Un mese in Danimarca
Andrea
da Varese in Danimarca per un anno
Grazie a una borsa di studio ho avuto l’opportunità di trascorrere un mese nel paese più felice del mondo: la Danimarca. In questo periodo, la Danimarca mi ha dato l’opportunità di sentirmi bene: tornare a viaggiare, divertirsi in modo spensierato e essere davvero libero da tutto ciò che è monotono. Prima di raccontare la mia esperienza, però, ci tengo a ringraziare tutti i miei compagni di viaggio, senza di loro, non sarebbe stata la stessa cosa, vi voglio bene ragazzi.
La mia avventura inizia il 2 agosto 2021, alle 2.00 del mattino io e un’altra quarantina di sconosciuti siamo fermi e infreddoliti davanti al Gate N.3 dell’aeroporto di Linate, a Milano. Una volta fatto l’appello e raggiunto il Terminal, grazie ai favolosi volontari di Intercultura, ci viene specificato che non andremo tutti nello stesso posto, infatti circa un terzo delle persone presenti, erano diretti a Dublino. Nel giro di pochi secondi tutti quanti stavano parlando per sapere chi sarebbero stati i propri compagni per il mese successivo, ma io no, io ero troppo timido e stanco.
In poco meno di una decina di ore, dopo essere sopravvissuti a due voli piuttosto turbolenti, atterriamo all’aeroporto di Aalborg, dove ci aspettavano i responsabili del nostro gruppo, che avrebbero iniziato a fare la nostra conoscenza nelle due ore di pullman che ci attendevano.
Una volta arrivati al Ranum Efterskole College, ero stupito di quanto la terra danese infondesse tranquillità e calma fin da subito. A primo impatto con noi si dimostrarono tutti molto gentili e disponibili, mettendo subito in chiaro, la fondamentale importanza del rispetto delle regole e della disciplina. I nostri ‘Teacher’ (così li chiameremo durante tutto il mese) ci illustrarono fin da subito gli orari delle giornate e la suddivisione settimanale del nostro programma.
La prima settimana era quella che serviva ad ambientarsi nel territorio e imparare le strade all’interno del paesino di Ranum. Mi ricordo quei sette giorni di completa immersione nella natura e nella socialità, come qualcosa di molto speciale: abbiamo avuto l’occasione di fare canottaggio, nuotare nel lago, esplorare paesaggi che è difficile vedere da altre parti.In questo periodo ho iniziato a prendere confidenza con quelli che ora reputo amici veri e insostituibili, che vivono dispersi per tutta Italia. Eravamo una ventina adolescenti italiani, tre tedeschi e quattro argentini che avevano un intero college tutto per loro.
La seconda settimana, invece, è quella che mi ha donato più esperienze e che mi porterò dietro per sempre. Partiamo per Copenaghen: una città magica, che si porta l’inverno nell’anima, nonostante fossimo in pieno agosto. Non mi dimenticherò mai quella città che mi ha catapultato a metà dicembre, non per il clima, o per qualche particolare fattore fisico, quanto per il mood gelido ma gioviale che trasmetteva. Abbiamo visitato monumenti come la round tower, la Copenhagen Opera House, i giardini di Tivoli, e la statua della Sirenetta. Ci è stata anche proposta una giornata intera al luna park più vecchio d’Europa: il Tivoli Luna Park, che era letteralmente a trecento metri dal nostro hotel.
Dopo una settimana di totale svago e spensieratezza, era ora di tornare a Ranum, al college, perché già da qualche giorno, mentre noi alloggiavamo nella capitale, gli studenti danesi avevano iniziato ufficialmente il loro anno scolastico.
Nelle ultime due settimane le giornate, che venivano scandite tra lezioni, attività sportive, ludiche, eventi speciali e tempo libero, sembrava non passassero mai. Non fraintendetemi, la quotidianità non era pesante, anzi, la scuola era molto meno stressante di quella italiana, la sensazione era quella di vivere così da sempre, di fare parte di un bellissimo meccanismo ben rodato che molto raramente presenta errori.
A piccoli passi, però, ci stiamo avvicinando al 28 agosto, il giorno del ritorno, 24 ore prima del mio compleanno, un momento a cui nessuno di noi pensava, che all’inizio sembrava tanto lontano, di cui nessuno di noi parlava… forse era un modo per esorcizzare la tristezza o forse, semplicemente, il tempo era passato troppo in fretta.
Dopo una settimana di totale svago e spensieratezza, era ora di tornare a Ranum, al college, perché già da qualche giorno, mentre noi alloggiavamo nella capitale, gli studenti danesi avevano iniziato ufficialmente il loro anno scolastico.
Una volta arrivati ci ritroviamo in un ambiente totalmente diverso: quello che noi consideriamo il nostro college, era pieno di persone che camminavano avanti e indietro con zaini e libri. Mentre siamo ancora un po’ confusi, il nostro gruppo viene riunito nell’aula magna del college, in cui ci viene descritta la vita del collegiale danese, ci vengono illustrate le materie scolastiche, le attività pomeridiane,e ci viene comunicato che il nostro gruppo sarà diviso nelle varie casate del college (io capitai alla ‘Kærhus’, la casa dell’amore), ma nessuno di noi si perderà di vista.
Nelle ultime due settimane le giornate, che venivano scandite tra lezioni, attività sportive, ludiche, eventi speciali e tempo libero, sembrava non passassero mai. Non fraintendetemi, la quotidianità non era pesante, anzi, la scuola era molto meno stressante di quella italiana, la sensazione era quella di vivere così da sempre, di fare parte di un bellissimo meccanismo ben rodato che molto raramente presenta errori.
A piccoli passi, però, ci stiamo avvicinando al 28 agosto, il giorno del ritorno, 24 ore prima del mio compleanno, un momento a cui nessuno di noi pensava, che all’inizio sembrava tanto lontano, di cui nessuno di noi parlava… forse era un modo per esorcizzare la tristezza o forse, semplicemente, il tempo era passato troppo in fretta.
Voglio sintetizzare questo mese in Danimarca con la parola ‘Hygge’, un termine danese che non ha una traduzione letterale in italiano, il cui significato è riconducibile semplicemente alla sensazione di quando stai bene, con te stesso e con le persone a cui vuoi bene.
Andrea
da Varese in Danimarca per un anno