi, buttai fuori l'aria e feci scoppiare la bolla.
A volte la vita ti mette davanti la scelta se saltare o meno. Tu non pensarci: salta.
Non sono stata sempre contenta della mia scelta. Nei cinque mesi che ho trascorso lontano da casa ho dovuto imparare a non prendermela per i pasti consumati in solitudine, a sopravvivere senza abbracci, a "prendere le figuracce con filosofia", a fare tesoro del più piccolo gesto, poiché non era scontato. Intorno a dicembre, però, sono riuscita a liberarmi della nostalgia, fedele compagna dei "momenti bui", e da lì a creare relazioni vere e solide.
La parte più difficile è tornare: ti ritrovi con in mano i brandelli di una vita passata e il filo di un'esperienza che ti ha segnato. Vorresti solo ricucirli insieme, ma il tempo è trascorso, tu sei cambiato e le maglie non coincidono. Ti senti un libro aperto circondato da analfabeti, ed allora per farti capire sei costretto a cambiare le parole con disegni. Abbandoni un pezzo di filo, perdi qualche parola e la tua vita riprende, ma tu continuerai a sentirti diviso tra due mondi che custodiscono una parte di te.
Come dicevo all’inizio, esistono diversi tipi di confine. A volte la vita ti mette davanti la scelta se saltare o meno. Tu non pensarci: salta.
Claudia
Da Treviglio in Austria per sei mesi